Il peso della Lega su Musumeci

Il deputato Nino Minardo è transitato a novembre da Forza Italia alla Lega. Grazie a lui il Carroccio approda all'Ars

Ora che la Lega, in Assemblea regionale, c’è entrata per davvero, un paio di valutazioni sono d’obbligo. La prima riguarda i rapporti con l’esecutivo di Nello Musumeci, che per lunghi tratti, anche di recente, aveva provato a trattare con Salvini per “appaltare” il Carroccio nell’Isola. Nel suo comunicato stampa, il senatore Stefano Candiani spiega che “vogliamo essere stimolo” nei confronti del governo “con tutta una serie di proposte”. La seconda riflessione, invece, va fatta sui rapporti con gli alleati, Forza Italia in primis. Nell’operazione targata Minardo, infatti, gli azzurri perdono un altro deputato della folta schiera iniziale – il presidente della terza commissione, Orazio Ragusa – e la cosa non può aver fatto felice Gianfranco Micciché, commissario regionale del partito di Berlusconi. A svelare gli arcani è proprio Nino Minardo, il deputato modicano che è transitato da Forza Italia alla Lega a metà novembre e già si ritrova protagonista di una manovra storica, che per la prima volta porta il Carroccio a palazzo dei Normanni.

Onorevole, quando lei passò alla Lega si disse che Miccichè l’aveva presa più o meno bene. La sua presenza, infatti, avrebbe garantito una distensione nei rapporti con la Lega, che fino a quel punto erano stati impossibili. Ma adesso Lei gli ha sfilato un altro deputato…

“Quando si valuta un singolo caso – vale per Ragusa e per tutti gli altri – bisogna vedere il tipo di disagio, politico e personale, che quella persona ha col proprio gruppo di appartenenza. Non prendiamo la gente con la forza…”.

Ma il percorso con Forza Italia va avanti?

“Oggi più di ieri, ribadisco con convinzione che il centrodestra è vincente solo se è unito. E in Sicilia non può prescindere da Gianfranco Micciché, che oltre a essere una persona che stimo, è un indiscusso protagonista della vita politica siciliana. Il ragionamento con Forza Italia prosegue. Il centrodestra in Sicilia ha sempre fatto squadra e io, anche se sono l’ultimo arrivato, proverò a dare il mio contributo”.

Senta, torniamo alla prima questione. La Lega non è all’interno della compagine di governo. Quale sarà il vostro ruolo in Assemblea e il vostro rapporto con Musumeci & soci?

“Il confronto con la maggioranza e col governo dovrà avvenire sui temi. Non ci interessa la singola posizione. In seguito si vedrà se la Lega si vedrà riconoscere qualcosa, oppure no. Ora le priorità sono altre”.

Secondo Lei come sta la Regione siciliana?

“Un po’ meglio di come stava col precedente governo, ma non benissimo. Per questo è necessaria un’azione di rilancio. I temi sono i soliti: infrastrutture, fondi strutturali, agricoltura, continuità territoriale, mondo del lavoro, economia in genere. Su questo ci confronteremo. Anzi, le dirò di più: stiamo preparando un manifesto programmatico con le proposte della Lega, che illustreremo nel corso di una assemblea che si terrà prossimamente alla presenza di Matteo Salvini. In quella sede faremo le nostre proposte. Se il governo vorrà sposare questi temi, potremo sederci e discutere di tutto il resto, compreso un eventuale sostegno e la nostra partecipazione in giunta”.

Ci faccia capire: non è che la Lega si appresta a diventare un problema? La governabilità in questi due anni non è stato il pezzo forte di Musumeci e della sua coalizione…

“Cercherò di essere più chiaro: all’Ars le Lega nasce soltanto ieri. Ma è il partito di riferimento del centrodestra, e poiché in Sicilia governa il centrodestra, non ci sentiamo all’opposizione ma in maggioranza. Però non bisogna mai dare nulla per scontato. Vogliamo che la nostra presenza sia organica, si noti, e il modo migliore è risolvere i problemi insieme”.

