“Il tavolo del centrodestra a Roma ha trovato la sintesi sul candidato a sindaco di Messina”. Gianfranco Micciché lo dice senza fare nomi, ma è già qualcosa. Il vertice di ieri fra Salvini e i partiti siciliani di centrodestra – non tutti per la verità – ha dato un primo verdetto. Ossia la convergenza attorno a un candidato (quasi) unitario nella città che andrà al voto per eleggere il successore di Cateno De Luca (e che dovrà scontrarsi con la proposta di De Luca, cioè l’ex direttore generale del Comune di Messina, Federico Basile). Si tratta del soggetto attuatore contro il dissesto idrogeologico della Regione siciliana, il “tecnico” Maurizio Croce. Molto vicino a Beppe Picciolo, esponente di Sicilia Futura (lo stesso movimento da cui provengono i neo forzisti D’Agostino e Tamajo all’Ars), ma a quanto pare assai gradito anche alla famiglia Genovese. Ha i connotati di un esperimento marcatamente centrista e trasversale.

Più sfumati i contorni che riguardano, invece, la proposta per le Amministrative di Palermo. All’incontro che si è tenuto negli uffici di Salvini, in Senato, hanno partecipato anche il segretario regionale del Carroccio (nonché ideatore di Prima l’Italia) Nino Minardo; Gianfranco Micciché e Licia Ronzulli per Forza Italia; Saverio Romano, responsabile del Cantiere Popolare, oltre a Roberto Di Mauro, delegato da Raffaele Lombardo, e Antonio De Poli, vicesegretario nazionale dell’Udc. Il commento più entusiasta è di Micciché: “Sono molto soddisfatto della riunione di oggi in cui è emersa l’assoluta voglia di stare uniti, per non gettare alle ortiche la possibilità palese di vincere le elezioni sia a Palermo che a Messina. Nel giro di pochissimi giorni verrà trovata l’intesa”, ha dichiarato il commissario di Forza Italia. In serata è intervenuto anche Romano, il quale ha riferito che “lavoriamo per candidature che siano espressione di tutti i partiti che compongono la coalizione, incluso Fratelli d’Italia”.

Ma il lavoro è un lungo lavorio che prevede, da parte di tutti i presenti, l’impegno immediato a far ritirare tutte le candidature in campo (“Altrimenti è sconfitta certa”, ammonisce Salvini). E poi, a ruota, il tentativo di coinvolgere il partito della Meloni e lo stesso Musumeci, con i quali, però, la convergenza è molto più complicata. Prevede, infatti, di dover giocare allo stesso tavolo delle Amministrative anche la partita della Regionali, come si è lasciato scappare Ignazio La Russa: “Non capisco come si possa parlare di Palermo, delle amministrative, senza parlare della Regione dove, ma forse non se lo ricordano, si vota dopo due mesi. Non c’è uno senza l’altro – ha spiegato il dioscuro della Meloni – le due partite sono collegate”. Anche Totò Cuffaro ha toni un po’ dimessi: “Culturalmente non sono mai contro nessuno e da buon democristiano non metto mai veti incrociati e neppure liberi. Per Palermo vorrei lavorare, se qualcuno mi ascoltasse, per unire tutta la coalizione e far sì che possa vincere; però, purtroppo, credo che non siamo sulla buona strada”.

Nel capoluogo si lavora attorno a due ipotesi: la prima è convergere sull’ex rettore Roberto Lagalla, che alcuni giorni fa ha lasciato la giunta regionale e si è candidato nelle vesti di “homo civicus”. Lagalla, però, ha una tessera di partito in bella vista – quella dell’Udc – ed è impegnato a smussare alcune resistenze. In primis quella dello stesso Romano, che nei mesi scorsi ha accolto con assoluta freddezza il cambio di casacca dopo l’elezione ottenuta all’Ars nella lista dei Popolari e Autonomisti. Per evitare prevedibili imbarazzi, un incontro fra Salvini e gli esponenti dell’Udc (il segretario nazionale Cesa, l’assessore Turano e lo stesso Lagalla) si è tenuto martedì pomeriggio. E, secondo alcuni addetti ai lavori, avrebbe fatto segnare passi avanti. Un pezzo della Lega, capitanato da Luca Sammartino, spingerebbe per questa soluzione allo scopo di compattare il fronte coi centristi ed emarginare sempre più Musumeci e Meloni (che continuano a spingere per la Varchi).

Il piano-B del centrodestra, invece, porta dritto all’ex presidente dell’Ars, Ciccio Cascio, offerto da Forza Italia alla coalizione. A quel punto, però, si porrebbe la questione di spacchettare l’offerta e tenere fuori l’Udc, dal momento che Lagalla, avendo rassegnato le dimissioni da assessore, non può più ritirarsi dalla partita. Restano sullo sfondo il leghista Francesco Scoma e l’autonomista Totò Lentini, che ha già inaugurato il proprio comitato elettorale. Qualunque piega assuma la contesa, la Lega sarebbe comunque in pole position per indicare il prossimo candidato alla presidenza della Regione. Si tratta soltanto di posticipare la “decisione” (già anticipata da più fronti e, soprattutto, da Salvini) al termine dell’eventuale ballottaggio, previsto per il 26 giugno. Per dare, eventualmente, anche a Fratelli d’Italia il tempo di riflettere sulla questione. Durante la registrazione della trasmissione di Telecolor ‘Il Punto’, che andrà in onda domenica prossima, l’europarlamentare Raffaele Stancanelli s’è detto certo che il centrodestra rimarrà unito. Con Musumeci, al momento, non è possibile. Delle due l’una.