Un partito, due linee. E nessuno che se ne stupisca. È quello che succede, sempre più spesso, dentro la Lega. Una divisione che taglia a metà il Carroccio, salviniani colpevolisti contro amministratori garantisti. Da una parte, cartelli in mano o microfono acceso, ecco il vicepremier Matteo Salvini con il côté vannacciano-sovranista. Dall’altra, i governatori del nord produttivo e gli esponenti della retroguardia bossiana. Una frattura, nota e già descritta, che sull’inchiesta milanese e sulla richiesta di dimissioni del sindaco Beppe Sala, riproduce la fisionomia di un partito conteso tra due posture differenti. Continua su Huffington Post
