Era dal 1996 – l’ultimo è stato Romano Prodi – che non interveniva un capo dell’esecutivo al Congresso della Cgil. Tocca al primo presidente del Consiglio di destra, Giorgia Meloni, spezzare questa lunga assenza. L’ingresso dall’ingresso principale del Palacongressi di Rimini, con il segretario generale Maurizio Landini che le va incontro e le stringe la mano, attorniati da una folla di telecamere e cronisti. Fuori i contestatori non sono molti, ma si fanno sentire. Cantano “Bella ciao”, davanti all’ingresso del Palacongressi, per protesta. “Noi siamo quella parte del sindacato che fin da subito ha espresso contrarietà alla partecipazione di Giorgia Meloni al congresso”, spiega Eliana Como, dirigente della Cgil e portavoce di Radici del sindacato, la minoranza interna. La maggioranza del sindacato, guidata da Maurizio Landini, ha invitato la premier, che ha accolto l’invito e oggi si presenta davanti a una platea calda, malgrado il segretario generale spinga per una cortese ospitalità dei 986 delegati. “L’assemblea è il luogo della nostra discussione. Non è il luogo dove invitare Meloni. La cultura politica di Giorgia Meloni è inconciliabile” aggiunge Como, “oggi parleranno i peluche per noi. Non fischieremo, non le regaleremo la soddisfazione di dire che prima viene invitata e poi fischiata”. Continua su Huffington Post