L’esultanza per l’accordo Stato-Regione, che impegna la Sicilia a ridurre fortemente gli sprechi, è stata salutata dal governo Musumeci (un po’ meno dalla sua maggioranza) come una boccata d’ossigeno per rimediare alle allegre gestioni del passato. Ma è pur vero che mentre l’Ars approva l’esercizio provvisorio per i primi due mesi del 2021, liberando spesa per 220 milioni di euro, le risorse stanziate nell’ultima Finanziaria di guerra sono ancora ferme al palo. Dopo il “via libera” del Cipe relativo alla seconda delibera di riprogrammazione di fondi europei per 1,2 miliardi di euro, non un solo centesimo è finito in tasca alle imprese. I tempi, da questo momento in poi, sono legati all’abilità dei vari assessorati di pubblicare i bandi. Gli unici soldi di quella manovra già erogati sono quelli del Bonus Sicilia: 75 milioni contesi da oltre cinquantamila aziende (dopo il fallimento del click day), per una mancetta da duemila euro a testa. Gli altri aiuti a famiglie e imprese sono fermi. Così come i soldi destinati alla pesca, all’agricoltura, al bonus facciate. Col nuovo ingresso in zona rossa, per almeno un paio di settimana, e la crisi che continua a mordere, poter fare affidamento su altre fonti di ristoro, sebbene esigue, garantirebbero ai più la sopravvivenza.