“Questa Palermo è perfino peggio di quella di Ciancimino, perché la speranza è andata perduta”. Lo scrittore Roberto Alajmo, intervistato da Live Sicilia, analizza il momento di una città allo sbando, in cui il sindaco è fuori dal tempo e dalla scena. Le ultime situazioni – dall’occupazione del Consiglio comunale da parte di alcuni dei partiti che lo sostengono (eccetto il M5s), al dibattito sul piano triennale delle Opere pubbliche, agli attacchi delle opposizioni – sembrano non riguardarlo più. Orlando interviene per dare accoglienza ai migranti e per poco altro. Il giudizio di Alajmo, che è stato suo amico e sostenitore, diventa tranchant: “Leoluca è stato la più grande delusione umana e politica della mia vita. E non posso nemmeno perdonarlo: si perdonano i nemici, gli amici mai”.

“Abbiamo fatto un bellissimo giro e siamo tornati al punto di partenza, forse peggio. Io una città così incanaglita non me la ricordo, nemmeno ai tempi pessimi di Ciancimino”, sentenzia lo scrittore. “Ho creduto in Orlando – ammette -. Mi cospargo il capo di cenere e per penitenza, al prossimo giro, prometto che non appoggerò nessuno”. La fiducia è ai minimi termini: “Neanche un superuomo ce la potrebbe fare, viste le condizioni di partenza. Vedo alcuni che potrebbero essere bravi sindaci e altri che, purtroppo, saranno ottimi candidati perché non hanno i voti”,

In effetti la battaglia sulla successione di Orlando prosegue. Pd e M5s faticano a trovare un accordo – che altrove è scontato – per la difficoltà a rimuovere le incrostature di un quinquennio in cui i Cinque Stelle sono sempre stati dall’altra parte della barricata. L’idea che una lista potrebbe essere capeggiata dal sindaco uscente a molti grillini fa accapponare la pelle, anche se dal primo incontro di ieri si intravedono degli spiragli. I nomi che circolano più frequentemente sono quelli di Massimo Russo, ex assessore alla Salute del governo Lombardo, e Pietro Grasso, ex presidente del Senato. Ci sarebbe pure Giampiero Trizzino, in quota Movimento. La partita potrebbe decidersi con le primarie.

La stessa soluzione che Matteo Salvini avrebbe individuato per il centrodestra, dove ci sono sette candidati in bilico e si fatica persino a organizzare una reunion con tutti i partiti. Dall’ultima sono rimasti fuori Saverio Romano e Totò Cuffaro, che qualcosina a Palermo ancora contano. La deadline per trovare un candidato comune è la fine di dicembre, come rimembra un attivissimo Vincenzo Figuccia: “Sono sicuro che sapremo fare sintesi, altrimenti come già anticipato dal nostro leader Matteo Salvini e come condiviso con il segretario regionale Nino Minardo, saremo costretti, come Lega, a proporre di organizzare le primarie”. E se gli altri non si trovassero d’accordo? Questa è un’altra storia tutta da scrivere. A differenza della storia degli ultimi dieci anni, ormai conclusa. Ad eccezione del completamento dei tram: quella sì, la vera prerogativa di Orlando per lasciare un segnale della sua visione.