Se ne sta in basso nelle classifiche di gradimento secondo l’ultima rilevazione di Swg. Ma Nello Musumeci, presidente della Regione, è il politico siciliano con il maggior seguito sui social. Non serve un’analisi scientifica per capire che c’è grande curiosità attorno alle mosse del governatore, reduce da un paio d’anni di delusioni statistiche (prima di Swg anche un sondaggio del Sole 24 Ore lo aveva relegato in fondo). Su Facebook Musumeci ha quasi 90 mila seguaci. Nulla che vedere con l’amico Matteo Salvini, di cui il governatore non condivide né toni e né modi (ma l’appartenenza politica al centrodestra, quella sì).

Quella di Musumeci e del suo staff è una comunicazione istituzionale e composta. Pochi eventi di partito e pochissimo tifo. Divulgazione allo stato puro dell’azione del governo siciliano. Niente fronzoli. D’altronde Musumeci lo ha anche detto in aula: “Noi non facciamo politica sui social”. I social sono, però, la cassa di risonanza di un’azione che altrimenti resterebbe confinata ai comunicati stampa di palazzo d’Orleans, e ai giornali sempre più in difficoltà. Sul digitale la Regione ha fatto passi da gigante. Il suo portale web, secondo le rilevazioni di Alexa (società del gruppo Amazon che si occupa di traffico in rete), occupa il secondo posto nella classifica relativa alla comunicazione delle Regioni italiane, alle spalle della Lombardia (per inciso, va forte pure il sito dell’Ars). “Abbiamo colmato una ‘sete’ di informazione istituzionale” ha commentato Musumeci, dopo aver appreso che sul portale della Regione, a settembre, erano transitati oltre 243 mila visitatori.

Tornando ai social, Musumeci non manca di “postare” gli interventi a trasmissioni e tg, le partecipazioni a dibattiti e convegni, tutte le inaugurazioni che per un presidente di Regione sono il pane quotidiano. Gli incontri, anche i più boriosi, che testimoniano un impegno a 360°. Ma di recente sono finiti su Facebook anche gli scatti d’ira all’Assemblea regionale: i più celebri sono quelli consumati al termine del dibattito sulla questione finanziaria (con l’accusa a Miccichè di non saper gestire l’aula), e dopo la bocciatura dell’articolo 1 sulla legge sui rifiuti (e il costante riferimento all’etica del presidente dell’Antimafia Claudio Fava). Sulla scorta di quanto era successo giorni prima a Giorgia Meloni – con la quale l’unico collegamento attuale è la presenza virale su Youtube – lo sfogo del governatore si è ritagliato un mercato sulle piattaforme streaming col tormentone rabbioso remixato. Non ha avuto bisogno, come Salvini, di TikTok per far breccia nei millennials.

Ma Facebook è anche il canale da cui Musumeci, ogni tanto, inveisce. Il 19 giugno 2018, definendo l’Esa “l’ultimo carrozzone della Prima Repubblica”, se la prese coi deputati, che sono spesso il suo bersaglio preferito: “Se non facciamo le riforma ce ne andiamo tutti a casa”. Toni un po’ più moderati, ma quasi di sfottò, otto mesi fa. Quando il Ministero dell’Ambiente stoppò il piano dei rifiuti “un po’ sgrammaticato” del governo, Musumeci ribaltò la prospettiva facendo leva sull’indicazione, da parte degli uffici, di far realizzare due inceneritori in Sicilia. Ma come, i grillini che parlano di inceneritori?

