Sono passati 2.850 giorni, una vita, da quando Fratelli d’Italia – il partito degli scandali – s’è preso il turismo in Sicilia. Risale al 30 settembre 2017, infatti, la nomina del primo assessore patriota in via Notarbartolo: trattasi di Sandro Pappalardo, originario di Tolmezzo (Friuli), altra caratura rispetto a chi verrà dopo. Oggi, dopo il passaggio all’Enit (Ente Nazionale del Turismo), è presidente di Ita Airways. Ha volato alto. Molto più di certi personaggi che l’hanno prima rimpiazzato, poi archiviato, mettendo in campo il peggio che la politica potesse offrire: le clientele.
Della “corrente turistica” di Fratelli d’Italia – una sorta di ambizione nazionale sfociata nel controllo di tutti gli assessorati regionali al Turismo – la gamba “catanese” è stata la più resistente. Almeno fino all’altro ieri, giorno delle dimissioni di Manlio Messina dal gruppo parlamentare a Montecitorio. Quello del Balilla, nonostante il riferimento al gabbiano Jonathan Livingston, è stato un crollo verticale. Il 5 luglio 2019 viene nominato assessore da Musumeci, sei anni dopo la sua avventura è finita. Forse del tutto. “Una morte onesta è migliore di una vita vergognosa”, queste le parole d’addio sulle note di Tacito. Ma del perché non si saprà mai (“È una scelta ponderata – dice – So che dovrei darvi una spiegazione, ma so anche che saprete perdonarvi se non lo farò”). Teniamoci il mistero. Anche se, ovviamente, qualcosa potrebbe emergere dal processo – semmai i magistrati di Palermo ritenessero di celebrarlo – che coinvolge le altre punte di diamante di FdI: Gaetano Galvagno ed Elvira Amata.
Ormai Messina è un ex, innamorato, ma pur sempre un ex. Ed è quello che ha instillato, con un paio di iniziative borderline, i dubbi dei magistrati. Prima con Cannes, grazie a un link di collegamento speciale con Absolute Blue: la “key account” Sabrina De Capitani, che si vanterà di averlo reso famoso, una celebrità. Poi con SeeSicily, la poderosa campagna da 75 milioni per regalare alle strutture ricettive una speranza dopo la pandemia. Anche quella annacquata da una gestione disinvolta dei fondi pubblici: quasi 24 milioni spesi in comunicazione e il taglio dei finanziamenti da parte della Commissione europea.
È stata Cannes – con quella mostra che una società del Lussemburgo pensava di poter riproporre in esclusiva, senza alcun bando – a dare spago all’inchiesta della Procura di Palermo. Un’inchiesta che ha travolto tutti. A Patrick Nassogne sono andati bei soldini per le edizioni 2021 e 2022, mentre nel 2023 Schifani – fiutato il pericolo – ha ritirato il provvedimento in autotutela, evitando che altri 4 milioni finissero nelle casse di una società, senza certificato antimafia, per l’organizzazione di uno shooting fotografico. La corrente turistica di Fratelli d’Italia, nel frattempo, ha trovato il modo di rigenerarsi: coi grandi festival (dalle Celebrazioni Belliniane al Jazz Festival) che diventavano occasione per spartire consulenze e attività publiredazionali; fino alle mancette per imprenditori in odor di beneficenza, cui bastava un contributo una tantum (meglio se oneroso), per farsi amico il politico di turno, e ricambiare coi fiocchi (magari con un contratto d’affitto calmierato per il nipote dell’assessore, o con una consulenza ben pagata per la portavoce tuttofare).
