Non si può certo dire che a Schifani manchi la fantasia. Per mascherare i profondi disagi vissuti in aula, a Sala d’Ercole, per l’approvazione della manovrina (cassati tre articoli, pesanti, con il voto segreto), il presidente della Regione, nel weekend appena trascorso, ha cominciato a sviscerare una serie di numeri da capogiro: a partire dal superamento degli obiettivi di spesa comunitari, passando per il miliardo di risorse aggiuntive che – “grazie alle politiche economiche del governo” – sono state destinate a “famiglie, imprese e territori”. Ma pure in questa esaltazione, il più logico dei diversivi per non ammettere il totale sconquasso del centrodestra, non è mancato l’autogol.

Cioè le lodi sperticate nei confronti di Aeroitalia, divenuta da un paio d’anni a questa parte la compagnia regionale di bandiera. Il merito? Aver vinto il bando europeo della continuità territoriale per l’aeroporto di Comiso, utile a garantire due collegamenti giornalieri con Roma Fiumicino e uno per Milano (con sconti ai residenti). Piccolo inciso: Aeroitalia è stata l’unica a partecipare. Stranamente si sono tirati indietro tutti gli altri vettori: da Ita, che aveva le carte in regola per un pieno rilancio dello scalo; a Volotea, che inizialmente aveva fornito qualche segnale d’interesse. Per non parlare di Ryanair, che concentra le sue attenzioni solo su Trapani, ove detiene il monopolio.

“L’aggiudicazione alla compagnia Aeroitalia – ha scritto Schifani in una nota – conferma che avevamo visto bene quando abbiamo lavorato per allargare il mercato in Sicilia aprendo a nuovi vettori in grado di rompere il duopolio Ita Airways-Ryanair”. Il presidente della Regione, però, ha omesso che i comportamenti della stessa compagnia, con l’abbandono repentino dello scalo per un paio di mesi – lo scorso maggio – hanno gettato nello sconforto i passeggeri e l’intero Ragusano; oltre a mettere a nudo la gestione scriteriata della politica e della stessa Sac – controllata dalla Camera di Commercio, commissariata dalla Regione – i cui interessi sono rivolti interamente a Catania.

Detto questo, il filo che unisce Schifani ad Aeroitalia è antico e indissolubile, e si fonda sulla vicinanza con il country manager Paolo Corona, introdotto a Punta Raisi come “l’uomo di Renato” (così raccontò il quotidiano La Sicilia). Il governatore addirittura salì sul volo inaugurale da Palermo, il 1° giugno 2023, per raggiungere la Capitale. E non è mai intervenuto su ritardi e disservizi che hanno contraddistinto l’operato della compagnia di Intrieri (non lo diciamo certo noi, basta dare un’occhiata ai social e alle frequenti segnalazioni dei passeggeri). Gli ha persino recapitato – non solo ad Aeroitalia, per carità – corposi “ristori” in cambio dell’impegno di calmierare le tariffe per i residenti, che specie sotto le feste raggiungono picchi insostenibili. Una specie di regalo. Mentre sempre ad Aeroitalia sono finiti due finanziamenti diretti da parte del Libero Consorzio di Ragusa per riattivare, da luglio, le tratte sospese a maggio: 139 mila euro per tre collegamenti settimanali da Roma e altrettanti per Bergamo. In attesa della continuità territoriale…

Ecco, Aeroitalia fa parte della famiglia allargata del governatore. Che, restando in tema di aeroporti, non ha mai fatto mancare il proprio supporto a quello di Trapani, dove la società di gestione (Airgest) è controllata al 99,93% dalla Regione. Da quelle parti arrivano fior di milioni ogni anno per l’incentivazione delle rotte o per risanare le perdite; ma da quelle parti va bene anche la “cattiva” Ryanair, che sarà oltremodo agevolata grazie all’abolizione dell’addizionale comunale per gli scali minori: una misura ratificata dal Senato ma garantita da un altro investimento (di oltre 6 milioni) da parte dell’esecutivo regionale. Sempre a Trapani, il governo ha voluto molto bene alla squadra di calcio della città, che pur militando in Serie C ha goduto di un finanziamento da 300 mila euro nelle scorse sessioni di bilancio (provocando reazioni a catena per la presenza, nell’organigramma, del figlio del governatore in veste di avvocato).

