Fuoco amico su Razza

L'assessore alla Salute, Ruggero Razza, e il presidente Nello Musumeci, hanno fatto squadra dall'inizio della legislatura

La messinscena di ieri a palazzo dei Normanni, ad opera degli ex grillini Angela Foti e Sergio Tancredi, si è rivelata inutile e per certi versi patetica. Dopo le roboanti interviste concesse alla stampa, la Foti – che è anche vicepresidente dell’Ars – si è presentata regolarmente in aula. L’unica maniera per farlo, ovviamente, era l’esibizione del Green Pass. La dimostrazione, quindi, è durata lo spazio di qualche scatto (dei fotografi). Ma non è questo il punto. Al netto dell’esibizionismo folcloristico dei due parlamentari di Attiva Sicilia (l’altro, Matteo Mangiacavallo, aveva promesso di fare lo stesso ma poi s’è messo in congedo), è un dato di fatto che il movimento del governatore Musumeci, con cui Attiva ha “firmato” col sangue un patto di fine legislatura, non riesce a controllare le schegge impazzite di quest’emergenza sanitaria. Un fatto ancora più grave considerato che l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, ha trascorso gli ultimi mesi implorando i siciliani di fare il vaccino (e ha “sponsorizzato” quello del figlioletto di 4 mesi, per dimostrare che la scienza funziona).

Eppure c’è chi approfitta di questa lenta uscita dall’agonia (un anno e mezzo d’emergenza e non sentirla) per seminare ulteriore incertezza lungo il percorso. Ci aveva provato il prode Manlio Messina, assessore al Turismo, che nel pieno dell’estate – con un’uscita fuori luogo sui social – aveva messo in discussione il valore dei vaccini per i minorenni (dichiarando che non avrebbe fatto immunizzare i suoi figli), e oggi, dopo aver denunciato una tangente da 50 mila euro, viene chiamato dalle grandi tv nazionali per parlare di cosa? Beh, dei vaccini (è successo a Mattino Cinque). Lo stesso Messina aveva aspramente contestato l’introduzione del Green pass da parte del governo centrale – di cui il suo partito, Fratelli d’Italia – non fa parte, e manifestato le proprie perplessità di fronte alla pubblicazione di un’ordinanza del presidente della Regione che alla vigilia di Ferragosto aveva scelto di rendere obbligatorio l’uso del ‘certificato verde’ all’interno degli uffici pubblici su tutto il territorio siciliano. Quella soluzione è abortita nel giro di poche ore: non tanto (e non solo) per la resistenza di alcuni partiti, fra cui la Lega, ma anche per i dubbi sollevati dal Garante delle Privacy.

Eppure – anche se in maniera inconsapevole – ha aperto una strada. Quella che settimane dopo avrebbe adottato palazzo Chigi, servendosi di autorevoli pareri scientifici, per ‘regolare’ il traffico negli stadi e nei cinema, nei ristoranti e nei teatri, così come nei luoghi di lavoro. Se Musumeci & soci si sono uniformati alle direttive nazionali, e si sono fatti promotori delle iniziative più disparate per cercare di contenere l’infezione (la Sicilia è rimasta in zona gialla per tutto settembre), alcuni dei suoi alleati si sono mossi controvento, seminando dubbi, instillando perplessità. Fornendo una cornice d’incertezza rispetto alle decisioni assunte dall’organo esecutivo. E’ il caso dello stesso Tancredi, che prima del teatrino di ieri, aveva diffuso sui social interpretazioni rivedibili su Covid e vaccini, arrivando ad accostare il Green pass al tatuaggio impresso sul braccio dei detenuti nei campi di concentramento. Diventerà Bellissima è alleata di questi politici. Che per il 29 ottobre hanno organizzato a palazzo dei Normanni un convegno denominato “Dalla democrazia alla dittatura. Il ruolo della memoria”, a cui parteciperà per un salutino pure l’assessore alla Pubblica istruzione e alla Formazione (ma convinto pro-vax) Roberto Lagalla.

Senza entrare nel merito della questione, e ponendo come assunto la libertà di pensiero, sarebbe stato lecito aspettarsi – da parte del presidente della Regione e dell’assessore alla Salute – una presa di distanza da certi comportamenti o espressioni. Invece, niente (all’assessore Messina è stato richiesto solo un chiarimento sull’uso smodato e anche un po’ volgare dei social network). Diventerà Bellissima, che aspira ad essere “un valore aggiunto per il centrodestra”, non riesce a riportare la discussione nel solco del buonsenso. Chi si avvale di ruoli istituzionali dovrebbe, invece, avere l’unico obiettivo di salvaguardare la salute dei cittadini e caldeggiare il rispetto delle leggi, in un momento in cui la fine del tunnel sembra vicino, ma in cui, più di prima, è necessario restare vigili e cestinare le fake news. Invece gli spifferi negazionisti, le tesi più strampalate, le dimostrazioni più egocentriche, trovano puntualmente spazio. E nessuno osa contraddirle, finendo per consegnarle al dibattito con la stessa legittimità delle “cose serie”.

Una vicenda che ha irritato pure Luca Sammartino, deputato regionale della Lega, alleato (sulla carta) di questo governo regionale, pur provenendo dalla scuderia dei renziani: “Quello che mi chiedo, a prescindere da chi condivide o meno l’utilità di questo mezzo, è: ma se la certificazione viene chiesta a tutti i cittadini per poter lavorare o entrare negli uffici pubblici senza alcun tipo di distinzione, perché dovrebbe essere diverso per noi politici? Questo è ancora più allarmante – ha sottolineato il deputato etneo – se consideriamo che i colleghi in questione fanno parte del gruppo federato al partito che esprime l’assessore regionale alla Sanità. Quello stesso assessore che dovrebbe occuparsi di far rispettare le regole per la tutela della salute pubblica, ma che non riesce neppure a chiedere un minimo di coerenza e senso di responsabilità ai suoi alleati”. La questione deflagra proprio nel giorno in cui la Sicilia apre le prenotazioni per le terze dosi agli over 60. Un tema su cui – è praticamente ovvio – gli “irriducibili” torneranno a manifestare, a stretto giro di posta, ogni genere di perplessità. Sostituendosi alla scienza. Fin quando sarà possibile tollerarli senza redarguirli?

Ultimo accenno politico: Diventerà Bellissima è un movimento che vorrebbe pensare in grande, che invoca per sé il ruolo di “partito di governo”, che detiene le maggiori responsabilità in ambito sanitario. Che intende esprimere il nome del prossimo candidato alla presidenza della Regione: Musumeci (eventualmente) verrà valutato anche per come ha affrontato la pandemia. E certi alleati, a questo livello, potrebbero rivelarsi una zavorra. Fra l’altro era stato l’assessore in persona, Ruggero Razza, a condurre gli ex grillini, fra cui la compagna Elena Pagana, sotto la tenda politica di Musumeci. Erano in cinque, ma sono diventati quattro dopo l’uscita di Valentina Palmeri, che rifiutò il ruolo di “stampella”. Il contratto con Attiva Sicilia, del 22 maggio scorso, voleva conseguire alcuni obiettivi a breve termine: la riforma degli Ipab regionali, la gestione dei rifiuti, dei Consorzi di Bonifica, l’abrogazione della sfiducia consiliare ai sindaci, la modifica della normativa sulla gestione dell’acqua pubblica, l’istituzione di un circuito regionale di finanza complementare. Di quest’elenco di buoni propositi, per il momento, non c’è traccia. Solo fumo e tanta confusione.

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