La corrente turistica ha declinato le peggiori pratiche fino a renderle normali. E per una bella fetta di questa legislatura, con Schifani al governo, nessuno si è più sorpreso per i contributi alle associazioni o ai comuni, nonostante la Tabella H non ci fosse da tempo e il principio dell’accessibilità e del merito venissero calpestati. È andata bene finché il poco onorevole Carlo Auteri non decidesse di dirottare 700 mila euro di contributi pubblici – i conti li ha fatti la trasmissione di La7, Piazza Pulita – alle associazioni intestate alla madre e alla moglie. Lì è scoppiato il bubbone: uno degli allievi prediletti di Manlio, dopo un lungo tira e molla, s’è fatto da parte e si è accasato alla Dc. Messina, invece, ha fatto il primo passo: dimettersi da vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dopo uno scontro con Giovanni Donzelli.
Neppure Gaetano Galvagno è riuscito a mettersi in salvo. Anzi. Utilizzava l’auto blu di Palazzo dei Normanni, riservata – da regolamento – alle “esigenze di rappresentanza e di servizio proprie, del Gabinetto e della segreteria particolare”, per andare a ritirare il kebab o dare uno strappo alle amiche. Il potente presidente dell’Ars, la giovane copia di La Russa (s’è persino inventato il concerto di Natale all’Ars con la Ricciarelli), è il gestore delle leggi finanziarie. Che non si decidono più in commissione Bilancio, ma nella Torre Pisana, sede della presidenza. O più semplicemente con una telefonata per stabilire la spartizione scientifica dei contributi tra deputati di maggioranza e opposizione (le famigerate pratiche diventate norma). Galvagno, che La Russa avrebbe finito per proporre al posto di Schifani (la “califfa” De Capitani si era già mossa), costituisce l’altro asset fondamentale della corrente turistica naufragata. Capitan Futuro.
In pochi si sono salvati dalla valanga. Uno di questi è Raffaele Stancanelli, che i “giovani turchi” del partito hanno osteggiato per aver detto poche ma sentite verità sull’inutile governo di Musumeci: nell’estate 2022 l’ex sindaco di Catania sembrava fosse l’unica soluzione per succedere al Pizzo Magico, ormai tagliato fuori dall’ipotesi di bis; ma La Russa preferì affondarlo, sebbene la coalizione fosse disposta a fare sintesi su di lui. Stancanelli se n’è andato con Salvini e ha ottenuto la conferma all’Europarlamento di Strasburgo.
L’altro ad essersi defilato in tempo è proprio Musumeci, al quale il partito – dopo il tentativo paludoso di Diventerà Bellissima e la bocciatura degli alleati – ha consegnato un biglietto di sola andata per Roma, dove ricopre tuttora l’incarico di ministro. La corrente turistica ha imperversato durante il suo governo, ma lui ha lasciato fare. A chi gli chiese un commento sulle vicende puzzolenti di Cannes – era il 14 gennaio 2023 – lui rispose senza scomporsi: “Esprimo fiducia nell’operato dell’assessore Manlio Messina che ha fatto parte del mio governo regionale. Parlo solo delle cose che appartengono alla mia gestione. Il governo ha dato un obiettivo che è quello di promuovere la Sicilia in tutte le più prestigiose sedi nazionali e internazionali. È stato fatto a Cannes. È stato fatto con un notevole ritorno di immagine. Questa è la politica”. Sul ritorno d’immagine, col senno di poi, ci sarebbe da ridire. Ma anche in politica, come nella vita, si distinguono i pavidi e i coraggiosi.
Ultimo inciso: tra gli allievi di Messina hanno preso direzioni diverse Paolo Francesco Scarpinato ed Elvira Amata. Il primo, allontanato dal Turismo per non aver saputo gestire le conseguenze del caso Cannes – scoppiato quando era assessore – ha limitato i danni ai Beni culturali; l’altra, invece, si dimena tuttora fra i probiviri di FdI, i magistrati di Palermo e le sagre da sponsorizzare. Ma anche il suo futuro, come quello della corrente turistica, è segnato: il declino dei “giovani turchi” – catanesi e paternesi – è cominciato a Montecitorio. E, nonostante ‘Gnazio, pare inarrestabile.