Non è neppure la Regione dei lavori in corso, dove si esibisce il cartello “work in progress” in attesa di buone nuove. Quella di Renato Schifani, semmai, è la Regione dei rattoppi, dove l’agenda politica è dettata da un climax umorale che un giorno impone di fare la guerra a quei cattivoni di Anas, in ritardo coi lavori sulla Palermo-Catania; e quello dopo consiglia di sostituirsi al Codacons per difendere i siciliani dalle tariffe aeree fuori controllo. Verrebbe da chiedersi perché i politici se ne accorgano a corrente alternata, visto che si tratta di questioni ataviche. Scherzi della propaganda.

Anche se il governo Schifani ha da poco festeggiato i 150 giorni di vita (la giunta è in carica da un po’ meno rispetto al presidente) e non avrebbe bisogno di propaganda sterile, bensì di lavorare e costruire il futuro di questa terra. Invece basta un’occhiata all’ordine del giorno della giunta di ieri per capire quali sono le priorità: il rinnovo ai vertici del Cefpas, ossia il centro di formazione sanitaria che è stato il fiore all’occhiello della gestione di Ruggero Razza; o il cambio alla guida del dipartimento Pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute, dove da qualche settimana – cioè dall’addio di Mario La Rocca – si cerca un sostituto all’altezza, che accompagni l’assessore Volo in una mansione che si sta rivelando più complicata delle attese. E poi, ancora: il contributo delle spese di funzionamento dell’Arpa, il piano triennale per il conferimento d’incarichi connessi al Pnrr, l’estensione degli stati d’emergenza per le calamità naturali.

Cose importanti, per carità. Ma parecchio distanti dal sentiment dei siciliani, che dalla politica non si aspetta solo sostegni economici (quando necessari), ma soprattutto visione e prospettiva: due cose che mancano. La distanza col mondo reale è siderale, anche se ogni tanto Schifani prova a colmarla con questi richiami alla vita di tutti i giorni, a partire dal caro voli, che rappresenta il cuore e la sostanza degli incontri bilaterali con gli alleati di governo. Indovinate qual è stato il tema affrontato con Annalisa Tardino, neo segretario regionale della Lega, mentre a Catania incendiava la polemica che rischia di disintegrare l’unità della coalizione? Beh sì, il caro voli. “Dal primo giugno – ha ribadito Schifani in questi giorni – partiranno i collegamenti da Catania e Palermo verso Milano e Roma gestiti da Aeroitalia, che ha già venduto 3-4 mila biglietti a tariffe eque. Finalmente ci sarà un terzo vettore che rompe il cartello che ho denunciato all’Antitrust”.

E ancora: “E’ inconcepibile che una società a capitale pubblico come Ita, ricapitalizzata dallo Stato e dunque dai cittadini per 700 milioni a copertura delle perdite accumulate, mi abbia risposto dicendomi che devono obbedire alle logiche di mercato. Se pensano che far pagare a un siciliano 400 euro per raggiungere Roma stia in una logica di mercato si sbagliano”. Ma cos’ha fatto materialmente la Regione in questi mesi? Ha attaccato le compagnie aeree e incaricato un pool di avvocati di presentare denuncia all’Antitrust e superare il presunto duopolio Ita-Ryanair. I risultati sono prossimi allo zero: sia a Natale che sotto Pasqua l’ex Alitalia ha garantito un aumento delle frequenze (così Schifani eviterà di rientrare a Palermo via mare, come accaduto a dicembre) ma i prezzi rimangono esorbitanti. Continuarne a parlare con questa insolenza ha solo reso più amaro il sapore della beffa.

L’altra battaglia campale è contro Anas, che gestisce la A19 Catania-Palermo. Mentre sulla Palermo-Messina e sulla Catania-Messina, entrambe indecenti ma di competenza del Cas (azienda partecipata dalla Regione), tutto prosegue come sempre. L’ultima iniziativa capeggiata da Schifani, che ha trovato la sponda di Matteo Salvini – occhio a quest’asse, che a partire dalla storia del Ponte si sta cementando – riguarda il commissariamento dell’A19 “per accelerare i cantieri”. “Ritengo che un commissario, senza necessità di poteri “modello Genova” perché si tratta di opere di manutenzione ordinaria e straordinaria, sia la figura che possa meglio vigilare sul rispetto dei tempi e sull’andamento dei lavori – ha detto il presidente della Regione -. Abbiamo necessità di accelerare e recuperare un gap che risale agli anni pregressi e risolvere un enorme problema che pesa come un macigno nel collegamento tra queste due aree metropolitane della Sicilia. A Roma devono capire che è finita l’epoca di trattare la Sicilia come il Nord Africa”. A tratti sembra di risentire Musumeci.