Chiudendo il ragionamento sugli aeroporti, le attenzioni di Schifani sono riservate anche alla Gesap, società di gestione del “Falcone-Borsellino” di Palermo. Pur non detenendo la Regione neppure una quota azionaria, Palazzo d’Orléans è riuscito a indirizzare la nomina del nuovo amministratore delegato, subentrato a Riggio, e punta a fare lo stesso con la scelta del direttore generale. Un pressing che ha un obiettivo chiaro: portare lo scalo verso la privatizzazione, soluzione considerata “auspicata” dal presidente.

Schifani, inoltre, continua ad avere un occhio di riguardo per consulenti e fedelissimi. Il più esuberante di tutti, che pesca a strascico tra gli affidamenti diretti garantiti da assessorati, enti e partecipate regionali, è Maurizio Scaglione, plenipotenziario de IlSicilia.it. Attraverso le sue (numerose) società si occupa di valorizzazione artistica e culturale, di gestione della comunicazione social, e di tutto ciò che concerne la propaganda. Una di queste società, la Mercurio, ha appena ricevuto dal Parco di Naxos, ovviamente con trattativa diretta, “il servizio di comunicazione e informazione pubblica della durata di anni due per un importo netto pari a € 84.000,00, oltre Iva al 22%”. È l’ultimo di tanti esempi. Peccato per lo stop alla legge sull’editoria: ai 500 mila euro fin qui sgraffignati alla Regione, si sarebbero aggiunti altri spiccioli.

Tra i giornalisti molto cari al governatore, spicca sicuramente Gaspare Borsellino, direttore dell’agenzia di stampa Italpress. Sede operativa a Palermo, collaboratori sparsi in giro per il mondo e una credibilità riconosciuta dalle parti di Palazzo d’Orleans, che in più di un’occasione ha recapitato il proprio incoraggiamento alla valente redazione. Non può essere un caso che il presidente della Regione, assieme al sindaco Lagalla, abbiano indicato Borsellino come componente del Consiglio d’Indirizzo del Teatro Massimo, nomina poi ratificata dall’ex ministro Sangiuliano. Una scelta più lungimirante di quella che ha premiato, per il medesimo ruolo di prestigio, la moglie di Dragotto (dimissionaria a seguito dell’inchiesta che l’ha coinvolta).

Tra le persone di fiducia merita una menzione Nunzio Pinelli, avvocato amministrativista di lungo corso e professore universitario: come riportato dall’edizione palermitana di Repubblica, è stato appena nominato dalla Regione presidente della commissione di gara per il nuovo polo pediatrico di Palermo, un appalto da 170 milioni. La scelta ha acceso le polemiche per i rapporti di Pinelli con il governatore: in passato i due hanno condiviso lo studio legale, prima dell’ingresso in politica di Schifani, e oggi il figlio dell’avvocato, Giuseppe Pinelli, è socio di Roberto Schifani, figlio del presidente. Pinelli ha respinto ogni accusa di legami impropri, rivendicando un curriculum che lo ha visto presiedere numerose gare complesse. Anche se le opposizioni, con in testa Davide Faraone (Italia Viva), parlano di nomina “inopportuna” e accusano Schifani di assegnare incarichi a un ristretto giro di amici ed ex colleghi.

Poi c’è il capitolo dei consulenti. È notorio che Schifani tenda ad affidarsi sempre ai soliti. Tolti Marcello Caruso e Pietro Alongi, buoni per tutte le stagioni, ecco Simona Vicari. Per il governo si occupa di energia e trasporti, in cambio di 60 mila euro l’anno. Per l’ex sindaca di Cefalù sembrava pronta anche la poltrona (scomoda) di subcommissario per gli interventi di manutenzione della Palermo-Catania, devastata dai cantieri. Ma alla fine il presidente le ha preferito un altro Alongi, l’ingegnere Duilio, già dirigente generale del dipartimento tecnico della Regione.

Vicari, comunque, non demorde. E ad ogni occasione utile, persino sul tema spinosissimo del lavoro, fa il possibile per rivendicare la propria stima: “I dati ci dicono che la strada intrapresa dal governo Schifani è quella giusta – si legge nell’ultimo post -. Addirittura la Sicilia cresce più dell’Italia. Merito di un governo regionale guidato dal Presidente Schifani che offre alle attività produttive nuove opportunità, frutto di una programmazione efficace e lungimirante. Politiche che incentivano l’occupazione e rafforzano il tessuto economico, per una Sicilia che cresce e crea lavoro”. Insomma, una favola. Come quella del “cerchio magico” di Schifani.