“Arrivato da Roma l’ok all’accordo spalma-disavanzo in 10 anni, che mette una grossa toppa alla cattiva amministrazione regionale e ci salva, di fatto, dalla bancarotta sicura cui il governo Musumeci ci stava spingendo con la sua inerzia. Non è da sottovalutare, infatti, che la giunta regionale ci ha messo più di un anno per approvare la lista degli impegni chiesti da Roma per concedere la dilazione, rischiando di far saltare l’intesa”. Lo affermano i deputati del M5S all’Ars.

Il Consiglio dei Ministri, pertanto, mette la parola fine alla telenovela dopo aver ricevuto l’impegno, da parte della Regione, a ridurre la spesa corrente da qui al 2029. L’accordo verrà ratificato questa sera e l’Ars, da lunedì prossimo, potrà approvare l’esercizio provvisorio, rimasto in ghiaccio per quasi tre settimane. “L’auspicio – afferma il capogruppo Giovanni Di Caro – è che ora Musumeci e il suo staff cambino passo e comincino a lavorare sin da subito per concretizzare gli impegni assunti, alcuni dei quali sono veramente importanti per il futuro dell’isola. Ci riferiamo, solo per fare qualche esempio, al completamento delle procedure di liquidazione delle partecipate in via dismissione, alla riduzione dei centri di costo, alla riduzione delle spese per le locazioni passive, alla riduzione degli organici dirigenziali e all’adeguamento tempestivo a quanto deciderà la corte Costituzionale in materia di riduzione dei vitalizi”. “Musumeci – conclude Di Caro – ha esautorato e privato l’assemblea regionale del diritto di indirizzo, ma sul controllo dell’attuazione degli impegni presi non faremo sconti”.

“Ancora una volta, pur in un momento particolarmente complesso, il governo nazionale ha dimostrato grande senso di responsabilità andando incontro alle esigenze della Regione Siciliana con l’accordo per il ripiano pluriennale del disavanzo 2018. Adesso il governo Musumeci non ha più alibi, presenti il bilancio di previsione 2021/2023 ed attivi un programma urgente di riforme strutturali per la riqualificazione della spesa e per investimenti produttivi”. Lo dice Giuseppe Lupo, capogruppo PD all’Ars.

Nell’accordo firmato dai presidenti Conte e Musumeci, si legge, all’articolo 1, che “la Regione si impegna a realizzare per gli anni dal 2021 al 2029 riduzioni strutturali degli impegni di spesa corrente, rispetto a quelli risultanti dal consuntivo 2018, in misura non inferiore alla riduzione totale della spesa corrente indicata per ciascun anno nella tabella allegata” (si va dai 40 milioni di risparmio per l’anno 2021 ai 300 del 2029); mentre, all’articolo 2, si specifica che “la Regione si impegna ad adottare interventi di riduzione della spesa corrente attraverso provvedimenti legislativi e/o amministrativi regionali”. La mancata osservazione di questi due articoli, determinerebbe il venir meno del “regime di ripiano pluriennale del disavanzo”. Fra le promesse “scippate” a Musumeci, anche la garanzia che il periodo di esercizio provvisorio terminerà entro e non oltre il 28 febbraio.

Il lungo elenco dei “compiti per casa” contempla tredici punti, fra cui: la riduzione dei vitalizi dei deputati regionali, delle misure di razionalizzazione delle partecipazioni societarie, il completamento e la definitiva chiusura delle procedure di liquidazione coatta delle società partecipate e degli enti in via di dismissione, l’incremento del lavoro agile e la riduzione del trattamento accessorio del personale (anche dirigenziale), la riorganizzazione della struttura amministrativa, la riforma dei consorzi di bonifica e dei forestali, la riduzione di spesa per locazioni passive. E prevede anche di “eliminare le distinzioni tra la prima e la seconda fascia dei dirigenti di ruolo, superare la terza fascia dirigenziale avente natura transitoria con l’inquadramento nell’istituenda unica fascia dirigenziale, agli esiti di una procedura selettiva per titoli ed esami”.