Non è ancora terminato il pellegrinaggio al G7 di Lollobrigida, che Fratelli d’Italia già si appresta a una nuova passerella (dal 4 al 6 ottobre a Brucoli per parlare di turismo). Ma pure la Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro è indaffarata nei preparativi della Festa dell’Amicizia: a Ribera la seconda edizione di fila – dopo trent’anni di stop – si terrà a Ribera, con alcuni ospiti d’eccezione (non al livello di Al Bano, intervenuto a sostegno dell’ex Cognato d’Italia). E’ un periodo di grande fervore politico, anche se la cosa non sembra riguardare Forza Italia: il partito, succube del potere di Schifani e del suo “cerchio magico”, non assume iniziative degne di nota e fatica persino a riunirsi. C’è riuscito soltanto ieri a porte chiuse, all’Ars, ma questa assenza dalla scena è intollerabile (e incomprensibile) dopo gli ultimi risultati lusinghieri, che l’hanno portato a sfiorare il 24 per cento alle Europee.
Il primato delle apparizioni spetta ovviamente i patrioti. Da “Divinazione Expo 24” a “Le radici della bellezza” il passo è breve. Il primo evento, organizzato da Lollobrigida, è tuttora in corso di svolgimento a Ortigia, dove dal 26 al 28 settembre è in programma il G7 vero e proprio, col Ministro del Made in Italy, che pare siciliano d’adozione, a fare gli onori di casa: si discuterà di agricoltura. Ma oltre alla politica c’è dell’altro: a partire dalla presenza dell’étoile Eleonora Abbagnato, impegnata al Teatro Greco con “Horai – Le quattro stagioni”, uno spettacolo diretto da Giuliano Peparini. Sarà il gran finale di questa kermesse in cui Lollo ha recitato il ruolo di assoluto protagonista. Un passaggio di consegne ideale con l’evento di Manlio Messina al Brucoli Village, dove Fratelli d’Italia parlerà soprattutto di turismo e cultura. Anche in quella occasione sono annunciati ospiti prestigiosi: dal presidente del Senato La Russa all’ex governatore Musumeci. Lo stesso che oggi, da ministro della Protezione Civile, vorrebbe assicurare tutte le case d’Italia contro le catastrofi naturali.
Questo movimentismo, spesso da strapazzo, ha nell’ex governatore siciliano il suo maggiore interprete. Anche di fronte alla siccità Musumeci ha additato l’attuale esecutivo per le “dighe piene di fango e mai collaudate”, dimenticando di essere stato lui – che ha governato per cinque anni – il primo artefice del disastro, specie in termini di prevenzione. Anche in Emilia Romagna ha dato il peggio, scaricando le responsabilità sulla gestione del governo Bonaccini. La pratica dello scaricabarile, inevitabile riflesso della voglia di apparire a tutti i costi, ha contagiato anche il suo delfino, e oggi europarlamentare, Ruggero Razza. Che di fronte ai numeri impietosi di Agenas, che attestano un aumento della mobilità passiva (32 mila siciliani nel 2023 sono migrati verso altre regioni per curarsi), ha improvvisamente dimenticato di essere stato assessore alla Salute dal 2017 al 2022, con un brevissimo intermezzo (s’era dimesso a seguito dei “morti spalmati” e dell’inchiesta giudiziaria sui dati Covid, ove risulta tuttora indagato per falso).
Intervenuto ieri su Repubblica, Razza ha dato le colpe di questo fenomeno – che costa alle casse della Regione 289 milioni per il 2023 – a chi ne ha preso il posto: “Abbiamo l’assessore tecnico e il dirigente politico. E ogni tanto la confusione dei ruoli produce conflitti”. Razza ha ricordato pure che “sui nostri numeri incidono il definanziamento dei piani di rientro, i residenti che vivono fuori Sicilia e l’insularità”. Questioni rimaste sul piatto durante la sua permanenza a piazza Ottavio Ziino. La Volo non ha di certo brillato, ma questo tentativo di Razza di lavarsene le mani, finisce per derubricare l’operato dell’attuale assessore da “fallimentare” a “ininfluente”. Il fallimento c’era già prima.
