Da un lato ci sono i vigneti, dall’altro le dune di sabbia. Il mare si confonde con la campagna, il vento e la salsedine si mischiano al frinire delle cicale. Ci sono dei posti a cui resti ostinatamente legato, inspiegabilmente. Come a quegli amori finiti davanti ai quali non ti arrendi. L’amore però, per essere tale, a un certo punto impone obiettività. Ed è quella con cui ho cercato, in due giorni, di guardare un territorio che ha, nella sua infinita semplicità, un potenziale enorme, a volte anche ben valorizzato. Ma troppo spesso castrato da sciatteria, piccinerie, gestioni poco attente.

Il territorio è quello di Menfi, il Menfishire come ha detto qualcuno fra il serio e l’irridente. Qui da qualche anno è boom di turisti, il vino è diventato una carta vincente (e con esso alcune manifestazioni), il mare ha conquistato per la ventiduesima volta la bandiera blu. Qui dove la spiaggia di sabbia finissima è talmente ampia da permetterti la quasi assoluta solitudine anche a ferragosto. Eppure – nonostante piccole e grandi eccellenze che hanno saputo fare dell’accoglienza una filosofia di vita – resta un’ospitalità mozza, marchiata da gestioni che anziché coccolare il visitatore, invogliarlo a tornare, lo respingono.

Qualche esempio? Dove avete visto mai il direttore di un hotel (con tariffe strapagate) che fa una solenne cazzìata (non c’è termine più adatto) a un cliente che – a suo dire – ha parcheggiato male? Per la cronaca, il cliente (cioè io) ha lasciato la macchina davanti a un cartello con scritto parcheggio. O dove i lettini in prima fila sono a pagamento, nelle file successive invece sono gratis (che generosità!). O ancora, un’altra struttura, in cui ti scrivono tutto e poi dimenticano di dirti che il cappuccino che chiedi a colazione è un extra da pagare a parte? E quell’altro posto, forte di anni di prenotazioni, dove per oltre un’ora nessuno sa chi ha le chiavi per sbloccare i lettini sulla spiaggia? O quel ristorante sulla spiaggia che da nove anni (nove anni!) aspetta un’autorizzazione e intanto è sistemato in una specie di tendone. L’autorizzazione è arrivata quest’anno.

Potrebbero sembrare dettagli, ma sono questi a fare la differenza. Sono questi che trasformano una bella realtà in meta turistica d’eccellenza, sono questi che possono disegnare il futuro di tutto un comprensorio. Perché anche chi – come me – è ostinatamente legato a questi luoghi, come a un fidanzato che ti tradisce e che perdoni sempre, può a un certo punto decidere di non perdonare più.