Non è possibile che il premio alla corrente turistica di Fratelli d’Italia, dopo gli incredibili scandali di questi anni, sia la gestione di altri 135 milioni per potenziare la qualità delle strutture ricettive; e di 4 milioni per cofinanziare quindici produzioni cinematografiche (selezionate, peraltro, da una commissione di valutazione nominata dal Direttore generale del dipartimento). E’ immorale che a occuparsi di Turismo, in Sicilia, siano ancora un assessore sotto indagine (per corruzione) e il suo “cerchio magico”. Una filiera che proviene dai tempi del Balilla e non si è dissolta nemmeno a fronte delle ultime evidenze. La presunzione d’innocenza, in questi casi, è una beffa, perché non tiene conto dello sperpero di denaro documentato dagli atti e dalle cronache.

SeeSicily, un’operazione messa in piedi dall’ex assessore col contributo determinante di Lucia Di Fatta (ex capo dipartimento e oggi capo di gabinetto dell’Amata), è stata sonoramente bocciata dalla Commissione europea, su “imbeccata” dell’Autorità di Audit regionale. “Spese inammissibili”. Milioni di euro sono stati destinati alla comunicazione, nonostante le previsioni iniziali fossero diverse: cioè che quei soldi dovessero servire alle imprese ricettive per superare le perdite della pandemia. In parte è avvenuto, ma le stesse strutture ricettive – come evidenziato da numerose inchieste, anche dei media nazionali – si sono intascate i quattrini senza distribuire un solo voucher utile all’incentivazione turistica. Una notte gratis ogni tre trascorse sull’Isola: ricordate?

E’ andato tutto a rotoli e c’è motivo di credere – lo dimostrano le carte e le intercettazioni dell’inchiesta che parte da Cannes – che questi di FdI col turismo non ci sappiano fare. Che lo ritengano un pozzo senza fondo, da cui attingere pagnotte e consenso. Schifani avrebbe dovuto intervenire, ma probabilmente non ha le giuste argomentazioni per evitare conflitti con La Russa (che l’ha messo a Palazzo d’Orleans) o la Meloni. Ha dovuto sorbirsi Scarpinato ai Beni culturali dopo avergli fatto la “guerra” per quell’affidamento diretto (molto funambolico) alla società lussemburghese Absolute Blue. Ha dovuto sopportare che la De Capitani ricamasse sulle spese dell’assessorato e sulla gestione della Federico II. Ha dovuto mandare giù le richieste dell’assessore Amata: un posticino per il nipote in cambio di un lauto contributo per la Fondazione Belisario di lady Dragotto. Ha persino accolto l’invito di Manlio Messina a Brucoli dopo che lo stesso Cavaliere del Suca, già vicecapogruppo di FdI alla Camera, lo etichettasse malamente per aver osato puntare il dito contro i patrioti ai tempi di “Casa Sicilia” all’Hotel Majestic (solo per l’installazione era stata preventivata una spesa di oltre 1,5 milioni)

Il punto, adesso, è un altro: che la corrente turistica di Fratelli d’Italia continuerà a fare il proprio gioco. E a modo proprio. Dopo questi giorni di passione, si sono dimesse solo la femme fatale di palazzo dei Normanni, tale Sabrina De Capitani, dal ruolo di portavoce del presidente dell’Ars; e Marcella Cannariato da quello di componente del Consiglio d’indirizzo del Teatro Massimo (subito rimpiazzata dall’ex magistrata Annamaria Palma). Neppure Giuseppe Martino, segretario particolare della Amata, comparso nelle intercettazioni per aver chiesto di intestare una fattura (per una consulenza legale) a una società della figlia, si è scollato dalla poltrona. Sono tutti nei posti che contano, e ci rimangono.

Così come Nicola Tarantino, potente dirigente del Servizio 9, a capo della Sicilia Film Commission, continua a conservare un ruolo apicale nell’amministrazione, e non può dirsi certo estraneo alle sovvenzioni che l’Assessorato riserva alle produzioni cinematografiche locali, che anche a questo giro hanno partecipato al bando della Film Commission. Solo che nell’ultimo lotto – quello dei 15 fortunati – non è rientrato il film dedicato a Biagio Conte.  Terzo degli esclusi, nella categoria ‘Film e Serie Tv’, per esaurimento fondi. Cosa che fatto scattare sull’attenti Schifani: “Ho appena appreso dell’esclusione del film su Fratel Biagio dai finanziamenti della Film Commission regionale. Chiederò all’assessore al Turismo di fornirmi tutte le informazioni utili per comprendere le motivazioni di questa decisione” (in realtà dovrebbe essere lui stesso a recuperare i fondi con un un emendamento alla Finanzaria-ter).

