I cantieri maledetti di Sicilia

Un cantiere nel cuore di Palermo. Dove procedono a rilento i lavori dell'anello ferroviario e del collettore fognario

Se non siete soliti viaggiare, provate a utilizzare come punto di riferimento la pagina Facebook di Marco Falcone, assessore regionale ai Trasporti. Capirete quanto è complesso (nel 2019) attraversare l’Isola e come il sistema siciliano delle opere pubbliche sia un calvario nel tempo e nello spazio. Il 12 ottobre Falcone ha annunciato la riqualificazione di una strada provinciale che collega Scordia a Lentini, nel Catanese; il 5 aveva firmato un accordo con l’Anas per la ricostruzione del ponte Geraci sulla Catania-Paternò (per circa due milioni); qualche giorno prima si era recato a Cassibile, lungo la Siracusa-Gela, per seguire da vicino la demolizione di un casello inutile e rischioso per gli automobilisti.  La Sicilia è falcidiata da opere crollate e collegamenti impossibili; da cantieri aperti e incompiute siderali. E se, da una parte, è notorio (ma non giustificabile) il fatto che le strade secondarie siano state “abbandonate” dopo la chiusura delle ex province – che non hanno competenze né soldi per portare avanti i progetti – dall’altro è inammissibile che alcuni tratti autostradali, fondamentali per la tenuta e lo sviluppo della Sicilia, non risultino percorribili.

La situazione resta drammatica, ad esempio, sull’A19 Palermo-Catania. L’uscita obbligatoria a Scillato, per chi procede verso il capoluogo etneo, nasconde un precedente sconcertante: era il 10 aprile del 2015 quando i piloni del ponte Himera vennero piegati da una frana e l’arteria fu chiusa. Chiusa a tempo indeterminato, dato che a distanza di quattro anni e mezzo i lavori per rimettere in sesto il ponte non sono neanche cominciati. Tra progetti fatti male e aziende in crisi (è fallita anche la prima, che avrebbe dovuto fornire l’acciaio per la ricostruzione) i buoni propositi si sono arenati: “Poi l’azienda che avrebbe dovuto provvedere al montaggio ha rescisso il contratto, a causa di un contenzioso – spiega l’assessore Falcone –. Adesso ne è subentrata una nuova che dovrebbe cominciare i lavori entro il 15 novembre”.

Ma la Regione, stanca di subire fregature, ha già chiesto un cronoprogramma dettagliato dell’opera, diffidando l’Anas. E persino il viceministro alle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri, non tollera altri ritardi: “Dobbiamo finire il ponte Himera prima del ponte Morandi – ha rilanciato il leader siciliano dei Cinque Stelle – Per dare un messaggio che anche in Sicilia le cose si fanno”. Con calma, ma si fanno. L’obiettivo, pertanto, rimane maggio 2020, proprio nel periodo in cui dovrebbe essere pronto il viadotto crollato a Genova nell’agosto dello scorso anno. Ad ogni modo, ci saranno voluti quasi cinque anni in più. Robe da terzo mondo. Senza considerare il fatto che sulla A19 sono aperti tuttora una quantità incredibile di cantieri, con continui restringimenti e tratti a una corsia. All’altezza di Ponte Cinque Archi, poi, automobilisti e camionisti sono costretti a una gimcana continua.

Va un po’ meglio lungo la A18, la Catania-Messina, anche se rimane in sospeso la rimozione della frana che il 5 ottobre 2015 colpì la zona di Letojanni, con la conseguente chiusura di una carreggiata. I lavori sono stati aggiudicati da qualche settimana e dovrebbero partire a metà novembre. Così come sembra essersi sbloccata la realizzazione del tratto da Rosolini a Modica, lungo la Siracusa-Gela: ma per arrivare al traguardo finale (l’ex città del petrolchimico) mancano ancora un’ottantina di chilometri, e i tempi rischiano di diventare biblici. Pessima, invece, la situazione lungo le statali Palermo-Agrigento e Agrigento-Caltanissetta: su entrambe le arterie dal 2014 opera la CMC, il colosso ravennate che sta attraversando un periodo di crisi. Più di una volta, nonostante le visite del premier Conte e Cancelleri (quando non era vice-ministro) dei mesi scorsi, il traguardo appare lontanissimo. Per la rabbia di Falcone: “Sono state superate tutte le difficoltà che rallentavano la realizzazione della Palermo-Agrigento, non si capisce perché i lavori siano ancora bloccati. Se non si metteranno in riga prenderemo provvedimenti”.

