Ignazio La Russa è l’esatto opposto di Sergio Mattarella. Catanese l’uno palermitano l’altro, tanto per cominciare. Sobrio, riservato, puntigliosamente rispettoso delle regole il presidente della Repubblica; esuberante, sanguigno, ai confini dell’irriverenza il presidente del Senato che sulla conduzione dei lavori in Aula, per carità, nessuno gli può obiettare alcunché ma su tutto il resto è sufficiente sfogliare le cronache che parlano da sole. La Russa esterna senza freno qualunque sia l’argomento, serio o faceto, dal dramma delle carceri alla riforma elettorale. Attacca il consigliere del Quirinale, Francesco Saverio Garofani, e polemizza con Rino Gattuso, ct della Nazionale. Si mobilita in difesa dei giornalisti Gedi, da applauso, ma poi esplode ad Atreju con un “me ne frego” che più fascista non si potrebbe (per altri sarebbe un insulto, lui se ne sente lusingato).

Potessero vederlo in azione, certi ex presidenti del Senato si rivolterebbero nella tomba. Se l’immagina qualcuno un Malagodi, o un Fanfani, o uno Spadolini che vanno in piazza a fare comizi oppure cantano “Oganga” con Karaoke Reporter? Mai nemmeno Schifani o la Casellati avevano interpretato il ruolo di seconda carica dello Stato con la gioia trasgressiva, dissacratoria del nostro Ignazio. Finora era sempre prevalsa l’idea che il supplente dovesse adottare lo stesso scrupolo del presidente in carica perché, specie a questi livelli, il galateo è sostanza. La Russa rompe la tradizione. Si ritiene libero di esprimere il proprio pensiero anche a costo di essere o di apparire schierato. All’incirca come quei magistrati che tirano da una parte o come gli arbitri di calcio che tifano per una squadra. Ciò suscita due riflessioni.

La prima: se La Russa fa La Russa, la colpa non è sua. Semmai è di chi ce l’ha messo. L’uomo non era uno sconosciuto. Anche prima che venisse eletto se ne potevano apprezzare pregi e difetti, la schiettezza temeraria e l’indole focosa, il gusto per la battuta ma anche il busto di Mussolini esposto in salotto. Eppure, nel segreto dell’urna, La Russa ha preso anche voti a sinistra e non solo renziani. Se di mostro si tratta, è un mostro con molti padri e madri. Né lui si sarebbe preso certe libertà se le opposizioni fossero insorte immediatamente, con fermezza, dopo le prime entrate a gamba tesa. Continua su Huffington Post