Come accade spesso, anche nell’analisi dei tamponi la Sicilia procede a passo di lumaca. Anche se la media dei test è in crescita: fra venerdì e sabato si è sforata quota 5 mila. Incidono la preoccupazione dilagante e il fenomeno dei migranti. Talvolta, però, passano più di sette giorni per avere l’esito da parte dell’Asp. Va un po’ meglio nei laboratori privati accreditati: ce ne sono una trentina in tutta l’Isola, ma a Palermo tutti convergono in quelli della Karol Spa – l’impero creato dai fratelli Zummo – che in aggiunta alle sedi di via La Farina e corso dei Mille, ha attivato il servizio in piazza Bellissima e in via Villagrazia. Un tampone costa 52,50 euro, un po’ più che al “Buccheri-La Ferla”, dove eseguono il test anche senza sintomi.

Karol è l’unica azienda privata di Palermo ad aver ottenuto l’accreditamento, ma è anche l’unica ad aver partecipato al bando della Regione. Altri laboratori privati, da un paio di settimane, hanno richiesto l’attivazione del servizio (che prevede anche il processo del tampone), ma sono ancora in attesa di una risposta da parte dell’assessorato. Ora che la scuola ha bagnato con qualche difficoltà l’avvio del nuovo anno, diventa fondamentale, specie nei comuni più popolosi, ottenere i risultati in fretta. Per non paralizzare il lavoro delle classi ed esasperare la “creatività” dei sindaci, che al minimo sentore – almeno in questa fase – preferiscono sospendere le lezioni e rimandare tutti a casa.

Il sistema organizzativo dei tamponi per rilevare l’eventuale positività al SarsCov2 di bambini e ragazzi che frequentano le scuole, in generale, “non sta funzionando: i tempi tra la richiesta del tampone da parte del pediatra e l’arrivo del risultato sono infatti troppo lunghi, in media 5 giorni. Questo denota un deficit organizzativo grave ed il rischio è che si blocchi il Paese, perché i genitori restano bloccati insieme ai figli, magari un’intera settimana per poi avere un risultato del tampone negativo”. Ad evidenziare questa “criticità inaccettabile” è il presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) Paolo Biasci: “Le Regioni – ha detto all’Ansa– devono impegnare più risorse per l’effettuazione rapida dei tamponi, altrimenti si bloccano le famiglie ed il Paese”.

Un episodio che conferma le criticità del momento è avvenuto a Palermo e riguarda una bambina di quattro anni. Carlotta, la mattina del 15 settembre, si è svegliata con 39 di febbre. La famiglia, come racconta “Repubblica” ha avvertito la pediatra la quale, a sua volta, ha allertato l’Asp. Come da protocollo. Dopo cinque giorni d’attesa l’equipe medica si è recata a casa di Carlotta per effettuare il test, ma i risultati dell’esame non sono ancora noti. Anche i fratelli della bambina, costretti all’isolamento fiduciario, sono rimasti a casa. Così come i genitori: la mamma lavora in smart working, il padre non ha potuto recarsi in ufficio. Massima cautela fino al “via libera”.

Al netto dei singoli casi, dei tempi d’attesa per svolgere il test e ottenere il responso, e delle file di fronte a laboratori e ospedali dedicati – la mania per il tampone è scattata al rientro dalle vacanze – la preoccupazione maggiore riguarda proprio gli ambienti scolastici. Qualora ai genitori, casualmente, dovesse sfuggire il controllo della temperatura al mattino, e in classe si manifestassero i primi sintomi, bisogna intervenire subito. Per questo la Regione ha previsto per la scuola l’intervento delle Usca (unità speciali di continuità assistenziale). Avranno a disposizione una linea telefonica di riferimento che, una volta attivata, sarà da subito a disposizione dei dirigenti e referenti Covid dei vari istituti proprio per velocizzare ogni procedura in caso di necessità. Così se, durante le lezioni, un alunno o un operatore della scuola dovessero presentare delle sintomatologie, le Usca scolastiche si recheranno nell’istituto in questione per la somministrazione del test rapido antigenico che, in caso di positività, verrà ripetuto con test molecolare da parte del Dipartimento di prevenzione dell’Asp competente per territorio. La prima sperimentazione è avvenuta all’educandato Maria Adelaide di corso Calatafimi, a Palermo, dove un ragazzo delle medie è risultato positivo al coronavirus.

