Se un domani, o persino oggi (giorno della convocazione di Gaetano Armao in commissione antimafia), dovessero emergere verità scomode sulla storia del censimento “fantasma” da 91 milioni commissionato dalla Regione – nel 2007 – a una società di avventurieri, una fetta del merito andrebbe al Movimento 5 Stelle. Che già da qualche mese, grazie all’assist involontario della Corte dei Conti – che aveva chiesto una “ricognizione straordinaria della situazione patrimoniale dell’ente” – ha tirato fuori questa vecchia e scandalosa vicenda dai cassetti impolverati di Palazzo d’Orleans. E ha impedito che tutto finisse insabbiato dal peso dagli anni e dall’assenza di spiegazioni.

Non le ha date il vice-governatore Gaetano Armao, che stuzzicato sul tema dai grillini, s’è inventato la storia della “password smarrita”. Senza codice – si è giustificato il 2 luglio in aula – è impossibile accedere alla banca dati. Ma la password è sbucata fuori, come per magia, dopo una settimana. E adesso non ci sono più scuse. Lo sa bene il deputato regionale del Movimento 5 Stelle, Nuccio Di Paola, che fu tra i primi, a Sala d’Ercole, a legare il nuovo censimento al vecchio e a pretendere che non venissero sperperati altri soldi. “Sono sicuro che questo lavoro esiste – rimarca alla vigilia dell’audizione – Dobbiamo visionarlo e poi modificarlo, magari in modo semplice, per andare incontro alla richiesta della Corte dei Conti”. I suoi colleghi, Antonio De Luca e Roberta Schillaci, sono pronti a fare la loro parte in commissione.

Come fa ad essere certo che il lavoro esista?

“Se dopo aver speso 90 milioni, questa banca dati risultasse inutilizzabile o, peggio, potrà essere utilizzata solo spendendo altri soldi, sarebbe gravissimo”.

Sembra che ci siano in piedi altri due arbitrati, che potrebbero ovviamente comportare altri esborsi da parte della Regione. In queste settimane si è mosso qualcosa?

“Noi non ci siamo mai fermati. Con l’Ars chiusa per ferie non è stato facile, ma stiamo cercando di recuperare la relazione scritta nel 2010 (anno in cui furono stoppati i pagamenti a Sicilia Patrimonio Immobiliare e aperti i contenziosi da Armao) dalla commissione d’inchiesta istituita dal presidente della commissione Bilancio, Riccardo Savona. Che è lo stesso di oggi. Bisogna riaprire gli archivi”.

Cosa non vi torna?

“Il punto è che noi il censimento lo vogliamo fare. E’ una legittima richiesta della Corte dei Conti. Ma la base deve essere la ricognizione di dieci anni fa. Il fatto che sono stati spesi 90 milioni fa già strizzare gli occhi, ma al di là di tutto vogliamo capire se il lavoro c’è”.

Secondo Armao è già obsoleto.

“Forse per quanto riguarda le rendite catastali. Ma gli immobili più o meno sono quelli. Il lavoro fatto su calcoli e misure può tornare utile. Pretendiamo che venga utilizzato e, perché no, reso pubblico. Lo dobbiamo ai siciliani, che hanno speso una montagna di soldi, e hanno diritto di sapere”.

Perché così tanti soldi?

“Questa ovviamente è un’altra cosa che vogliamo verificare. Con 90 milioni avranno fatto una roba fantasmagorica, che tutto il mondo ci invidia”.

Per il M5S è una vittoria aver svelato questo scandalo all’opinione pubblica e aver ottenuto l’interessamento di una parte delle istituzioni?

“Una vittoria parziale che spero diventi definitiva”.

Come lo diventa?

“Inchiodando ognuno alle proprie responsabilità. Che ce ne siano, soprattutto del passato, è innegabile. A partire dal modo in cui è stato affidato il lavoro. E poi, se ci pensa bene, è una cosa che interessa gli ultimi tre presidenti della Regione, prima di questo: col governo Cuffaro avviene l’affidamento, col governo Lombardo si genera il contenzioso e, infine, col governo Crocetta Spi viene liquidata. In quel momento la storia rischiava di finire nel dimenticatoio. Invece ai siciliani bisogna dare le giuste spiegazioni. Spero che in questi giorni possano esserci risvolti importanti”.