Con quale prospettiva, quindi, la Regione si presenta ai siciliani? Preoccupa che a gestire ogni singolo spicciolo – figurarsi centinaia di milioni – debbano essere sempre e solo loro loro. Nell’ultimo Avviso rivolto alle aziende turistiche, anche extralberghiere, sono in palio 135 milioni di euro di risorse del Fondo sviluppo e coesione 2021-2027. Come si legge nella nota della Regione, “i contributi, a fondo perduto, sono destinati a micro, piccole, medie e grandi imprese con sede nell’Isola: alberghi, bed and breakfast, ostelli, campeggi, villaggi turistici, case vacanze, rifugi e strutture aggregate, comprese reti d’impresa e cooperative. Le agevolazioni riguardano interventi di ristrutturazione, ampliamento o riattivazione delle strutture esistenti oppure la realizzazione di nuove attività attraverso il recupero o la riconversione di immobili”.

Le domande saranno gestite dall’Irfis, ma questo non rincuora fino in fondo. Non basta a cancellare pregiudizi e sospetti. Secondo Schifani, tuttavia, si tratta di “uno strumento strategico per sostenere e rendere più competitiva la nostra offerta turistica (…) E’ il momento opportuno per investire di più nella capacità ricettiva delle strutture siciliane e, più in generale, nella qualità dei servizi”. Mentre la Amata, prima di essere fiaccata dall’indagine, spiegava che “attraverso questo sistema di incentivazione puntiamo a sostenere gli investimenti produttivi nel settore, stimolando il comparto alberghiero ed extra alberghiero a migliorare il livello qualitativo dell’offerta turistica. Tutto questo privilegiando, tra i criteri di valutazione delle richieste, la compatibilità ambientale, la digitalizzazione e la sostenibilità degli interventi”.

Le cose nel frattempo sono precipitate e l’assessore non ha fatto in tempo a smaltire i bagordi di Taormina (prima il Festival del Cinema, poi Taobuk) che una tegola l’ha colpita in pieno. La Amata era tra i pochi a non sedere fra i banchi del governo nel giorno delle comunicazioni di Galvagno, e da qualche giorno ha smesso di comunicare le proprie imprese dal banco dei social. Ma la sua presenza, comunque, resta ingombrante: “Ora che anche l’assessora Amata è indagata – hanno scritto i Cinque Stelle – Schifani non può più dedicarsi al suo sport preferito: girarsi dall’altro lato. Ricordi di essere il presidente della Regione, se ne infischi delle direttive romane e tolga una volta per tutte l’assessorato al Turismo a Fratelli d’Italia, dove i meloniani stanno facendo solo grandi sfracelli”. I patrioti aspettano solo che si calmino le acque – espressione da film se ce n’è una – prima di tornare alla carica. Permetterlo, però, sarebbe un accanimento insopportabile.

Amata vacilla, ma Schifani: non le chiesto di dimettersi

La richiesta formale di una relazione sull’esclusione del film dedicato a Biagio Conte, avanzata da Schifani, è una sconfessione dell’assessora al Turismo e della Film Commission guidata da Nicola Tarantino, entrambi espressione di Fratelli d’Italia. Il governatore, furioso per non essere stato informato dell’inchiesta per corruzione che coinvolge Amata fin dallo scorso gennaio, ha deciso di muoversi in autonomia promettendo di trovare personalmente i fondi per finanziare la pellicola. Nella nota a firma del capo di gabinetto vicario, Carmelo Frittitta, si chiede di chiarire quali ragioni abbiano determinato “l’esclusione del progetto dal finanziamento, indicando in particolare le motivazioni che hanno condotto all’attribuzione dei singoli punteggi”. L’assessorato dovrà allegare anche tutti gli atti della procedura riguardanti le valutazioni delle produzioni finanziate.

Una mossa che suona come una sfiducia politica. Anche se Schifani ci ha subito tenuto a smentire la ricostruzione di Repubblica, secondo cui avrebbe chiesto alla Amata di dimettersi, salvo la revoca dell’incarico: “Contrariamente a quanto pubblicato da un quotidiano, non ho mai chiesto le dimissioni di Elvira Amata, né queste sono all’ordine del giorno. – ha affermato il governatore sui social -. Sull’intera vicenda continuo a mantenere il doveroso riserbo istituzionale perché rispettoso nei confronti della magistratura ma anche dei colleghi che ricoprono autorevoli ruoli istituzionali”. I Cinque Stelle, dopo aver annunciato un sit-in di fronte all’assessorato, tornano a pressare: “Schifani non può più temporeggiare, rimuova l’assessora Amata e sottragga l’assessorato una volta per tutte a Fratelli d’Italia o sarà l’Ars a pronunciarsi: già pronta la mozione di censura contro l’assessora, per la quale chiederemo a tutte le forze di opposizione di offrire il proprio contributo per una definitiva risoluzione di questa triste pagina di malapolitica siciliana”.

E proseguono: da anni chiediamo “la convocazione di un’aula dedicata a questo argomento e a Schifani di togliere l’assessorato al Turismo dalle mani di Fratelli d’Italia che di questo fondamentale ramo dell’amministrazione regionale ha fatto una sorta di feudo. I patrioti, si fa per dire, lo monopolizzano da due legislature, con ben 4 assessori che si sono alternati e sempre con pessimi risultati. È ora di dire basta: fossilizzazioni di questo tipo sono pericolosissime, sono nemiche della trasparenza e alla lunga producono pericolose incrostazioni burocratiche e clientelari”.