Quando hanno insediato Marcella Cannariato nel Consiglio di indirizzo del Teatro Massimo, il Presidente della Regione e il Sindaco di Palermo, sapevano perfettamente quale fosse la caratura politica e culturale della signora Dragotto. Sapevano che non aveva mai varcato la soglia di un conservatorio, che non aveva specifici titoli accademici, che non vantava pubblicazioni all’altezza dell’incarico. Era semplicemente una signora che ostentava la propria ricchezza, che organizzava cene e feste per politici e uomini di mondo, e che all’un tempo grattava contributi a destra e a manca in base al principio che la beneficenza è bella soprattutto se fatta con i soldi degli altri. Ora che la Procura ha smascherato le magagne, Schifani e Lagalla invitano la Cannariato al passo indietro. Ma sono stati loro a trasformare il Teatro Massimo nell’ultimo rifugio dei pagnottisti.