C’è chi, se si parla di legge elettorale, mette mano alla pistola tanto è il fastidio che prova per l’argomento. In effetti non se ne può più di riforme della riforma della riforma. Nell’ultimo quarto di secolo abbiamo votato in quattro modi diversi (record mondiale). Cambiare daccapo sarebbe la quinta variazione sul tema. Rafforzerebbe la sensazione di vivere in una democrazia imperfetta che non si dà pace, dove le regole vengono manipolate senza ritegno. Poi si finge stupore se la gente perde la fede e non va più a votare. Ma mettiamoci il cuore in pace: al 99 per cento la riforma si farà, che possa piacere o meno. Verrà imposta da una somma di convenienze. Quasi ineluttabile.
Ai piani alti si sono accorti che col meccanismo attuale, detto Rosatellum, finirebbe pari e patta. L’ultima volta non era andata così soltanto perché l’opposizione era spaccata in tre pezzi, ma col campo largo tornerebbe competitiva. Nei sondaggi destra e sinistra sono testa a testa, distanziati da qualche decimale. Anche ammesso che qualcuno prevalga in entrambi i rami del Parlamento, e non è detto, il vincitore (o la vincitrice) si ritroverebbe con una maggioranza talmente risicata che governare diventerebbe una pena in quanto una manciata di deputati o di senatori sarebbe in grado di esercitare ricatti tipo: “Se non ci accontenti ti facciamo ballare la rumba e la samba”. Continua su Huffington Post


