Sono passati soltanto alcuni giorni da quando il commissario regionale della Lega, Claudio Durigon, ha ufficializzato i sei candidati siciliani che alle prossime Europee difenderanno i colori del Carroccio. Matteo Salvini, ha deciso di aggiungere un altro motivo d’interesse – si fa per dire – alla competizione elettorale: si tratta del generale Roberto Vannacci, che stando a fonti del partito sarà capolista solo nell’Italia centrale (ma sarà presente in tutte le circoscrizioni, anche nelle Isole). Il vicepremier l’ha annunciato nel giorno della Liberazione, e come non bastasse lo scontro tra antifascisti e presunti tali, la Lega è diventata un campo di battaglia fra i sostenitori del generale e quelli che invece non vorrebbero vederlo neppure in cartolina.

La mossa di Salvini – utile a spremere qualche voto alla pancia degli italiani – si è rivelata l’ennesimo pasticcio che rischia di contribuire alla sfaldatura del partito. Vannacci infatti deve la propria fama alle doti di scrittore controverso, un po’ sopra le righe. E’ stata la pubblicazione de ‘Il mondo al contrario’, divenuto un best seller (che gli è costato l’iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Roma per istigazione all’odio razziale), ad averlo proiettato sulle prime pagine dei giornali e nel cuore di Salvini, che nelle ultime ore ne ha lodato l’impegno in maniera smisurata (“Ha difeso l’Italia nel mondo”). In realtà, per misurare il blasone di Vannacci, basterebbe affidarsi alle parole del Ministro della Difesa, Guido Crosetto, che dopo la pubblicazione della sua fatica letteraria, ha chiesto e ottenuto un provvedimento disciplinare di 11 mesi per aver “compromesso il prestigio e la reputazione” dell’esercito italiano ingenerando “possibili effetti emulativi dirompenti e divisivi nell’ambito della compagine militare”. Tra le frasi più criticate del generale, quelle sul gay pride «turpe e blasfemo» e sulle femministe «fattucchiere».

“Vannacci con la Lega? E che novità c’è? Era chiaro che sarebbe finita così, d’altronde Salvini e Vannacci hanno molte cose in comune: gli stessi valori e soprattutto lo stesso senso dello Stato”, ha detto Crosetto al Foglio. Un messaggio destabilizzante che contribuisce ad incrinare i rapporti, sempre assai tesi, fra Salvini e Fratelli d’Italia. Sulle “farneticazioni” di Vannacci (così le ha chiamate Crosetto) ci sono dubbi talmente risicati da indurre persino i leghisti a prendere le distanze. L’ex ministro Centinaio l’aveva detto prima e non può aver cambiato idea: “Il mio entusiasmo sulla sua candidatura è a meno duemila”. Ma anche il governatore friulano, Massimiliano Fedriga, ha detto che non lo voterà: “Spero possa contribuire a fare un buon risultato; io sono molto contento dei tre candidati proposti dal Friuli Venezia Giulia. Sono possibili solo tre preferenze”.

Insomma, nessuno si espone pubblicamente per Vannacci. E nemmeno per Salvini. Che continua la sua parabola discendente, come confermato dalla sigla di un accordo con Cesa e il suo partitino, l’Udc, che ha ritrovato rappresentanza (a Montecitorio) grazie al “sacrificio” dell’ex segretario del Carroccio, Nino Minardo. L’Udc infatti era sparito dalla scena; Salvini, invece, sta provando a rendere attrattiva questa scatola vuota per attrarre il consenso dei moderati e dei cattolici. Che non lo votavano prima, figurarsi adesso (alle ultime Regionali Serafina Marchetta, moglie del segretario regionale Decio Terrana, ha raccolto 25 preferenze ma è entrata a Palazzo dei Normanni grazie al paracadute del “listino”). Cesa e Terrana, in una recente dichiarazione hanno spiegato che “daremo indicazione ai nostri amministratori locali e ai nostri iscritti nelle due isole (Sicilia e Sardegna, ndr) di votare per la Lega scegliendo liberamente i candidati a cui dare la preferenza. Il nostro contributo sarà dunque leale e mirerà a rafforzare il patto federativo”. Ma come? E la Bonafede?

Devono essersi distratti, ma la candidata dell’Udc in Sicilia è Ester Bonafede, ex assessore del governo Crocetta e sovrintendente in carica di Taormina Arte. Mentre di leghisti veri ne sono rimasti pochi: a Raffaele Stancanelli è stato riservato un posto a seguito dell’umiliazione subita da FdI; Mimmo Turano, lui sì, è cresciuto in casa Udc, da cui ha preso le distanze alla vigilia delle ultime Regionali (per tentare la carta dell’elezione: è riuscito anche a diventare assessore); persino Nino Germanà, candidato in pectore per il ruolo di prossimo segretario, vanta un passato in Forza Italia; e poi Vannacci, un paracadutato. Solo la Tardino s’è dimostrata fedele alla causa, ma è stata comunque danneggiata – vedi le dimissioni da segretaria per “incompatibilità” con le attività della campagna elettorale – da questa lotta all’ultimo sangue con i sammartiniani, che da qualche giorno soffrono per l’inchiesta che ha dimezzato il proprio leader (da assessore e vicepresidente della Regione a deputato semplice).

Ed ecco l’ultima sciagura. Sammartino, nella sua veste di indagato per corruzione aggravata, sospeso per dodici mesi dai pubblici uffici (e in attesa della sentenza del Tribunale del Riesame, cui ha presentato ricorso), potrà esporsi ma fino a un certo punto. E’ stato azzannato alla vigilia della campagna, costretto ai box da una vicenda della quale si dice “estraneo”. Al netto di tutto ciò, lo strapotere di Sammartino e le sue capacità diplomatiche, hanno aperto una faglia nel partito. Hanno creato una contrapposizione fra chi c’era prima e chi è venuto dopo; hanno sbarrato la strada a un accordo elettorale con Raffaele Lombardo, che se l’è data a gambe levate per colpa di alcuni “sabotatori”; hanno escluso sul nascere, per colpa delle vicende processuali di cui sopra, il dialogo con Totò Cuffaro, che con la sua messe di voti avrebbe fatto molto comodo (140 mila quelli stimati dal segretario della Democrazia Cristiana).

E hanno fatto vacillare Salvini, che, specie nelle due Isole, ha puntato su alcuni ospiti di prestigio per cercare di recuperare qualche decimale di gradimento. Ospiti come Vannacci: “Le critiche di alcuni esponenti della Lega? Sono problemi loro – ha detto il generale a ‘Un giorno da pecora’ -. Io non faccio parte del partito essendo un indipendente, quindi discuteranno con loro. La tessera? Al momento non la prendo”. Questo sì che è gioco di squadra.