Nella Repubblica marinara di Sicilia – tra ponti che si vedono dietro l’angolo e barche cariche di soldi – divampa l’allegria. Le osservazioni della Corte dei Conti su un rendiconto non “conforme alle scritture”? Cancellate. Le irregolarità segnate con matita blu dai giudici contabili? Dimenticate. E’ la festa del perdono. Ammiragli, nocchieri e ufficiali di coperta sono schierati – pettoruti e ginnasticati – sui ponti di comando per intonare inni di gloria a Santa Giorgia dei Miracoli, al “gioco di squadra” e all’emendamento chiamato “Salva Sicilia”: una norma, infilata nella manovra di fine anno, che salvando i destini dell’Isola, così si spera, salva pure la faccia di Nello Musumeci e di quell’assessore al Bilancio che per cinque anni ha piritolleggiato tra Roma e Palermo impastando bluff e giochi d’azzardo. Scurdammoce ‘o passato, in alto i calici. Cin cin.