Sono stato assente per qualche settimana ma Buttanissima Sicilia ha comunque proseguito nel proprio ruolo di irriverente denuncia in un panorama piatto e algido.

A Caltabellotta, il paese dei centenari, quasi una scaramanzia, oltre che il piacere di stare là dove ci sono le radici, sto lavorando intensamente alla bozza di una pubblicazione che racconterà la mia esperienza di organizzatore di cultura.

Da qui, da quasi mille metri di altezza, i suoni del mondo arrivano un po’ attutiti. Arrivano certo con tragico fragore quelli della Palestina e dell’Ucraina.

Si vede qui vicino, di fronte, quasi con gli occhi veri, non solo con quelli dell’immaginazione, quel mare che ancora in questi giorni, come una tragica fossa comune, accoglie corpi di donne, uomini e bambini, di «scarti» indotti dalla disperazione e portati da scafisti, ché Meloni, in giro per tutto l’orbe terraqueo, non riesce, poveretta, a fermarli tutti.

Qui giunge l’eco della proficua opera del presidente della Regione, elegante, indomito skipper di una nave che naviga lungo una rotta virtuale. Sta in plancia Schifani, finge di utilizzare i comandi, di tracciare il percorso, richiama con piglio autoritario marinai e mozzi e s’illude di navigare davvero. Qui vicino attiva il primo dissalatore. Ché sarebbe forse più semplice ma meno eclatante, non avrebbe alcun impatto mediatico sistemare le reti ed evitare che il 60% dell’acqua si perda nel mare. Ma chi si accorgerebbe di un’opera di normale amministrazione, di una ricucitura dell’esistente, di una risposta, la più semplice, ad uno dei tanti problemi della nostra terra? Meglio richiamare i giornali, le televisioni, mettersi in posa e poi, se il costo è esorbitante, a chi può interessare?

Qui, a 900 metri, arriva anche la voce del più noto banditore, del più screditato venditore di tappeti della storia politica del nostro Paese. Con lui il Ponte sullo Stretto si staglia già come l’opera più importante del mondo. E ti chiedi come possa capitare che l’opera più importante del mondo venga affidata al più scalcagnato e incredibile protagonista della nostra storia politica.

Non mi interessa collocarmi tra i detrattori o i sostenitori di una costruzione che un tempo venne realizzata con la tecnologia propria di quel momento dai Romani, all’epoca della seconda guerra punica, quando fecero passare gli elefanti dalla Sicilia in Calabria. Allora già quei nostri progenitori violarono ciò che gli Dèi avevano voluto:

«È fama antica», scrive Virgilio nell’Eneide, che quelle due sponde unite fossero separate «per forza/ di tempo, di tempeste e di ruine».

E così è rimasto, ma di tanto in tanto ha attivato nei secoli la fantasia di violare il volere degli Dèi e ricongiungere le due sponde. Ché si potrebbe pure violare. In fondo i ponti congiungono, legano, eliminano differenze, diversità. Ma se l’iniziativa è di Salvini, risultano naturali le perplessità e gli interrogativi.

Tutte le volte che il nostro pacato, sereno ministro ne parla, provoca ondate di dissenso, fa crescere, e di molto, il numero dei contrari, a prescindere. Del resto, fosse una cosa seria, con tutti i crismi della sicurezza, dell’efficienza economica, risultasse prioritaria rispetto ai problemi delle due regioni, fondamentale per il loro sviluppo, Meloni e il suo governo non l’avrebbero affidata a questo improbabile personaggio. Non se ne starebbero nella posizione quasi laterale propria di chi non può dissentire ma in fondo non ci crede molto.

Anche qui a Caltabellotta, poi, per tornare a vicende modeste, arriva l’eco di un titanico scontro tra alcuni nuovi, si fa per dire, protagonisti della vita politica siciliana. Ricompaiono antiche figure che magari non sono mai scomparse. Riappare quel Raffaele Lombardo che a vederlo suscita immediata simpatia, risulta accattivante ed è nuovo, del resto. È stato al governo della Regione per la prima volta solo nel 1986. Sono giovani, tutto sommato, i maggiori protagonisti della politica isolana. Giovani, di fronte ai numerosi ultracentenari del mio paese che per questo motivo ha ottenuto di essere dichiarato “blue zone”. E mi lasciano una speranza. Anche perché mi percepisco ventenne o poco più – sarà l’inizio dell’Alzheimer? Ma quando sento di Lombardo e dei suoi antagonisti, penso che potrei ricominciare. Potrei riaffacciarmi anch’io sulla scena. Poi ci rifletto. Non ho l’Alzheimer e penso che per me sia giusto guardare con sereno distacco ciò che capita in questa terra e magari dare qualche giudizio con il disincanto e la serenità che l’età comporta o dovrebbe comportare. Da noi, poi, capita poco o nulla se non l’eterno ritorno della rassegnazione dei cittadini e quello dei protagonisti che si ostinano a rifiutare il tramonto, anche perché non vengono incalzati e cacciati come sarebbe opportuno in un normale sistema democratico.

Prosegue così la navigazione virtuale del vascello fantasma con al timone l’elegante, attempato skipper a capo di un equipaggio che finge di mollare gli ormeggi, issare le vele e seguire una rotta. Di fatto rimangono tutti comodamente seduti nelle eleganti cabine del finto natante. Rimangono irrisolti i problemi dell’Isola e tuttavia fra dieci anni avremo il Ponte, ci mancherà il resto ma la fata Morgana che, come è noto, vive nello Stretto di Messina, potrà dispensarci l’illusione dell’opera più importante del mondo e di un vascello che lascia davvero gli ormeggi.