Nei Centri per l’Impiego di Sicilia lavorano già 1.500 dipendenti, una buona fetta del totale (sono 8.100 in tutta Italia). Ma è un numero destinato a crescere. Il perché è figlio di tre parole: reddito-di-cittadinanza. L’introduzione del sussidio, che nelle intenzioni del Movimento 5 Stelle vuole essere uno strumento a supporto delle politiche attive del lavoro, ossia una sorta di incentivo a sviluppare dal basso una richiesta, porterà in dote a questi centri – malfunzionanti – ulteriore personale. L’Anpal, l’agenzia del Ministero del Lavoro che si occupa della selezione dei “navigator”, ha comunicato alla Regione Sicilia che c’è posto per 429 tutor. Non solo: il rafforzamento dei centri per l’impiego, che passa da una precisa strategia del ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, prevede anche la possibilità di assumere altre figure. Non saranno “navigator” ma daranno un contributo: 111 verranno selezionate quasi subito, con dei contratti di consulenza a carico di una società esterna (non saranno assunti direttamente dalla Regione), grazie alle risorse accantonate con il Jobs Act; 277 dovrebbero firmare entro l’estate, grazie ai fondi accordati alla Sicilia con la ultima Legge Finanziaria nazionale. Sono in arrivo circa 800 nuovi posti di lavoro.

I potenziali “navigator” dovranno attendere qualche mese in più. Il primo passo compiuto da Anpal è aver comunicato alla Regione la loro dislocazione territoriale: 125 andranno a Palermo, 100 a Catania. E così via, fino ai 13 destinati alla provincia di Enna. Anche se, ci tiene a precisare l’assessore al Lavoro Antonio Scavone, questa dislocazione potrebbe subire delle modifiche, in funzione dell’attuale situazione degli uffici. Se a Enna tutto dovesse funzionare alla grande – è il principio – qualcuno potrebbe essere smistato altrove. Ma l’aspetto più incerto della vicenda sono i tempi: non è ancora chiaro quando i “navigator” potranno entrare a regime e prendere posto nei Centri per l’impiego. Si spera di farlo entro l’estate, ma non è così scontato. Occorre una procedura di selezione, che verrà stabilita da Anpal: il concorso dovrebbe prevedere una serie di domande a risposta multipla. E non ci saranno corsie preferenziali: gli ex sportellisti multifunzionali, che devono il loro declino lavorativo allo sconquasso della Formazione Professionale, non avranno corsie preferenziali. Lo ha detto Scavone: “Se nella selezione dei navigator serve la laura e gli sportellisti non ce l’hanno, non si può derogare”.

La Sicilia è la seconda regione, in termini numerici, nell’assegnazione di nuove figure. Fa meglio solo la Campania, con 471. All’inizio ce ne sarebbero toccati mille – lo aveva promesso di Maio nel corso di un incontro coi lavoratori martoriati di Termini Imerese – ma poi le stime del governo sono state rivuste (si è passati da 6mila a 3mila su scala nazionale). I numeri comunicati da Anpal non dipendono dalle domande per il reddito di cittadinanza inoltrate sin qui (i termini sono ancora aperti e la Lombardia è in testa), ma dai “nuclei potenzialmente beneficiari”, cioè le famiglie che nell’ultimo rilevamento avevano un indicatore Isee (reddito e patrimonio) al di sotto della soglia minima fissata per ottenere il reddito (9.360 euro). Siamo la seconda regione più povera, anche se non sarà certo la presenza dei “navigator” a risollevare le sorti dell’Isola. I contratti, stando alle prime indicazioni del Ministero, dureranno un paio d’anni. Inoltre, si legge nel decretone appena approvato in Parlamento, i “navigator” non avranno il compito di proporre un lavoro ai percettori del reddito di cittadinanza (alla terza rinuncia scatta la sospensione del “privilegio”) ma affiancheranno gli operatori già presenti nei Cpi, “al fine di assicurare l’uniformità dei servizi sul territorio”.

Eseguita la mappatura e stabiliti i criteri di selezione, per coloro che finiranno fuori dalla prima scrematura, ma tuttavia hanno voglia di concorrere per un posto al sole, resta una opportunità. Il Ministero, infatti, ha sancito che nella fase 2, le Regioni potranno scegliere se ottenere più risorse, ad esempio per potenziare i sistemi informatici presenti nei Centri per l’impiego (che in Sicilia sono assai obsoleti), o investire su nuovo personale: “A noi serviranno entrambi – si è affrettato a dire l’assessore Scavone – Ma questo è un problema che affronteremo più avanti”. Resta un dubbio atroce: davvero i nuovi tutor saranno al riparo da potenziali fregature? Alimentare il business dei “navigator”, con un contratto di collaborazione su base biennale, senza un impegno chiaro – da parte dei due governi – a stabilizzarli, lascia intravedere all’orizzonte nuovi spiragli di precariato. Per come è ridotta la Sicilia se ne farebbe volentieri a meno: “Piuttosto che aprire le porte all’arruolamento di nuovo precariato – ha commentato ancora Scavone – bisogna stabilizzare i vecchi contrattisti in attesa”. Bisognerebbe farlo a partire dagli ex sportellisti multifunzionali (quelli “storici” sono meno di un migliaio) che nelle scorse settimane hanno avuto i primi contatti con l’assessore regionale, da poco subentrato alla Ippolito in quota “autonomisti”, e ottenuto un impegno a incontrarli.

Si tratta di lavoratori che non godono più di alcun sostegno al reddito, il cui ultimo giorno di lavoro risale al 9 aprile 2015. “Famiglie – ha scritto su Facebook Adriana Vitale, portavoce di queste istanze – che rischiano di perdere la loro casa e ingrossare gli invisibili senza tetto che popolano i portici delle città siciliane. Chiediamo con forza al governo nazionale, al governo regionale, ai deputati nazionali e regionali di essere consequenziali alle promesse, alle leggi, alle risoluzioni, alle note di solidarietà, alle parole spese a sostegno della categoria. Chiediamo, subito dopo l’assegnazione delle risorse nazionali per il piano di potenziamento dei Centri per l’impiego, l’applicazione delle norme a tutela”. Si tratta di “figure a suo tempo riqualificate con risorse pubbliche e utilizzati per più di un decennio nella pubblica amministrazione in appoggio ai Centri per l’impiego in tema di politiche attive. I lavoratori non chiedono un sussidio, ma lavoro vero e duraturo nel rispetto della loro dignità professionale e contrasteremo qualsiasi forma d’infiltrazione esterna che possa pregiudicare un percorso già delineato”. Per impedire l’ennesimo bluff, occorre partire dalle cose concrete. Dando una risposta seria, ad esempio, a questa gente rimasta a spasso.