Ma che problema c’è!?! Ha sostanzialmente risposto così Gaetano Galvagno ai cronisti che ieri gli chiedevano della crisi del centrodestra alla Regione. Que pasa?, direbbero gli spagnoli. E non potrebbe essere altrimenti. Per mesi il presidente dell’Assemblea è stato al centro di un vortice giudiziario per le vicende in cui è implicato: la Procura di Palermo lo indaga per corruzione impropria, peculato, falso e truffa. Volete che si sorprenda per l’inchiesta a carico di Cuffaro & Co., che pone una pregiudiziale enorme sull’esito di questa legislatura? “Vorrei trovare lo storico di tre finanziarie votate consecutivamente senza esercizio provvisorio ed entro il 31 dicembre”, ha reagito Galvagno. “Se la crisi della maggioranza è portare i conti in ordine, dare alla Sicilia un rating sempre migliore, allora che ben vengano queste crisi di maggioranza”.
L’ha detto davvero. Nonostante fonti romane descrivano la Meloni come “incazzata” per il danno d’immagine subito dal centrodestra in Sicilia, il presidente dell’Ars è lì che se la ride. Che si beffe della questione morale, come accadde lo scorso 19 luglio quando – anziché presentarsi di fronte alla caserma Lungaro per rendere onore a Paolo Borsellino – se ne andò col cappellino in testa alla festa del figlio di Cuffaro, che celebrava le nozze a San Michele di Ganzaria. Non è chiaro se le gaffe di Galvagno rientrino nella strategia di Fratelli d’Italia, se siano figlie di un ragionamento lucido o di una sbadataggine che non conosce confini. Ma sono tutte in bella mostra, una ad una.
Eppure basterebbe andare a pescare un’intercettazione a caso di qualcuno del suo “cerchio magico” per rendersi conto di come il potere, in Sicilia, venga declinato su un unico asse: quello delle clientele. «La questione morale è sostanzialmente quotidiana – ha aggiunto il delfino di La Russa –: parlo io che sono tra quelli che dovranno cercare di chiarire quelle che sono le criticità e le accuse che vengono mosse. Ma abbiamo anche fiducia nel fatto che ci possa essere chi ascolta e possa recepire che, effettivamente, posso parlare per me, le cose che mi vengono contestate sono assolutamente lecite e legittime». Non si capisce cosa ci sia di lecito o opportuno (politicamente) nell’utilizzare l’auto blu come un taxi o nel concedere contributi in cambio di utilità. Lo diranno i soliti magistrati.
La politica che si espone, in queste ore, lo fa con una bella faccia tosta. E non vale solo per Galvagno. Anche Marcello Caruso, coordinatore regionale di Forza Italia, all’esito del vertice di coalizione di ieri, ha parlato di “attenzione e senso di responsabilità” verso gli sviluppi delle ultime ore. Ha rimarcato il grande rispetto per la magistratura, lo stesso rispetto venuto meno una manciata di giorni fa quando Schifani bollò come un’invasione l’intervento della Corte dei Conti sul Ponte. “Nel corso del vertice – si legge nella nota consegnata ai giornali dopo quattro ore di summit – sono stati esaminati i principali argomenti su cui i partiti della maggioranza hanno lavorato nelle ultime settimane, elaborando proposte concrete in materia di sviluppo, crescita economica, politiche del personale, interventi sociali e tutela dell’ambiente”.
Anche in questo caso una bella faccia tosta. L’unico testo esitato dalla giunta, prima che venisse sollevato il polverone dalla Procura di Palermo, aveva incontrato già numerose resistenze; e molte delle misure proposte o riproposte da Schifani (legge sull’editoria, southworking, bonus edilizi) erano già state bocciate da alcuni partiti della maggioranza più litigiosa che la Sicilia ricordi. L’unico suo cemento è l’appartenenza alla casta, e anche in quest’ottica vanno letti i silenzi degli ultimi giorni: da quello del leghista e inquisito Luca Sammartino, accusato da Cuffaro di volergli fare uno sfregio nella sua Palermo; passando per Raffaele Lombardo e Ignazio La Russa, entrambi ammutoliti di fronte alla gravità del quadro. È come una reazione di mutuo soccorso: non fiata nessuno.
Tranne qualche lupo solitario come Manlio Messina. Che dopo aver promesso a Schifani di candidarsi contro di lui, e aver importato in Sicilia una prassi poco incline alla trasparenza (basti vedere cos’è accaduto con gli affidamenti diretti per la Absolute Blue a Cannes), ieri s’è svegliato con una proposta innovativa: “L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella gestione delle procedure di gara e degli appalti pubblici”. L’ex vicecapogruppo di FdI ha parlato di un modello “digitale e automatizzato, supervisionato in modo trasparente”, che “garantirebbe finalmente regole uguali per tutti e ridurrebbe drasticamente il rischio di interferenze e condizionamenti politici o personali”.
L’altra grancassa che continua a rimbombare è quella di Schifani. Che pensa di poter risolvere i problemi della Regione, e cancellare le sue vergogne, punendo alcuni burocrati. Da qui le decisioni assunte dalla giunta convocata ieri in seduta straordinaria, dopo aver fatto l’alba per imbarcarsi sul primo volo da Bruxelles. Ecco a cosa s’è ridotto il repulisti del governatore: la sospensione di Maria Letizia Di Liberti (dipartimento Lavoro); la richiesta all’assessore Albano (Famiglia) di revocare il suo segretario particolare, Vito Raso (che è anche un fedelissimo di Cuffaro); e infine l’apertura di un procedimento disciplinare con sospensione cautelare dal servizio nei confronti del direttore generale del Consorzio di Bonifica 2 di Palermo, Giovanni Tomasino. Aiuto!
Con queste tre mosse Schifani pensa di poter salvare il suo governo. Ma il presidente forse sottovaluta l’estensione del problema. Non sarà l’allontanamento di poche mele marce a risollevare la Sicilia. Non si risolve tutto con una strigliata da caporale. Il sistema è marcio sin dalle fondamenta. Fin qui si è deciso scientemente di ignorare i segnali provenienti dalla gestione opaca del turismo, dei rifiuti, dell’emergenza idrica. Si è scelto, con convinzione, di andare oltre, lasciando che fosse la magistratura a delimitare il confine tra penalmente rilevante e politicamente inopportuno. Si è preferito invocare il consenso anziché l’etica. E questo è il risultato: la compagnia degli scandali è scesa dal trono per farvi accomodare la compagnia delle facce toste. Una domanda corre d’obbligo: di Cuffaro, in questa regione, ce n’è soltanto uno?


