Giorgia Meloni non ha padre, l’ha ripetuto lei stessa nelle numerose sortite autobiografiche. Il che è interessante per chi guardi alla politica con le lenti della psicologia e della psicanalisi. La premier non sembra, infatti, del resto, possedere neppure padri politici o figure che l’hanno preceduta o ispirata: il fatto che, più spesso di Alcide De Gasperi (peraltro quasi mai citato), si riconosca in personaggi di fiction (Aragorn de Il Signore degli Anelli, Rambo e così via) è piuttosto significativo.

Diversa cosa dai padri sono poi i modelli di potere che si intende seguire. Un politico, nel momento in cui accede al potere, diventa infatti un’altra persona, è costretto a indossare una maschera nuova – del resto, la parola stessa “persona” nasce dal greco πρóσωπον, cioè maschera dell’attore. Nella nuova maschera, il politico finisce, che lo desideri o meno, che ne sia cosciente oppure no, per conformarsi a modelli di potere precedenti: ovviamente nazionali, visto che, negli ultimi due secoli almeno, il potere politico ha coinciso con lo spazio dello Stato nazione. Ha poco senso, per un politico italiano al potere, affermare di ispirarsi, nel suo modo di governare, a Margaret Thatcher, a Tony Blair, a Ronald Reagan o a Barack Obama: tutti modelli di potere estranei a quelli che, tradizionalmente, si sono succeduti nello spazio storico dello Stato nazione. Continua su Huffington Post