Da quando sono scattati i controlli sui percettori del reddito di cittadinanza, sono stati smascherati terroristi, mafiosi, assassini, trafficanti, ma anche imprenditori con ville di lusso, professionisti con macchinoni e barconi. Insomma, sono affiorati i soliti vizi e vezzi dei soliti furbetti all’italiana che incassavano i soldi dello Stato facendosi beffe di chi in realtà ne aveva bisogno. Oggi si è scoperto che prendevano il sussidio altre 8 famiglie di mafiosi dell’agrigentino. E tra queste, la moglie di uno dei sicari del giudice Rosario Livatino, quel Gianmarco Avarello che volle fortemente quel delitto, sepolto da sette ergastoli. La signora Avarello aveva omesso questo dettaglio nella dichiarazione con cui chiedeva il reddito. Da maggio prendeva 660 euro al mese. Ora è stata scoperta, dovrà restituire i soldi ed è stata denunciata. La legge è chiara: il reddito non può essere richiesto dai familiari di chi ha subito condanne per gravi delitti. Ecco, la storia di Avarello è un film di morte e di terrore. Ed è uno dei pochi che non si è pentito, né giudiziariamente, e neppure sotto il profilo sociale e umano. Ho raccontato tutto nel libro Cani senza Padrone. (articolo da Facebook)