Una delle misure più importanti dell’ultima Finanziaria, una delle pochissime già attuate, rischia di fare flop. Sono già (virtualmente) terminati, infatti, i 125 milioni del bando destinato alla microimprese con meno di dieci dipendenti e un fatturato annuo inferiore a due milioni. Requisito fondamentale per accedere al finanziamento è dimostrare di aver sospeso l’attività durante il lockdown. L’assessore alle Attività produttive, Mimmo Turano, s’era fatto stanziare una cifra che sembrava congrua, ma sulla piattaforma Sicilia Pei sono già arrivate 123 mila domande. Per soddisfarle tutte servirebbero 187 milioni di euro, una cinquantina in più rispetto all’effettivo valore dell’avviso. E manca ancora una settimana al click day, ossia lo strumento per aggiudicarsi questi contributi a fondo perduto (vanno da un minimo di 5 mila a un massimo di 35 mila euro).

Sarà una corsa ostacoli anche la fase 2. Chi avrà i mezzi digitali migliori farà meno fatica ad accaparrarsi la propria fetta di torta, mentre gli altri rimarranno fuori. Inoltre, gli uffici avevano già ripartito le somme per provincia: a quella di Palermo sarebbe spettato un budget di 31,2 milioni, ma sono arrivate domande per 43,7 milioni. In proporzione è andata così anche altrove, da Catania a Caltanissetta. Per evitare che molti imprenditori, specie quelli più “piccoli”, rimangano a bocca asciutta, è iniziato il pressing sulla Regione per un bando bis. Ma già si è fatta molta fatica a reperire queste somme – non sfuggirà ai più attenti che sono stati sbloccati 278 milioni su una Finanziaria che vale cinque volte tanto (1,4 miliardi complessivi) – e difficilmente se ne potranno liberare delle altre. “Il bando è stato costruito con le risorse messe a disposizione nella scorsa Finanziaria – ha detto l’assessore Mimmo Turano al Giornale di Sicilia -. Un rafforzamento di questa misura è certamente auspicabile ma è chiaro che servirebbe un altro passaggio parlamentare”. Oppure bisognerà ricorrere ad altri fondi europei rimasti nei cassetti. Un esperimento auspicato qualche settimane fa anche dal segretario regionale della Cgil, Alfio Mannino.

Altri problemi relativi alla piattaforma sono stati denunciati qualche giorno fa dal Movimento 5 Stelle: “Sommando i rimaneggiamenti dei codici ateco inseriti, gli aggiustamenti continui, i problemi con la piattaforma creata per l’inserimento delle domande di contributo, la mancanza persino dell’assistenza delle “FAQ”, la latitanza di chi dovrebbe almeno rispondere al telefono, la cronica mancanza di personale e mezzi che dovrebbero poi celermente fare le verifiche, è facile immaginare che questo aiuto si possa tradurre nella solita delusione di quanti continuano a sperare in aiuti da parte della Regione. Le imprese hanno oggettive difficoltà pure a dichiarare ciò che è richiesto, per esempio la posizione contributiva anche in virtù delle sospensioni dai versamenti decretati dal governo in piena emergenza pandemia. Noi vogliamo parlarne immediatamente in III commissione all’Ars. In quella occasione si tenterà di convincere il Governo ad abbandonare i metodi alla Marchese del Grillo rendendo il processo di assegnazione dei fondi degno di uno Stato di diritto, con particolare attenzione alle categorie più danneggiate e più deboli. Intanto, giustizia vorrebbe quanto meno una proroga delle scadenze, che chiediamo con forza, per permettere alle imprese di capire meglio come approfittare di un’occasione che non possono perdere, pena la sopravvivenza dell’attività sul mercato”.