Ventidue milioni di euro persi per una pec inviata in ritardo. È così che l’Arnas Civico di Palermo si è vista sfumare la possibilità di riqualificare reparti, acquistare apparecchiature elettromedicali e digitalizzare i propri servizi. Il bando regionale – finanziato dal FESR 2021-2027 per un totale di 53 milioni – aveva fissato la scadenza alle ore 12 del 23 gennaio 2025. L’azienda ha inviato la domanda il giorno dopo. E i cinque progetti, dal valore complessivo di oltre 22 milioni, sono stati dichiarati irricevibili. La vicenda, riportata da Repubblica, è delineata in un decreto firmato a fine giugno dal dirigente generale Salvatore Iacolino, che ha fatto il punto sulle istanze presentate dalle aziende sanitarie siciliane: tutte ricevibili, tranne tre. Tra queste, i progetti del Civico.

Una svista clamorosa, che impedisce l’ammodernamento della Rianimazione, la riqualificazione del padiglione destinato alle Malattie infettive, il rinnovo delle sale parto di Ostetricia e Ginecologia, la sostituzione di attrezzature elettromedicali ormai obsolete e l’implementazione del processo di digitalizzazione. Nessuno, dall’azienda, ha ritenuto di dover spiegare l’errore. Per ora, silenzio.

Ma non è un caso isolato. L’ennesima pagina storta sotto la direzione generale di Walter Messina, messo a capo dell’Arnas Civico da questo governo regionale nonostante un curriculum segnato da più di un’ombra. Messina, infatti, è stato commissariato due volte alla guida di un’altra grande azienda ospedaliera, il Villa Sofia-Cervello: la prima volta dall’assessore Ruggero Razza, la seconda dalla sua erede, Giovanna Volo. Anche in quel caso per non aver saputo spendere risorse comunitarie. Nonostante questo, è stato promosso alla guida di una delle aziende più grandi e delicate della Sicilia.

E il suo insediamento al Civico non ha tardato a produrre effetti. Uno dei primi atti è stato il demansionamento della dottoressa Desirée Farinella, direttore sanitario dell’ospedale dei Bambini, ritenuta colpevole delle criticità segnalate da una madre sul reparto di Nefrologia pediatrica. Peccato che le risultanze ispettive del Dasoe (il dipartimento Attività sanitarie dell’assessorato della Salute) “non prospettavano responsabilità individuali bensì di sistema”. Ma serviva un capro espiatorio. E così, in modo immotivato, è stata punita. Una vicenda che ha poi innescato un’indagine per tentata violenza privata a carico del deputato di Forza Italia Gaspare Vitrano, che avrebbe “suggerito” alla dottoressa di prendersi una malattia strategica per spegnere la polemica. Una pressione indebita, secondo la Procura.

In un contesto in cui le aziende sanitarie sono chiamate a spendere milioni di euro di fondi europei e a potenziare i servizi per cittadini sempre più sfiduciati, affidare la guida del “Civico” a un manager già protagonista di più di una débâcle appare come una scelta discutibile. E oggi si iniziano a pagare le conseguenze. La digitalizzazione può attendere. I reparti, pure. Ma la responsabilità no.