Oikos e Ias. Sono questi i nodi della conferenza stampa tenuta da Claudio Fava (“Sono qui da deputato regionale, non da presidente della commissione antimafia”) oggi pomeriggio all’Ars. La Oikos è la società della famiglia Proto che gestisce la discarica di Motta Sant’Anastasia, a cui la Regione, il 9 agosto, ha prorogato le autorizzazioni ambientali per dieci anni. Ma proprio nei giorni scorsi sono state pubblicate le motivazioni della sentenza di primo grado, emessa lo scorso 18 luglio, che ha portato alla condanna a sei anni per Domenico Proto (storico patron, ma oggi fuori dall’organigramma della società) e a nove per Gianfranco Cannova, ex dirigente regionale, sotto la cui gestione – ha spiegato Fava ai giornalisti, riportando le motivazioni dei giudici – venivano aperte “porte e finestre perché la Oikos ottenesse semafori verdi in tutti i processi autorizzativi”.

Alla luce delle motivazioni contenute nella sentenza, secondo Fava (che ha presentato un’interpellanza) il processo autorizzativo per la discarica di Motta andrebbe rivisto: “Per quale ragione – ha chiesto il deputato dei Cento Passi – si decide di prorogare l’autorizzazione il 9 agosto, subito dopo la sentenza di condanna, senza aspettare le motivazioni? Com’è possibile che il governo regionale taccia? E terzo: tra le pene accessorie c’è l’incapacità di contrarre con la pubblica amministrazione per tre anni. Non è una sentenza definitiva, ma qui si dice che l’amministrazione non può contrarre con Proto. Non si può rispondere che Proto non è più il presidente perché siamo davanti a una foglia di fico: Proto è il padrone della Oikos che con metodo corruttivo ha ottenuto autorizzazioni”. Lo scandalo non è figlio di un dio minore: “Stiamo parlando di un impianto di discarica da 2,2 milioni di metri cubi che serve 100 comuni”.

La seconda sigla al centro della conferenza stampa, come confermato qualche giorno fa nella sua intervista a Buttanissima, è quello della Ias di Priolo. Ossia l’Industria Acque Siracusa, una partecipata dalla Regione di cui è socio di maggioranza l’Irsap. E al cui vertice c’è Maria Grazia Brandara, ex commissario dell’Irsap e indagata a Caltanissetta, nel secondo filone d’inchiesta del processo Montante. La Brandara è indagata a Barcellona Pozzo di Gotto per reati ambientali e Fava, con una interpellanza agli assessori all’Economia e al Territorio, chiede se non sia il caso di chiedere un passo indietro: “In questi anni è emerso in modo evidente che la Brandara è stata il braccio operativo di Montante in un settore delicatissimo come quello della depurazione delle acque. La sua permanenza alla Presidenza della società Ias è un fatto politicamente inaccettabile, visto il suo pesante coinvolgimento nell’indagine sul ‘Sistema Montante’, l’inchiesta che la vede imputata di associazione a delinquere assieme all’ex presidente di Confindustria Sicilia. Occorre un’indicazione politica coerente e rigorosa: invece da oltre un anno e mezzo (l’indagine sulla Brandara risale al maggio 2018) il Governo regionale fa finta di non sapere, di non capire, di non poter intervenire”. Sia sul caso della Oikos che su quello della Brandara, il deputato regionale giudica “imbarazzante” il silenzio del governo.