Non sono previsti provvedimenti, al momento, nel cuore nevralgico di Palermo. Che risulta paralizzato dalla presenza di più cantieri: i lavori sull’anello ferroviario sono ripresi – dopo che la D’Agostino costruzioni è subentrata a Tecnis nell’appalto – e hanno reso offlimits la zona del teatro Politeama, con la chiusura da via Emerico Amari a via Ruggero Settimo; mentre, da pochi giorni, si è bloccato il collettore fognario, che aveva già costretto a interdire il traffico tra via Roma e via Amari. Da lì sono spariti le ruspe e gli operai: sono una trentina e, come denunciato dalla Fillea Cgil, non vedono lo stipendio da due mesi. Tutta “colpa” della Sikelia, che ha appena presentato richiesta per un concordato preventivo di fronte al tribunale fallimentare di Catania. Sikelia è la stessa che dovrebbe completare i lavori al Policlinico (l’appalto è stato assegnato dall’Università di Palermo), ossia il restyling dei reparti e del pronto soccorso, costato più di 50 milioni di euro.

Il collettore fognario è un’opera da 29 milioni, ma i lavori viaggiano con due anni di ritardo e sono incompleti per il 40%. Trasporterà i liquami di buona parte della città al depuratore di Acqua dei Corsari, sempre che qualcuno decida di subentrare a Sikelia: “La città non può permettersi un’altra incompiuta” ha detto l’assessora ai Lavori Pubblici, Maria Prestigiacomo. “Non possiamo tenere un altro cantiere fermo nel cuore di Palermo”. Fabrizio Ferrandelli, leader dell’opposizione in Consiglio comunale, è critico: “I tempi non sono più quelli della politica ma della legge. Vuol dire che la politica ha già fallito”. Il capo dei Coraggiosi imputa all’Amministrazione comunale “un’incapacità di visione, di gestione e soprattutto di controllo. I cantieri paralizzano la città perché sono stati aperti contemporaneamente. Hanno costretto i cittadini a percorrere il periplo di Palermo per spostarsi da una punta all’altra”.

“A questo – è la preoccupazione di Ferrandelli – si aggiunge la potenziale realizzazione di altre linee del tram che renderebbe la città inaccessibile una volta per tutte”. Il progetto dell’amministrazione comunale, che dovrebbe completarsi entro il 2024, prevede sette nuove linee oltre alle quattro già esistenti, ma Ferrandelli lo ha sempre osteggiato: “Consiglio di rinunciare all’idea. In una città congestionata dal traffico e dai cantieri, come la nostra, non è possibile progettare altre opere di questo tipo. Ce ne sono di più ecologiche e intermodali, che incidono meno a livello urbanistico. Invece per realizzare il tram devi fare nuovi cavi per mettere in trincea le rotaie. Rischiamo di rimanere bloccati e produrre un’altra incompiuta”. Come quella del raddoppio ferroviario: “Già nel 2007 mi ero opposto. Undici anni dopo, nel 2018, ci hanno imposto di procedere coi lavori di ripristino del binario unico. Questa amministrazione non ha polso. Le somme del Patto per il Sud andrebbero rimodulate su altri tipi di infrastrutture, come i filobus elettrici”.

Intanto Trenitalia ha annunciato di aver raggiunto un milione di passeggeri sulle linee del passante ferroviario, che ogni giorno i palermitani usano per attraversare l’area urbana o per raggiungere l’aeroporto Falcone-Borsellino. L’opera è stata riaperta nell’ottobre 2018, esattamente un anno fa. Il dato è stato reso noto dall’amministratore delegato e direttore generale di Trenitalia, Orazio Iacono, nel corso di una conferenza stampa organizzata alla stazione centrale di Palermo. “Anche la Sicilia cresce sul fronte del trasporto ferroviario – ha affermato Iacono -. Più persone sul trasporto collettivo significa togliere auto dalla strada e migliorare la qualità degli spostamenti dei siciliani”.  Sono 73 i collegamenti feriali che Trenitalia (Gruppo FS Italiane) offre fra Palermo e Punta Raisi, con due treni ogni ora. “Il governo Musumeci ha mantenuto la promessa – ha affermato l’assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone -. Quando ci siamo insediati l’opera era bloccata e le persone protestavano. Abbiamo ripreso i lavori e li abbiamo completati, restituendo al pubblico esercizio una tratta importante che collega Palermo all’aeroporto”.

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