Finisce con una sonora pernacchia il tentativo della maggioranza di approvare la norma che autorizzava la spesa di 200 mila euro per l’affidamento di incarichi professionali nell’ambito di una “valorizzazione del patrimonio immobiliare regionale”. Le opposizioni hanno affondato il progetto trincerandosi dietro il voto segreto, che di fatto ha portato all’approvazione di un emendamento soppressivo con 32 voti a favore e 23 contrari. Approvato, invece, il testo finale del collegato bis alla Finanziaria, fra i mugugni delle opposizioni, che però hanno avuto la meglio sulla norma più controversa.

“Sul patrimonio immobiliare, la Regione ha bruciato negli ultimi anni una montagna di soldi, realizzando persino un censimento milionario che per tanto tempo non è stato nemmeno consultabile perché non si trovava la password. Ma gli errori del passato e le bacchettate della Corte dei conti evidentemente non sono serviti a nulla, se è vero, come è vero, che questo governo tenta di dilapidare altri soldi su questo versante. Per fortuna la norma che stanziava 300 mila euro per finanziare inutili incarichi a professionisti è stata bocciata dall’aula con il voto segreto da noi proposto”. Lo afferma il vicepresidente dell’Ars, il Cinquestelle Nuccio Di Paola.

Quello del censimento fantasma è un drama che affonda le sue radici in una delle pagine più occulte di palazzo d’Orleans. A effettuare la mappatura, per conto di Sicilia Patrimonio Immobiliare, avrebbe dovuto essere Ezio Bigotti, il socio di minoranza, con una storia giudiziaria borderline. E con una serie di società simili a scatole cinesi e riconducibili a paradisi fiscali (nel Lussemburgo). L’imprenditore di Pinerolo, che per un periodo ebbe come consulente anche l’ex assessore all’Economia Gaetano Armao, però, non ha mai consegnato il frutto del suo lavoro. Nonostante le fatture, a partire dal 2007, diventassero ogni anno più esose. Fino a raggiungere gli 80 milioni. A stoppare l’ultimo pagamento nei confronti della Spi, nel 2010, fu proprio Armao, assessore del governo Lombardo.

Una sentenza della Corte d’Appello di Roma, maturata in seguito a un lodo arbitrale, condannò la Regione a pagare altri 12 milioni. A questa decisione Palazzo d’Orleans ha scelto di contro-appellarsi, producendo come risultato una ulteriore sentenza da parte dei giudici che hanno obbligato Psp Scarl – ossia la società consortile controllata da Bigotti – a risarcire la Regione con 7 milioni e 404 mila euro, più gli interessi. E’ venuta meno, inoltre, la pretesa dell’azienda di ricevere un ultimo pagamento pari a 20 milioni. Il risultato di questa farsa siciliana, che è costata alle casse regionali 110 milioni complessivi, è un risparmio di 28 milioni circa. Un quinto dell’esborso complessivo, che – per inciso – non si sa bene chi abbia arricchito e in quale parte del globo.

“Il capitombolo del governo al primo voto utile del collegato bis – dice ancora De Luca, capogruppo del M5S a Sala d’Ercole – dimostra che questa maggioranza è meno solida di quel che vuole fare credere. È bastato chiedere il voto segreto per mettere in evidenza le mille crepe che ci sono al suo interno. Questo governo, inoltre, continua a dimostrare la sua mancanza di rispetto per le regole e per il Parlamento. Pochissimo il tempo dato ai deputati per leggere le norme, molte delle quali non sono nemmeno passate dalle commissioni di competenza e dalla commissione bilancio. Inaccettabile, poi, la continua e perdurante assenza del presidente Schifani. Ormai è chiaro, per lui qualsiasi impegno è più importante del confronto in Parlamento”.

Ma Schifani non c’era perché sta dirigendo il traffico di bus e treni da e per l’aeroporto di Catania, semi paralizzato a causa di un incendio divampato al terminal A domenica sera. Come recita una nota di Palazzo d’Orleans, infatti, “per volontà del presidente della Regione, che segue personalmente tutte le operazioni, è stata istituita dall’assessorato regionale delle Infrastrutture e dei Trasporti una task force di emergenza per potenziare e coordinare i collegamenti straordinari dagli aeroporti di Palermo, Comiso e Trapani verso Catania”.