Nel “cerchio magico” di Musumeci inizia a serpeggiare una tensione evidente. Tra i più nervosi l’assessore Ruggero Razza, che abbandona l’apparente perbenismo e si scaglia sul presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, che su Repubblica aveva ribadito la propria contrarietà al bis dell’uscente: “Se c’è una sola parola che non si può utilizzare nei confronti del presidente Musumeci, fino a considerarla infamante e diffamatoria, è proprio ‘sleale’ – spiega Razza, con toni che tradiscono rabbia e disperazione -. In cinque anni, senza un solo giorno di crisi, non c’è alleato che non abbia avuto il pieno rispetto dei patti, perché pochi uomini politici hanno il senso della parola come il presidente della Regione. Semmai la lealtà non sempre è stata ricambiata, persino da chi ha incassato nomine concordate ed il giorno dopo votato norme blocca nomine”. Il riferimento di Razza, che a giorni dovrà rinunciare all’impero coltivato scrupolosamente in questi anni, è alla legge votata dall’Ars – e dal suo stesso partito, Diventerà Bellissima – che vieta le nomine negli ultimi sei mesi della legislatura. Una norma che ha bloccato il turnover anche ai vertici delle aziende sanitarie.

“Ormai è chiaro a tutti che quella di Miccichè è una vera e propria ossessione, che fa male a tutta la coalizione – ha detto ancora Razza -. Al contrario, dal presidente Musumeci non è mai nata alcuna polemica, essendosi fatto interprete più di tutti della unità del centrodestra. Miccichè, la stessa persona che ha parlato di miglior governo della Sicilia solo pochi mesi fa, non parla di risultati del governo, che sono stato copiosi e significativi. Non parla di niente che riguardi i siciliani. L’unico suo problema è meramente un costante attacco alla persona. Gli chiediamo maggiore equilibrio e cerchi di essere più rispettoso anche di Giorgia Meloni e di chi, come Ignazio La Russa, ha lavorato fin dal primo istante per l’unità della coalizione”.

Razza, a cui Micciché si è pentito amaramente di aver ceduto l’assessorato alla Salute, finisce subito nel mirino di Forza Italia. Tommaso Calderone, capogruppo degli azzurri all’Ars si dice “sbalordito” per le dichiarazioni dell’assessore, specie sulla questione del “blocca nomine”: “Forse è proprio qui che si annida il vero problema. Abbiamo evitato che si facesse shopping elettorale sei mesi prima del voto. Bisognava garantire la libertà di voto di milioni di siciliani. Se sarà il caso, parleremo di cosa è avvenuto a margine della votazione del blocca nomine. Il presidente Micciché non ha nessuna ossessione, o forse sì, ma solo dei buoni principi, della buona politica e del rispetto degli alleati. Legga il collega avvocato Razza la storia personale e politica di Gianfranco Miccichè. Sulle difficoltà di relazioni con il presidente Musumeci – aggiunge Calderone – parla la storia di questi cinque anni e dei rapporti che quest’ultimo ha intrattenuto con i partiti. Il presidente Musumeci ha parlato forse solo con gli assessori, mai con i partiti. Con Forza Italia non lo ha certamente fatto, o non lo ha fatto nei modi e nei termini che la buona politica richiede”.

Anche Mancuso, vicecapogruppo di FI all’Ars, dichiara che “è sleale quanto affermato dall’assessore Razza in merito all’operato del presidente Gianfranco Micciché. La mia è una constatazione oggettiva, frutto di cinque anni di atti parlamentari, di buona tenuta dell’Assemblea e della partecipazione di tutti i gruppi parlamentari, riconducibile solo ed esclusivamente al presidente dell’Ars. Tutto ciò è stato infatti possibile grazie al suo sapiente lavoro di cucitura e dialogo. E meno male direi, visto il comportamento poco morbido, anzi alle volte ostile di Nello Musumeci verso l’Aula. L’allarme lanciato da Razza è privo di fondamento, specie alla vigilia di una fase organizzativa dei partiti, per garantire alla Sicilia un clima politico più stabile. Purtroppo per qualcuno, non sempre è possibile puntare ai ruoli da protagonista. Occorre avere il garbo e il buonsenso di comprendere che si può fare un ottimo lavoro anche dalle retrovie, senza per forza essere una primadonna”.