Dopo aver acquisito le prestazioni del nisseno Giancarlo Cancelleri, Forza Italia e Renato Schifani si preparano ad accogliere in squadra un altro pezzo da novanta: la bi-parlamentare europea Caterina Chinnici, che dopo la svolta a sinistra del Pd (pur conoscendo molto bene Elly Schlein) è pronta a iscriversi a Forza Italia. Per la verità i magistrati in aspettativa, come nel caso della Chinnici, non possono avere una tessera di partito: FI si rivelerà, tutt’al più, un taxi per conquistare il terzo mandato a Strasburgo. L’operazione, condotta in gran segreto da Antonio Tajani, ha procurato anche a Schifani – già regista dello scippo di Cancelleri al M5s – l’appellativo di “trafficante di casacche”.

Quello che in questa fase riesce meglio al presidente della Regione è portare acqua al proprio mulino. Nuovi innesti per far credere che il partito goda di ottima salute, nonostante i disguidi di Berlusconi e la fronda meloniana. E che lui, Schifani in persona, sia pronto per assumere dentro e – perché no – fuori dalla Sicilia, un ruolo preminente nell’organigramma azzurro. Già, ma quale? La reggenza del partito nell’Isola – non ce ne voglia Caruso, splendido mestierante – gli porta via un sacco di tempo e lo distrae dal compito più pressante: governare. Tanto che attorno a Schifani il centrodestra, lentamente, si sgretola.

La querelle di Catania sulla scelta del candidato a sindaco, non è un episodio isolato. Basta scrollare il profilo Facebook di Manlio Messina, che al netto della sua proverbiale rozzezza, ha assunto ormai i toni del demiurgo meloniano. Dice e fa ciò che gli pare, senza che nessuno lo ostacoli o lo zittisca. Così, dopo la vicenda di Cannes (risolta con un turnover fra assessori e con la pronuncia del Tar) ecco un altro episodio che la dice lunga sui rapporti fra il presidente Schifani e Fratelli d’Italia: “Secondo Tripadvisor – esordisce Messina, nella solita disamina sul turismo – la Sicilia è al primo posto per le location cinematografiche da visitare al mondo. Ennesimo risultato del grande lavoro svolto dal precedente Governo e dai tanti dirigenti e dipendenti dell’Assessorato al Turismo che mai si sono risparmiati”. Poi l’attacco: “Anche Schifani, il nostro caro Presidente della Regione, gioirà per questo ennesimo risultato ottenuto. Può tagliare un altro nastro nella speranza che il suo lavoro produca altrettanti risultati per la Sicilia nel settore turistico e cinematografico, e non solo!”.

Una bordata impressionante che si somma alla disputa su Cannes. Dopo il durissimo atto d’accusa nei confronti dell’assessorato gestito dai meloniani (a quel tempo, da Francesco Scarpinato), Messina replicò al presidente della Regione ritenendolo unico responsabile del provvedimento con cui si affidavano 3,7 milioni a una società lussemburghese che non aveva fatto in tempo nemmeno a presentare il certificato antimafia. Per di più senza bando. Da quel momento i rapporti sono diventati gelidi. E nonostante parte di FdI mal tolleri le sparate romane di Messina, in molti non si ritrovano nei metodi di Schifani. La riprova è giunta sabato scorso, quando nessun esponente di Fratelli d’Italia ha fatto i convenevoli alla kermesse di Forza Italia, promossa dal gruppo parlamentare all’Ars. Non si è presentato nessuno. Nemmeno per un saluto. Dopo la presentazione di Cancelleri, peraltro, l’on. Marco Intravaia, fedelissimo di Musumeci, ha giudicato “sconcertante” il cambio di casacca, beccandosi a distanza con il capogruppo di FI Stefano Pellegrino.

La mossa dei berluscones, insomma, non ha fatto perdere la faccia soltanto a Cancelleri (per ovvi motivi). Ma anche al governatore, vero artefice della campagna acquisti. E ideatore di “un partito inclusivo”, “che non chiude le porte a nessuno”, che vuole tornare sulla scena non tanto e non solo per le proprie abilità di buon governo, ma per la capacità di condensare attorno a sé le aspettative di politici e politicanti che hanno perso il treno da altre parti: a cominciare dai reduci del Terzo polo, tra cui l’amico Armao, “vittime” inconsapevoli del litigio fra Renzi e Calenda.

Schifani è riuscito a spostare il baricentro della propria azione politica dal governo all’inciucio. Ma per vederne i frutti bisognerà attendere. Mentre la campagna acquisti procede spedita, infatti, l’attività dell’esecutivo latita. L’Ars è paralizzata dall’assenza di proposte da parte dell’esecutivo. L’impugnativa della Finanziaria ha messo in discussione capitoli di spesa per circa 800 milioni, anche se la parte più consistente – che ha già fatto scattare l’allarme dei sindaci – è quella che riguarda i trasferimenti ordinari ai Comuni (115 milioni) e i fondi per la progettazione in ottica Pnrr (200 milioni), che potrebbero non avere più copertura. Schifani ha detto che non succederà più (in realtà era già successo più volte, con Armao, che la manovra si basasse su fondi non effettivamente disponibili). Nel frattempo, però, si attende il miracolo della mini-Finanziaria, che è già approdata in commissione Bilancio costellata da un centinaio di emendamenti.