Secondo quanto stabilito dalle linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità (che considera contatti stretti di un caso accertato gli studenti dell’intera classe presenti nelle 48 ore precedenti la comparsa della sintomatologia dell’alunno), il resto della classe verrà sottoposto ad isolamento e successivamente a test diagnostico. Nell’attesa dell’esito del test o in caso di risultato del tampone negativo, le lezioni in classe si svolgeranno regolarmente. Ma la novità è un’altra: l’esito del tampone, per gli esami effettuati a scuola, non arriverà nell’arco di cinque giorni o di una settimana, bensì di 18 minuti. Coi test rapidi, che hanno una buona attendibilità (anche se un po’ inferiore ai test molecolari), il risultato dell’esame sarà istantaneo. La Regione ha iniziato a distribuire il primo lotto da 750 mila campioni alle Asp e alle case circondariali di Palermo. “Serviranno – ha detto il presidente della Regione, Nello Musumeci – a effettuare diagnosi più veloci dell’eventuale positività al Coronavirus, riducendo al minimo i disagi nelle scuole e nei luoghi frequentati da molte persone”.

Da qualche giorno sono finiti anche negli aeroporti di Palermo e Catania. A Punta Raisi vengono utilizzati per testare i passeggeri in arrivo da Spagna, Grecia, Malta, Croazia e Francia (nelle regioni considerate a rischio dalle istituzioni locali). Il test antigenico rapido sarà eseguito dai medici dell’Asp di Palermo, con la collaborazione dei medici dell’Usmaf, la sanità aerea. In caso di positività, il passeggero si sottoporrà a un tampone di conferma e sarà data comunicazione al dipartimento di prevenzione dell’Asp di Palermo per il tracciamento epidemiologico. “Il test richiederà 15 minuti. Qualche altro minuto servirà per la registrazione e il referto – dice Salvatore Zichichi, medico dell’Usmaf – Sono a disposizione due sale, dove i viaggiatori potranno attendere il risultato del test. L’Usmaf, che ha il coordinamento della struttura sanitaria all’aeroporto di Palermo, ha organizzato due ambulatori – conclude Zichichi – Non sarà necessario ripetere l’esame per chi presenterà la documentazione di test a mezzo tampone effettuato entro le 72 ore dall’ingresso in Italia”.

La somministrazione dei test rapidi – l’assessorato regionale alla Salute ne ha ordinati due milioni – servirà ad alleggerire la pressione sulle strutture sanitarie convenzionate, ma soprattutto nei luoghi ad alta concentrazione di persone, come gli aeroporti. L’ approvvigionamento è stato preso in carico dal dipartimento di Protezione civile regionale, mentre la distribuzione è stata coordinata dallo stesso assessorato. Nelle scuole, in ogni caso, l’allerta resta massima. “Bisogna sveltire il percorso dei tamponi, eseguirli rapidamente e rapidamente refertarli – ha detto Paolo Biasci, della Fimp -. Invece, ovunque ci sono famiglie che si lamentano perché aspettano il test troppo a lungo. E hanno ragione”. Con quali sintomi viene effettuato il test? “Gli stessi di qualunque altro problema virale tipico dell’autunno-inverno: febbre, tosse, cefalea, dolori muscolari, raffreddore, ma intenso. Non basta uno starnuto, come credono alcune maestre, ma ci deve essere muco e congestione nasale. Anche la gastroenterite è un sintomo, ma pure in questo caso non deve esaurirsi in un solo episodio di vomito o diarrea”. Il tampone rapido è previsto anche per i bambini a cui cola il naso.

Per i tamponi tradizionali, invece, qualche patema resta. Il sindaco di Castelbuono, in provincia di Palermo, ha previsto l’obbligo di tampone o test sierologico mensile per commercianti al dettaglio e all’ingrosso, farmacie, parrucchieri, barbieri, centri estetici, bar, ristoranti, ambulanti a posto fisso e quelli del mercato settimanale, per agenti di commercio, sia residenti sia provenienti da altri comuni e per tutti i corrieri. Ovviamente a proprie spese. “Questo piccolo impegno insieme al senso di responsabilità di ognuno servirà a preservare la nostra comunità da possibili contagi”, ha detto il primo cittadino. Riaprendo però un “varco” nella capacità di gestione complessiva della pandemia. Dove in tanti – non è solo il caso del sindaco di Castelbuono – si avventurano in esperimenti che rischiano di determinare il caos normativo. La Regione su questo punto, che riguarda anche altri aspetti dell’emergenza (in primis le ordinanze, sfoderate a macchia di leopardo), ha richiamato “la necessità di uno stabile coordinamento inter-istituzionale”, e, nel caso della scuola, sottolineato il “necessario coordinamento delle azioni a tutela della salute pubblica di concerto con le Autorità sanitarie competenti, le quali ben potrebbero circoscrivere il fenomeno del contagio attraverso l’adozione delle misure previste dai protocolli sanitari consentendo, dunque, la prosecuzione dell’attività scolastica”. Nessuna fuga in avanti, se non si vuole ri-tornare indietro.