Il vero salvacondotto per l’Europa Caterina Chinnici l’ha trovato nell’alleato meno alleato di tutti: Totò Cuffaro. Nonostante abbia fatto le barricate per impedirgli di apparentarsi con Forza Italia, a cui si è convertita lei stessa da circa un anno, sarà proprio l’ex europarlamentare del Pd a poter beneficiare dei voti degli “amici” della Democrazia Cristiana, scesi in campo a sostegno della stessa lista. Indicheranno tra le preferenze quella di Massimo Dell’Utri, candidato in quota Noi Moderati. Con un appunto di non poco conto: “Con i voti della Dc e con quelli di Lombardo, sono quasi certo che la lista di Forza Italia prenderà due seggi in Sicilia e corre per essere il primo partito nella circoscrizione”, ha detto Cuffaro in una intervista al quotidiano ‘La Sicilia’. Delineando un quadro al quale nemmeno i più ottimistici, fino a poco tempo fa, avevano pensato: cioè che possa l’ex governatore – un reprobo, secondo le anime belle – regalare il colpo di reni che Tajani sogna – il sorpasso a Fratelli d’Italia – e che Chinnici auspica.

Già, la stessa Chinnici che adesso, in nome della morale e della storia, avrebbe dovuto rifiutare qualsiasi aiutino ‘esterno’, specie se proveniente dall’uomo che ha sopportato cinque anni di carcere a Rebibbia dopo una condanna per favoreggiamento. Ma non una parola è giunta da Santa Caterina dei Misteri (non ha mai spiegato i motivi del suo cambio di casacca) dopo l’accordo tra Cuffaro e Lupi, che si tramuta in una bella incetta di voti per Forza Italia, per “essere liberi”, per “fare e per crescere”. E se le preferenze dirottate sulla sua persona da Luca Sammartino (i metodi sono finiti nelle carte di un’inchiesta) nel 2019 le valsero il seggio a Bruxelles in quota Pd, grazie a Cuffaro la Chinnici potrebbe proseguire nella sua opera moralizzatrice in tutta Europa, con cinque anni di bonus che altrimenti sarebbero stati fortemente a rischio. Nonostante Tajani le abbia affidato il ruolo di capolista, l’ex assessora del governo Lombardo avrebbe finito per soffrire la concorrenza di Edy Tamajo e Marco Falcone, che a questo giro si contendono la supremazia nel partito. E neppure la rinuncia di uno dei due, o di entrambi, al seggio in europarlamento, avrebbe significato il pass diretto.

Perché Massimo Dell’Utri è un candidato in piena ascesa, che coi voti della DC diventa un serio pretendente a quel posto. Cuffaro potrà pesarsi eccome sulle preferenze. Avrà modo di far capire ad amici e nemici che i suoi voti “puzzolenti” riescono ancora a fare la differenza e che prima di sparare a zero sulla croce rossa, adducendo motivi di opportunità o calcolo, o di presunta superiorità morale, sarebbe stato meglio rifletterci. Se Tajani aveva preparato tutto questo sapendo come sarebbe andata a finire, potremmo parlare di un perfetto stratega. Ma è lo stesso Cuffaro e rivendicare la paternità dell’operazione: “L’operazione l’ho fatta io con Lupi e Saverio Romano. Il patto federativo con Noi Moderati andrà avanti anche dopo le Europee”. Non ha meriti Tajani, né la Chinnici, tanto meno Schifani (la cui potenza di fuoco elettorale non è citata da alcuno). Però, se le cose andassero bene, tutti e tre potrebbero rivendicare la crescita di un partito che in Sicilia – udite – non risente nemmeno della scomparsa del suo leader, Silvio Berlusconi.

Ma l’aspetto più teatrale di questa goffa vicenda – di Cuffaro prima cacciato e poi riammesso, della Chinnici prima censore e poi finta democratica – è che anche l’altro pendolo della coalizione, Raffaele Lombardo, potrebbe uscirne avvantaggiato: “Se con il secondo seggio raggiunto grazie alla Dc fosse eletta proprio la Chinnici, alla fine dovrà persino ringraziarmi – dice Cuffaro -. Com’è strana, la politica…”. E’ strana sì. Lombardo, che aveva cominciato la campagna elettorale con la Lega (o credendo, comunque, di dover sostenere Annalisa Tardino, cui aveva promesso il proprio impegno), ha troncato con Salvini e ha finito per dirottare le proprie attenzioni su Forza Italia, grazie all’accordo romano siglato con Tajani. Logica conseguenza di tali piroette, era il sostegno a un personaggio un po’ defilato, per rango e per convinzioni, rispetto alla storia berlusconiana e garantista. La quale, Chinnici, vanta con Lombardo antichi rapporti amicali e politici, ai tempi del governo della Regione: fare due più due è stato un gioco da ragazzi. Immaginare questo esito lo era un po’ meno.

Lombardo e Cuffaro sono sempre stati rivali. Si sono ostacolati a vicenda, nella ricerca del consenso e nel reclutamento della classe dirigente. Ma in questa fase, grazie a uno spiccato senso degli affari, hanno deciso di utilizzare la propria potenza elettorale senza ostacolarsi oltremodo. Abbassando le difese immunitarie e siglando una pax di facciata, che dura finché dura. E anzi, col senno di poi, hanno aderito alla triplice alleanza che era stato Schifani, l’estate scorsa, a proporre per primo (l’obiettivo? “Racchiudere sotto lo stesso cielo tutti coloro i quali la pensano come noi”). Era finita con una sonora pernacchia e un nuovo allontanamento. Ma nel volgere di qualche mese, complice l’imprevedibilità degli eventi, rieccoli tutti insieme.

Ci manca solo che in qualche terzina Cuffaro chieda ai suoi di scrivere ‘Chinnici’… Anche se difficilmente avverrà. In una recente intervista, l’eurodeputata uscente ha definito “ponderata” la scelta di Tajani di escludere la Dc e non ha mai cambiato del tutto idea, almeno pubblicamente, su questo giochino della ‘questione morale’. Che diventa un po’ più immorale se dietro la scintillante armatura delle anime belle si manifesta un utile tornaconto: prima Cuffaro le faceva paura perché un candidato della Dc avrebbe avuto le armi per scalzarla dall’elenco dei favoriti; adesso che la nuova Democrazia Cristiana potrebbe agevolarle la vita, la percezione è cambiata. E lascia spazio persino a un filo di lassismo sui temi dell’etica pubblica. Già, com’è strana la politica. Basta un seggio e cambia il mondo.