Quindi Musumeci può stare tranquillo.

“Il nostro obiettivo è migliorare l’azione politica della maggioranza. Ma per farlo occorre cambiare passo. Condizionare allo scopo di migliorare, per me, è un fatto positivo e non può rappresentare un problema. Per quanto riguarda Musumeci, non credo che possa essere dispiaciuto del fatto che un partito di maggioranza relativa del centrodestra, sia presente in assemblea. Lui stesso, a piazza San Giovanni, disse che era contento di governare in Sicilia con la Lega…”.

Da quanto tempo lavora alla formazione di questo gruppo?

“Dal giorno prima che aderissi alla Lega. Il partito aveva già quest’obiettivo che io ho pienamente condiviso. In queste settimane ho fatto un lavoro di interlocuzione che ha portato al risultato di ieri. L’ho svolto in piena sinergia e in costante raccordo col commissario Candiani. Il gruppo è formato da persone che vanno già d’accordo fra di loro e provengono da una storia politica di centrodestra. Tutti, come accennato, vivevano delle condizioni di disagio nei rispettivi partiti, così ci si è ritrovati all’interno dello stesso contenitore per rilanciare e rafforzare l’azione del centrodestra siciliano”.

Candiani ha lodato il suo impegno per la costituzione del gruppo all’Ars. Si aspetta un incarico alla guida del partito in Sicilia? O quanto meno, le farebbe piacere?

“A me piace la politica perché amo occuparmi del mio territorio, e lo sto già facendo. La fiducia di Candiani mi gratifica. Per natura non sono uno che scalcia, so stare al mio posto. Con la massima umiltà e il massimo impegno, farò quello che il partito riterrà di farmi fare. Non ho mai chiesto né chiederò mai un incarico. Se arriverà qualcosa ben venga”.

Qual è la sua impressione sul governo Musumeci a oltre due anni dall’insediamento?

“Che c’è un abisso rispetto al governo Crocetta, ovviamente in senso positivo. Ma la mia impressione è che il governo sia impantanato nella gestione delle emergenze e dell’ordinario. Una regione come la Sicilia, invece, ha bisogno di una prospettiva. L’ordinario e le emergenze vanno affrontate, ci mancherebbe, ma ad esse bisogna aggiungere delle proposte concrete. Io, per il momento, non vedo progetti a lungo termine. Abbiamo fatto dei passi avanti, ma non bastano. L’ambizione è che la Regione e il suo governo siano tra i primi e più efficienti d’Italia, e non fra gli ultimi”.

La Sicilia è uscita ridimensionata o rafforzata dalla trattativa con Roma che ha concesso la spalmatura di due miliardi di disavanzo in cambio di un pacchetto di riforme imposte dal governo nazionale?

“Secondo me nessuna delle due. Ciò che abbiamo ottenuto è un fatto positivo, ma non abbiamo mai avuto il trattamento che la Sicilia merita. Siamo sempre stati scippati di qualcosa. Non sono un esperto, non conosco bene il bilancio della Regione, ma se ripenso alla relazione della Corte dei Conti in sede di parifica, sono un po’ preoccupato. E’ il risultato di anni di scelte sbagliate. Ora il punto è cambiare passo e dare un segnale diverso. E’ questa l’ambizione della Lega. Se si sceglie di farlo insieme, noi non ci tireremo indietro”.

Qualcuno ha detto che il Salva Sicilia rischiava di essere un pugno in un occhio per tutti gli amministratori che fanno bene il loro lavoro.

“Secondo me è giusto concedere alla Sicilia interventi, anche di tipo straordinario, ma solo nella misura in cui – carte alla mano – esiste un piano concreto di rilancio dell’azione di governo, che includa una fase di crescita economica. In mancanza di questo, non giustifico nessun aiuto ordinario, figuriamoci straordinario. Se noi dobbiamo tirare a campare, moriremo presto di morte naturale”.

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