Otto fermi sono stati eseguiti da carabinieri del Noe, Guardia di finanza e Dia, in diverse province italiane, nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Agrigento sulla governance della Girgenti Acque, l’ente gestore del servizio idrico integrato della provincia della Città dei Templi. I reati ipotizzati dalla Procura, a vario titolo, sono associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione, frode in pubbliche forniture, furto, ricettazione, reati tributari, societari e in materia ambientale. Secondo l’accusa, le indagini avrebbero “permesso di accertare l’esistenza di una associazione a delinquere che operava in seno alla governance della società Girgenti Acque Spa”. “Al vertice del sodalizio criminale – scrive la Procura di Agrigento – l’imprenditore Marco Campione, già presidente del Cda di Girgenti Acque e amministratore di fatto delle società ‘Gruppo Campione'”.

Tra gli 84 indagati dell’inchiesta c’è anche il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, che avrebbe ricevuto dal numero uno di Girgenti Acque, durante la campagna elettorale del 2017, “contributi elettorali, spese di viaggi e soggiorni in violazione a quanto previsto dall’art. 7 comma 2 Legge n. 195/1974, ovvero senza che fosse intervenuta la deliberazione dell’organo societario della Girgenti Acque S.P.A. e senza che i contributi fossero stati regolarmente iscritti nel bilancio della medesima società”. Alle Regionali del 2017 Miccichè ha dichiarato di avere ricevuto 5.000 euro da Girgenti Acque, di cui Campione era presidente del Consiglio di amministrazione, altri 25 mila euro dalla Idrotecnica srl (controllata da Girgenti Acque) e 20.000 dalla Campione Industries spa. Ma solo per quest’ultima sarebbe arrivato l’ok da parte dell’organismo societario (passaggio previsto per legge). Indagato pure il deputato ex FI (oggi Italia Viva) Francesco Scoma, anche lui presunto destinatario di contributi elettorali e spese di viaggi e soggiorni.

“Non ho nessuna preoccupazione, è una vicenda che ho chiarito già quando mi sono candidato. L’indagine riguarderebbe un finanziamento illecito in campagna elettorale, ma quando mi sono candidato ho consegnato tutte le carte all’Ars e lì risultano tutti i contributi che ho ricevuto, tra cui anche questo. Da parte mia è stato fatto tutto quello che andava fatto”. A dirlo è il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, che risulta tra gli indagati nell’inchiesta giudiziaria relativa alla società Girgenti Acque, gestore del servizio idrico integrato per la Provincia di Agrigento. “Se c’è una cosa che non mi fa stare tranquillo è che mia figlia ha saputo prima di me la notizia. Sono storture che vanno eliminate – aggiunge Miccichè –. E’ la prima volta che sono indagato in 27 anni di politica, non sono abituato, ma la cosa che mi fa più male è che mia figlia e mia moglie l’abbiano saputo prima di me. Che queste notizie si debbano avere dalla stampa e non dalle istituzioni è una cosa che dispiace”.

Cade dalle nuvole Francesco Scoma: “Apprendo dopo 4 anni di indagine – dichiara – di essere indagato per non avere commesso nulla. La documentazione contestata era disponibile già da 4 anni presso l’Assemblea regionale siciliana, presentata come previsto dai regolamenti. Presente nella documentazione la dichiarazione congiunta e il verbale del Consiglio d’amministrazione che approvava la concessione del contributo all’onorevole Miccichè. Bastava che in questi 4 anni qualcuno mi chiedesse di produrre le copie. Confido nella magistratura e nel suo operato – aggiunge – ma non posso andare nel tritacarne mediatico non avendo nessuna responsabilità. Pretendo pertanto che possa essere fatta chiarezza nel più breve tempo possibile. Nel mio interesse, per quello della magistratura e della gente”.

“L’indagine della procura di Agrigento – spiega il presidente dell’Antimafia Claudio Fava – conferma quanto era emerso durante le numerose audizioni svolte dalla Commissione antimafia sulla vicenda Girgenti Acque. Al netto dei profili penali, quello che traspariva, e che oggi le parole del procuratore Patronaggio confermano, era un quadro sconfortante di interessi privati, regalìe e clientelismi come tratto distintivo di quella gestione privata delle risorse idriche. Clientelismi e illiceità rese possibili anche per la colpevole carenza di controlli e con la beffa di aver inflitto alla provincia di Agrigento anni di disservizio e di bollette salatissime. Un sistema di potere opaco, trasversale, basato su favori, denari ed assunzioni, perpetrato per anni impunemente in sfregio al territorio e all’interesse dei siciliani. Grazie al lungo ed attento lavoro della Procura di Agrigento, quel sistema è oggi finalmente messo a nudo. E’ depositata in Ars – e ci auguriamo che venga discussa al più presto – una mozione, a mia prima firma e sottoscritta dai deputati del Movimento 5 stelle, PD e IV, che chiede interventi urgenti per mettere ordine nella gestione del servizio idrico in Sicilia e per ristabilire il principio, consacrato dalle leggi e da un referendum ma sostanzialmente ignorato dai governi regionali, della gestione pubblica dell’acqua in Sicilia”.