Questioni che c’entrano poco con la festa di Brucoli, ma tanto con la voglia di apparire (a sproposito). FdI che detiene il primato delle passerelle – essendo il primo partito di governo – dovrà fare attenzione alla rimonta della DC, che ha lanciato la sua Festa dell’Amicizia. A Ribera, dall’8 al 10 novembre, ci saranno tutti i big della Balena Bianca “restaurata”, oltre a comici e musicisti (tra cui Povia e Danilo Sacco, ex voce dei Nomadi). Sarà un’occasione per esaltare la nuova legge in materia di enti locali, con l’introduzione del consigliere supplente e la possibilità del terzo mandato per il sindaco nei comuni con popolazione entro i 15 mila abitanti. La DC, infatti, presiede sia l’assessorato agli Enti locali che la commissione Affari istituzionali, e prova a mettersi in mostra con proposte che attengono al proprio raggio d’azione. Cuffaro, la cui sensibilità sul tema delle carceri è risaputo (altra vetrina non indifferente), ha annunciato che nel corso della tre giorni si terrà il congresso delle donne e dei giovani della DC.
Anche i processi decisionali, democraticamente ispirati, prevedono una percentuale (massiccia) di show. La Lega, che ha da poco scelto il nuovo segretario regionale (Nino Germanà, espressione dell’area Sammartino) si appresta a partecipare in massa all’iniziativa pro Salvini: una mobilitazione già in calendario per il prossimo 18 ottobre, a Palermo, quando è fissata la nuova udienza del processo Open Arms, dedicata all’arringa difensiva dell’avvocato Giulia Bongiorno. La Procura ha chiesto sei anni di galera. E’ lecito attendersi cartelli e cori da stadio per il Capitano.
Chi non manifesta, invece, è Forza Italia. I dodici deputati, in aggiunta a Schifani e Tamajo, se ne stanno rintanati a Palazzo dei Normanni. Il vertice di ieri, invocato da alcuni “dissidenti” romani, si è svolto ovviamente a porte chiuse, e la prossima manifestazione pubblica, per la fine di ottobre a Palermo, è stata organizzata dalla segreteria nazionale. Il partito siciliano rimane arroccato nella convinzione che a decidere tutto debba essere Schifani, per il tramite del suo ventriloquo: Marcello Caruso. Non c’è una sola proposta del governo che porti la firma tangibile degli azzurri, né un’iniziativa al di fuori del palazzo che testimoni l’attenzione dei berluscones per un tema: poco importa che sia lo Ius Scholae, l’istituzione delle province, il ddl contro il crack. Zero.
La paternità delle iniziative appartiene sempre a qualcun altro. L’ultimo evento di grido fu quello del Politeama, due anni fa, quando venne accolto nel giro Giancarlo Cancelleri. Da quel momento le bandiere non sventolano più. Sono state ammainate per lasciare campo libero a Schifani e ai suoi adepti. Chi ha fatto incetta di voti alle Regionali, è stato “prosciugato” dalle attività di palazzo; chi è stato eletto a Strasburgo (vedi la Chinnici) ha già fatto perdere le proprie tracce. Solo Marco Falcone, anch’egli eurodeputato, ha avuto la forza e il coraggio di convocare la segreteria provinciale di Catania per dibattere di politica e non soltanto di nomine. Poi c’è qualcuno che da mesi chiede un confronto interno, alo scopo di comprendere il ruolo di un commissario che ha smesso di rappresentare tutti e ha “permesso” la nomina di un altro tecnico all’assessorato al Bilancio (Dagnino), senza alcun confronto col gruppo parlamentare: su Caruso pende anche una richiesta di revoca – una lettera con alcune firme di spessore – che potrebbe diventare ufficiale all’evento di Tajani, oppure rimanere nel cassetto in attesa del prossimo scivolone. Di questo passo non mancherà occasione.