“Onestà-tà-tà”. Lo slogan sul quale hanno strombazzato per dieci anni i discepoli di Beppe Grillo è diventato lo stendardo che Nello Musumeci ha impugnato ieri allo Spasimo per riproporre la propria candidatura a Palazzo d’Orleans. “Se gli alleati credono che io sia uno del clan dei corleonesi, allora faccio un passo indietro…”, ha detto enfatizzando fino al paradosso la sua immagine di “fascista per bene”. Ma non basta essere onesti e timorati di Dio per governare una Regione che ha fame e sete di progetti, di sviluppo, di idee, di rotture, di rivoluzioni. Musumeci è stato un presidente “rigido, molto rigido”, a tratti persino pavido, ma non ha varato una sola riforma, non ha saputo dialogare con gli alleati, ha affidato l’amministrazione della cosa pubblica a un bullo, arrogante e narciso, che ha creato solo disastri. E’ stato onesto sì. Onesto e nulla più.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Il governatore dell’onestà-tà-tà
nello musumeciregione siciliana
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