Fra le altre magagne c’è quella individuata dal M5s, che riguarda la capacità di spesa dei fondi comunitari entro la scadenza del 31 dicembre. “Solo un quarto di progetti finanziabili con le risorse europee di Agenda Urbana del Po Fesr 2014-2020 è in dirittura d’arrivo – ha spiegato Luigi Sunseri, presidente della commissione UE dell’Ars – e c’è grande incertezza sulle somme che non saranno spese entro il 31 dicembre di quest’anno. Al 24 aprile scorso erano stati caricati 157 progetti per una quota ammessa al programma di circa 230 milioni di euro. Ma solo 100 milioni ha avuto impegni giuridicamente vincolanti”. Va peggio nella provincia etnea, dove per Cristina Ciminnisi “solo 500 mila euro sui 47 milioni messi a disposizione dall’Europa col programma Agende Urbane 2014-20 sono stati spesi e certificati nell’area Catania-Acireale, meno cioè del 2 per cento delle risorse disponibili, un disastro cui difficilmente si potrà porre riparo”.”.

L’altro obiettivo dichiarato del governo, è aprire un tavolo tecnico con il Ministero dell’Economia, nella persona del ministro Giorgetti, per ridiscutere i termini dell’Accordo Stato-Regione che ancora oggi costringe la Sicilia a non assumere personale. Nell’attesa, è stata annullata, in autotutela, la graduatoria del concorso per i Centri per l’Impiego. “Le ragioni? Attribuzione errata dei punteggi per le lauree ed errori nella valutazione dei titoli di servizio – scrive Sunseri (M5s) -. Abbiamo perso, almeno, quattro mesi e chissà quanti ancora. Un concorso che doveva esser fatto già nel 2020 e che a distanza di 3 anni non ha ancora nemmeno una graduatoria”. I danni derivano dal governo Musumeci, ma Schifani non ha fatto nulla per invertire la rotta. Sulla sanità li ha aggravati. Sul turismo ha confermato l’inerzia dei patrioti. Sulla formazione resta aperta la vertenza dei 300 tirocinanti dell’Avviso 22, che restano in attesa delle indennità. Sulle nomine di sottogoverno ha portato a casa il miglior risultato possibile (non gli è riuscito solo il colpo di piazzare Dragotto all’Irfis).

Ma quando verrà il momento del primo “tagliando”, solitamente a un anno, quali risultati potrà illustrare alla Meloni? Cos’ha fatto questo presidente per ricompensare la stima e la fiducia di Fratelli d’Italia e di La Russa, che l’hanno voluto alla guida della Regione (e oggi tradiscono un evidente imbarazzo)? Basterà aver reclutato la Chinnici e Cancelleri per strappare la sufficienza? Nel dubbio avanti così. Con un’avvertenza: la Sicilia badi a se stessa, il presidente è impegnato a fare altro.

Chinnici conferma il cambio di casacca

“Io ero una indipendente, lo sono e lo saró sempre e cosí ho deciso di aderire al Ppe, nella delegazione di Forza Italia”. Cosí in un’intervista al Corriere della Sera, l’europarlamentare Caterina Chinnici, motivando il suo addio dopo quasi due legislature al gruppo dei Socialisti e democratici europei. Figlia del giudice Rocco Chinnici, che diede vita al pool Antimafia e fu ucciso da Cosa nostra nell’83, magistrato anche lei e simbolo della lotta alla criminalitá organizzata, sottolinea: “Io sono stata sempre una moderata, per la mia storia di magistrato lavoro su temi come i diritti dei minori, sul contrasto al terrorismo, alla criminalitá organizzata, e su tutti i profili connessi con le agenzie europee di giustizia e affari interni”. “In questo ultimo periodo ma in generale nel corso di questa legislatura, che ha visto cambiare profondamente il Parlamento, mi sono sentita sempre piú a disagio – aggiunge -. Mi sono spesso trovata a condividere il mio lavoro e impegno con i colleghi del Ppe, con cui ho anche ottimi rapporti personali, che non con quelli del mio gruppo”.

Nessun contrasto, puntualizza, “i rapporti personali sono buoni con tutti, ma la sintonia politica su prioritá e su certe problematiche é via via venuta meno”. “Io sono un tecnico, non un politico, ho sempre lavorato e molto su temi giuridici, sulla sicurezza – prosegue -. E su queste tematiche, ultimamente, mi sentivo molto sola. Non sempre ho avuto il necessario sostegno”. Ed in merito ai rapporti con il nuovo segretario del Pd, Elly Schlein, dichiara: “Conosco Elly da tanto, ne apprezzo l’autenticitá dell’impegno. Ma su alcuni temi abbiamo visioni diverse, e inoltre il gruppo dei Socialisti e democratici nel tempo si é spostato sempre piú a sinistra. Troppo, per me”. Per quanto riguarda le posizioni su gender, diritti, Gpa, “certamente sono posizioni che mi mettono in difficoltá – dice -. Quando si parla di diritti delle coppie che vengono prima di quelli dei bambini, pur essendo io molto aperta, non posso condividere”.

“Il mio disagio era del tutto evidente da tempo. A volte non prendevo parte alle votazioni per non essere costretta ad esprimermi in dissenso”, sottolinea Caterina Chinnici, che in riferimento alla sua candidatura per il Pd alla presidenza della Regione Siciliana, dice: “Altro elemento che mi ha portato a mettere in discussione la mia permanenza. Io da non iscritta avevo dato la mia disponibilitá a correre, ma poi non ho avuto nemmeno il supporto di tutto il Pd”. Ed alla domanda se é stato il ministro Tajani a convincerla, risponde: “Con lui ci conosciamo e stimiamo reciprocamente dal 2014. La nostra collaborazione é andata via via consolidandosi nel momento in cui é diventato presidente del Parlamento europeo. È stato sempre un rapporto di grande collaborazione, molto positivo e sí, ultimamente ci siamo parlati. Sono stati importanti i contatti sia con lui sia con la mia amica Rita Dalla Chiesa”.