Ma è sulle questioni più attuali che Schifani è assente. Anche se la variante dei rattoppi è quella dei nastri. Nel giro di poche settimane il nuovo governatore ha potuto presentare al mondo i nuovissimi Pronto soccorso del Policlinico di Palermo e del Garibaldi di Catania, ma nel frattempo non è riuscito a evitare una feroce protesta di laboratori analisi e ambulatori specialistici che dopo una serrata di quattro giorni e le mancate convocazioni dell’assessore Volo, minacciavano – ma adesso la protesta è parzialmente rientrata – di incrociare le braccia dal 31 marzo fino a data da destinarsi. “L’assessore non ci ha nemmeno convocati”. A questa voce, preoccupata e a tratti sguaiata, Schifani ha scelto di non dare troppa retta: “L’obiettivo del mio governo – ha annunciato durante l’ultima inaugurazione – è proseguire in questa azione di riforma della sanità pubblica, dando una particolare attenzione alle strutture di pronto soccorso. Con l’assessore Volo lavoriamo sulla pianificazione per utilizzare nei tempi richiesti le risorse del Pnrr al fine di aumentare i presidi sul territorio e di dare risposte sempre più efficienti all’utenza, poiché la sanità è un bene di tutti con una funzione essenziale, sia quando è svolta dal pubblico sia quando interviene il privato. In questo percorso – è il monito – non ci faremo condizionare dalla piazza: ascolteremo, verificheremo, guarderemo con attenzione, ma dobbiamo potenziare il servizio sanitario regionale pubblico per non essere schiavi di nessuna protesta”.

Un altro messaggio sibillino alle 1.800 strutture convenzionate che minacciano di tirarsi fuori, lasciando scoperto l’80 per cento delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario regionale. Ma anche ai precari del Covid, che a diverse latitudini chiedono un cenno d’attenzione da parte della politica. Solo qualche settimana fa gli esponenti di Fratelli d’Italia avevano invocato proroghe e stabilizzazioni. Ora, convinti da Schifani, si sono rifugiati in dichiarazioni più prudenti: l’unica facility sarà un punteggio aggiuntivo in sede di concorsi. Più che pensare alla sanità o alle riforme di settore che la Sicilia meriterebbe (a partire da Turismo, Forestali e Consorzi di Bonifica), più che rimediare alle pessime scelte in materia di dirigenza pubblica (dove continuano le nomine “sospette”) o sollevare il velo sugli scandali che hanno debilitato l’immagine pubblica della politica, Schifani si diletta con l’ultimo passatempo: le candidature. La ricerca di una quadra per il Comune di Catania. E soprattutto il rilancio di Forza Italia, dove l’obiettivo è non sfigurare rispetto alla stagione del suo nemico storico.

E’ per archiviare Micciché che ha messo alla guida degli azzurri il fedelissimo Marcello Caruso, col placet rassegnato di Silvio Berlusconi; ed è proprio per celebrare questa nuova fase che il governatore s’è recato all’Hotel Nettuno di Catania, dove ha tenuto a battesimo volti vecchi e nuovi alla disperata ricerca di unità e approvazione: “Nel partito apriamo la stagione delle regole. Nessuno scavalcherà nessuno per volontari del coordinatore regionale o di chissà chi. Da capogruppo Pdl al Senato ho fatto così”, ha detto un nostalgico Renato. Che poi ha rassicurato pure gli alleati, essendo lui il garante dell’unità della coalizione anche alle Amministrative: “Noi dobbiamo guardare avanti con serenità e con calma per potere ricondurre tutti allo stesso tavolo e fare in modo che si eviti una divisione che gli elettori di centrodestra non meritano”. C’è tempo per disquisire di tutto, anche dell’aria fritta. Ciò che manca è un vero scossone per governare. Per dare alla Sicilia una possibilità che vada oltre il proprio naso.