Da un lato Matteo Salvini: “Sono contento di aver sentito i due testimoni sul fatto che c’era una continuità e una condivisione nell’azione di governo, e una soddisfazione per aver svegliato l’Europa, che prima dormiva”. Dall’altra Corrado Giuliano, avvocato di Accoglierete, un’associazione che si è costituita parte civile nel processo che vede imputato l’ex capo del Viminale: “Le deposizioni del ministro Lamorgese e di Di Maio confermano la responsabilità di Salvini nel blocco dello sbarco dei migranti dalla nave Gregoretti. Di Maio – continua l’avvocato – ha rivendicato una sotterranea opposizione all’azione politica di Matteo Salvini”. L’udienza è la stessa, le versioni cambiano.

Ma è stata un’altra giornata di passione a Catania, presso l’aula bunker del carcere di Bicocca, dove Matteo Salvini ha assistito alle testimonianze dell’attuale Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, e del Ministero degli Esteri, Luigi Di Maio, che hanno risposto entrambi alle domande del gup Nunzio Sarpietro. Lo stesso beccato al ristorante in zona arancione, nel cuore di Roma, dopo aver interrogato a domicilio Giuseppe Conte, l’altro teste eccellente del processo in cui Salvini è accusato di sequestro di persona per aver ritardato lo sbarco di 131 migranti nel luglio del 2019 al porto di Augusta. Anche Lamorgese, che prese il timone del Viminale dopo la crisi del Papeete, avrebbe agito in continuità d’azione col suo predecessore. Ad esempio sul caso Ocean Vikings, l’imbarcazione Ong lasciata per una settimana in mare a ottobre 2019. L’attuale inquilina degli Interni, però, avrebbe spiegato il suo modus operandi: secondo cui la richiesta di redistribuzione dei migranti parte nello stesso momento in cui viene assegnato un porto sicuro.

Nella conferenza improvvisata coi cronisti, all’uscita del carcere di Bicocca, Salvini ha vuotato il sacco, tirando un sospiro di sollievo: “A rischiare 15 anni di galera sono io. Tutti pontificano, tutti chiacchierano, ma in aula bunker dove ci sono i processi di mafia c’è Matteo Salvini da imputato. Io oggi ho sentito una ricostruzione coerente e corretta dei fatti. Quello che facevamo, lo facevamo insieme. Lo decidevamo insieme, lo festeggiavamo insieme. Io non ho mai alzato il dito contro Conte, Di Maio, Lamorgese che non sono colpevoli neanche loro perché molto semplicemente riteniamo che non ci sia alcun reato – ha proseguito il segretario della Lega -. Tutti attuavano le stesse politiche di governo”.

Dalla ricostruzione di Di Maio, però, emerge qualche ombra. Tanto da costringere il suo legale a un pronto intervento: “Le dichiarazioni alla stampa del legale di parte civile sulla deposizione del ministro Di Maio impongono una doverosa precisazione. Il ministro non ha affatto detto che la notizia degli sbarchi si apprendeva dai tweet di Salvini, ma che da quei tweet dell’ex ministro degli Interni si aveva notizia del blocco della nave in mare. E, dunque, non dello sbarco, il che è sostanzialmente diverso. A rigor di logica, peraltro, affermare che si apprendeva di uno sbarco da un tweet è del tutto privo di senso, atteso che l’operatività di uno sbarco prevede un coordinamento di forze dello Stato e dunque un interessamento diretto delle autorità istituzionali preposte”. Il riferimento è al racconto dell’avvocato Daniela Ciancimino secondo cui “Di Maio in aula ha detto che apprendevano degli sbarchi dai tweet di Salvini”.

Le parti civili hanno chiesto di convocare Luca Palamara per chiedere spiegazioni di quella chat in cui, con riferimento ad un’inchiesta della Procura di Agrigento su Salvini, sembra evidente l’intenzione di colpire Salvini. Il giudice si è riservato di decidere nella prossima udienza fissata per il 5 marzo. Entro la fine del prossimo mese, dopo l’udienza di discussione delle parti, il gup Sarpietro dovrà decidere se rinviare a giudizio o meno Matteo Salvini per sequestro di persona.