Sabrina De Capitani, portavoce del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, si è dimessa ieri a seguito degli sviluppi dell’inchiesta della Procura di Palermo, condotta dalla Guardia di Finanza, in cui risulta indagata per due episodi di corruzione. De Capitani ha dichiarato di essere «devastata» per il modo in cui viene descritta. Galvagno è indagato anche per peculato, per l’uso irregolare dell’auto blu.

Ma l’inchiesta condotta dai magistrati si arricchisce di nuovi protagonisti: anche l’assessore regionale al Turismo, Elvira Amata (Fratelli d’Italia), è indagata per corruzione. Secondo quanto riportato da La Sicilia, Amata ha ricevuto a gennaio 2025 la notifica della proroga delle indagini da parte del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza. Si tratterebbe di un atto «in cui non è indicato il particolare delle contestazioni e del capo d’imputazione», ha spiegato il suo legale, l’avvocato Sebastiano Campanella, aggiungendo: «Non possiamo nemmeno escludere che la procura di Palermo abbia assunto decisioni di tipo favorevole nei confronti dell’indagata, come una richiesta di archiviazione. Che, se fosse stata accolta, non ci sarebbe neanche comunicata».

L’assessore si dice «molto serena e fiduciosa» (dichiarazione riportata da La Sicilia), e ha precisato di non avere approfondito i contenuti delle accuse, proprio perché l’atto ricevuto si limitava a indicare la fattispecie penale contestata e la data di chiusura delle indagini. Hanno approfondito per lei i giornali: in cambio dei soliti finanziamenti (stavolta alla Fondazione Belisario, rappresentata dalla solita Marcella Cannariato: 30 mila euro), Amata avrebbe ottenuto un posto per il nipote in una società di brokeraggio. Mentre la figlia del suo ex capo di gabinetto, Giuseppe Martino, avrebbe fatturato 3 mila euro al mese alla Cannariato per una consulenza legale ottenuta dal padre (vincolato da un contratto di lavoro in assessorato e impossibilitato ad emettere fattura).

La Vardera: “Galvagno si dimetta”

Ismaele La Vardera, deputato regionale e leader di Controcorrente, attacca frontalmente Gaetano Galvagno dopo la pubblicazione degli atti dell’inchiesta per corruzione: “Il quadro è chiaro, siamo davanti a un sistema di favori che non fa altro che mettere Galvagno in una posizione di conflitto dal suo ruolo di presidente dell’Ars”. Dopo aver atteso di leggere gli atti, La Vardera afferma che “intercettazioni e comportamenti che si evincono dai documenti fanno capire che l’attuale presidente dell’Ars ha perso la bussola dell’etica e della morale, cosa inaccettabile per il suo ruolo”. Da qui la richiesta di dimissioni: “Sono il primo deputato regionale a chiedere ufficialmente al presidente dell’Ars di fare un passo indietro”. Un appello che estende a tutte le forze politiche, “opposizione e maggioranza”, ricordando che “il parlamento è la casa della democrazia, di tutti i deputati e dei gruppi e non del presidente”. La Vardera conclude ringraziando “il nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza e la procura di Palermo per il grande lavoro svolto”.

Intanto, il presidente dell’Ars riferirà domani, martedì 1 luglio, sulle indagini che lo riguardano. Appuntamento alle 14.