Le battute al Teatro Antico di Taormina, alla serata di gala di Taobuk, hanno finito per allontanare Nello Musumeci (fischiato!) dalla ricandidatura alla Regione. Ficarra e Picone, però, con la politica ci hanno presi gusto. Tanto da rilasciare un’intervista sul tema della campagna elettorale ad Antonello Caporale, collega del Fatto quotidiano: “La campagna elettorale è come Sanremo – argomenta Picone -. Sanremo è Sanremo, nessuno può permettersi di cambiarlo. Io resto sempre molto colpito dalla campagna elettorale. E coinvolto. Non me ne perdo una puntata”. L’analisi, tra il serio e il faceto, si sposta su Renzi e Calenda: “Certamente fanno ridere, a volte anche parecchio, non ho capito chi guida e chi fa il passeggero. Ma è un duo in forte crescita di risate”. Anche se Ficarra punta sempre su Berlusconi dopo lo sbarco su TikTok: “Sta facendosi crescere i capelli. Ha capito che a Forza Italia manca un volto femminile performante. E lui può, con una punta di rossetto, fare anche la prima donna”.

A Giorgia Meloni, poi, Picone riconosce altre qualità: “C’è una grande somiglianza artistica, nel senso che a volte mi sembra Laura Pausini. La Pausini ha iniziato a cantare in Italia ma poi è esplosa nei paesi di lingua spagnola”. Ficarra gli fa il verso: “Ce la ritroviamo premier a Madrid in men che non si dica”. Ma la politica è anche illusionismo. Ficarra: “So già che mi accuseranno di negazionismo” ma “secondo me Draghi non esiste e non è mai esistito. E’ tutto spirito, non corpo”. Picone: “Non vorrei essere io negazionista, ma penso che in Italia gli ospedali non esistano. Ci sforziamo di credere agli stolti che indicano col dito il pronto soccorso e si perdono la luna in corsia”.

Salvini, invece, “mi pare tale e quale a Cassano”, riflette Ficarra. “Si incaponiva nei dribbling e perdeva palla. Talento evaporato”. Ma anche Giuseppe Conte, secondo Picone, “si domande se esiste o è un avatar”. “Ogni volta che il Sole si alza c’è un uomo che si guarda allo specchio, si dà un buffetto sulle guance e dice: ma chi me lo doveva dire?”. Era lui, Giuseppi.