Facebook come valvola di sfogo. Un modo per mettere alla berlina l’avversario. Ma non è questo il caso degli assessori della giunta regionale. Che, diciamolo chiaramente, a parte qualche caso isolato, non garantiscono sempre grandi spunti attraverso la comunicazione social. Sono piatti, non interagiscono, e non fanno sognare (anche qui Musumeci era stato chiaro: “Noi i siciliani non vogliamo farli sognare. Ci hanno già pensato i politici degli ultimi trent’anni”). Così testa bassa e pedalare. Chi merita una menzione speciale, fra gli undici componenti dell’esecutivo, è senza timore di smentita l’assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone. Uno che va in giro per cantieri, si sporca le mani, incontra gli operai. E si arrabbia per le lungaggini. Un maestro che fa rigare dritto i suoi alunni, di cui viene apprezzata la spontaneità e il carattere. La sua pagina Facebook raduna oltre 7.500 fan, ed è un cumulo di sopralluoghi, attività ispettive, elmetti sulla testa. Dà la sensazione di esserci e di parlare chiaro. La mobilità siciliana – va da sé – favorisce un approccio di questo tipo.

Un altro che porta a casa la “pagnotta digitale” è l’assessore all’Agricoltura Edy Bandiera, che utilizza foto e rassegna stampa, valorizzando il suo lavoro in un settore martoriato dalla crisi. E, a differenza di tanti altri, si confronta con gli interlocutori, persino con quelli che lo beccano. Un punto a favore. Tra i suoi colleghi, uno tra i più seguiti è Roberto Lagalla, Istruzione e Formazione professionale, con oltre 13 mila like. Se la cava Toto Cordaro, che sembra aver partorito una scelta: utilizzare la “pagina fan” (oggi ancora piena di foto e manifesti elettorali di Saverio Romano) in prossimità delle campagne elettorali, e concentrare sul profilo le news sulla propria attività quotidiana. Con uno stile sobrio e qualche picco d’entusiasmo: necessario a scaldare la platea su temi – territorio e ambiente – che spesso si rivelano di nicchia.

Bazzica poco dalle parti di Facebook l’assessore alla Famiglia Antonio Scavone, mentre dimostra di essere alle prime armi Alberto Pierobon, il veneto trapiantato nell’esecutivo regionale, i cui temi non si prestano esattamente a una comunicazione briosa. Ha provato a invertire la tendenza qualche giorno fa, pubblicando le “undici bufale sulla riforma dei rifiuti” e chiedendo ai suoi contatti (pochini: sono appena un migliaio) di condividere il più possibile. Cresce, invece, nei trend Ruggero Razza. L’assessore alla Salute è il più seguito dopo Musumeci, con 17 mila like: il suo è un puntuale rendiconto dell’attività istituzionale, farcita da qualche riflessione politica che non guasta mai.

Ma il profilo più scoppiettante in assoluto è quello di Gaetano Armao. Sorprende l’immenso spazio dedicato alle competenze: da avvocato del suo studio Legale, Armao diventa in poche righe vice-presidente della Regione, presidente del gruppo interregionale delle regioni insulari presso il Cor (il Comitato europeo delle Regioni), componente per la Sicilia della commissione Stato-Regioni, e via discorrendo. Terminate le informazioni sul professionista, ecco le decine di post che rendicontano il suo operato a Palermo, ma soprattutto lontano da Palermo. Il 27 novembre era presente a Roma, al Consiglio di Stato, per salutare un amico che terminava il proprio impegno accademico; al comitato delle Regioni di Bruxelles, in commissione #SEDEC, dove si è approvato un parere per il contrasto all’emigrazione intellettuale; e a Venezia, dove ha preso parte alla commissione sul digitale della Conferenza delle Regioni. Tanta carne al fuoco. Così tanta che – come evidenziato di recente da Live Sicilia – nei due anni di governo Musumeci, il vicepresidente è uno di quelli che usufruisce maggiormente delle missioni, assieme a Bandiera e Turano. Fumo o arrosto? Si vedrà. Intanto si è spinto fino in Corsica.

A proposito di Mimmo Turano: tra un annuncio di nuovi investimenti per il settore del commercio e post di sostegno all’operato del governo, c’è una chicca che risale al 30 agosto scorso, durante le prove d’alleanza fra Pd e Cinque Stelle al governo nazionale. Un video tutto da ridere. Un pizzico d’ironia fa bene anche alla politica.