E’ giusto pensare alla Sicilia del futuro; senza farsi, però, troppe illusioni. Invece, nei primi dieci mesi di legislatura, il governo Schifani ha spaziato fra i temi più vari: dalla Pedemontana di Palermo al Ponte sullo Stretto, passando per il Polo pediatrico di Fondo Malatacca, nel capoluogo. Nella lista dei desideri c’è spazio per il nuovo Policlinico e per il Centro direzionale dove riunire tutti gli uffici della Regione. Interventi che prevedono una lunga fase di progettazione, che necessitano di ingenti finanziamenti da reperire e che in alcuni casi, vedi Centro direzionale, sono già naufragati: con un emendamento all’ultima Legge di Stabilità promosso dalla deputata leghista, Marianna Caronia, sono stati stornati i 20 milioni utili all’acquisto dell’area di via La Malfa dal Comune di Palermo (ma la fase di progettazione va comunque saldata).

Qualche giorno fa anche il ministro Salvini, per offrire un assist al suo nuovo alleato di ferro, ha parlato di 75 miliardi d’investimenti per le infrastrutture di Sicilia e Calabria. Un gustoso aperitivo in vista dell’appuntamento con le gloria: il Ponte sullo Stretto. O più banalmente, una valanga di soldi destinata a progetti già avviati (come quelli del gruppo Rfi per le ferrovie) o da realizzarsi nei prossimi dieci anni. Dieci. Ma i numeri sono comunque utili a riempire le pagine di giornale e a rinviare il dibattito sulle incompiute – quelle sì – che funestano l’Isola da decenni. Il quotidiano ‘La Sicilia’, nell’edizione di domenica, ne ha passate in rassegna solo alcune: ad esempio la statale 640 da Agrigento a Caltanissetta, la cosiddetta ‘strada degli scrittori’, che sul versante nisseno attende il ricongiungimento con la A19. I lavori sono in corso dal 2012 e ancora non si intravede la fine (potrebbe arrivare nel 2025). Poi ci sarebbe il viadotto Ritiro, sulla tangenziale dell’autostrada Palermo-Messina, dove la scritta work in progress è esibita da sette anni.

A proposito di gestazione infinita, va necessariamente citata la condizione della galleria di Letojanni, sulla Catania-Messina: alla frana del 2015 non si è ancora posto rimedio. Il tratto è stato riaperto ad agosto, ma quei 140 metri verranno richiusi a breve per consentire la messa in sicurezza del muro di contenimento e il completamento delle opere di rifinitura. Tra le varie incompiute ci sarebbero, a titolo d’esempio, la Siracusa-Gela e la Ragusa-Catania, ma anche la Statale Nord-Sud, che per i padri (progettisti) fondatori avrebbe dovuto collegare Gela a Santo Stefano di Camastra, evitando agli automobilisti il tracciato d’inferno della SS115. Ecco: mentre alcuni lotti, a fatica, sono stati completati, da Mistretta a Nicosia il lavoro è tutto da fare. Sulla Siracusa-Gela, invece, entro la fine dell’anno e nonostante le peripezie fra Cas e ditta esecutrice dei lavori (la Cosedil), si dovrebbe giungere all’inaugurazione dello svincolo di Modica (ma il capolinea rimane distante). Sulla Ragusa-Catania, i cui cantieri sono stati inaugurati da Salvini lo scorso 22 maggio, non c’è alcun mezzo o escavatore lungo il percorso. Misteri.

C’è una distonia totale tra le cose di cui c’è bisogno e la mitomania di nuove opere gigantesche. Tutto ciò dovrebbe provocare un moto d’indignazione da parte della politica. O quanto meno dovrebbe suggerire al governo, in ossequio al principio di cautela, di non spingersi troppo oltre con gli annunci e le belle parole. Ma di verificare qual è lo stato dell’arte. Invece no. Schifani, per fornire ai giornali il loro francobollino quotidiano, per dimostrare a tutti che è sul pezzo e sta lavorando alla Sicilia del 2040, si lancia in promesse e analisi grottesche. In esibizioni che non rendono giustizia alle carenze strutturali di questa terra. Il primo passo è stata la sua nomina a commissario per la Palermo-Catania, il 29 agosto. Due giorni dopo, il 31, ecco il primo spot: “Torna pienamente percorribile il viadotto ‘Ponte Cinque Archi’ dell’autostrada A19 Palermo-Catania – si leggeva in una nota di Palazzo d’Orleans -. Sono stati ultimati, infatti, i lavori lungo la carreggiata in direzione Catania, tra gli svincoli di Resuttano e Ponte Cinque Archi, per i quali era stato necessario introdurre il doppio senso di circolazione”. Schifani da uomo della fiction diventa uomo dei miracoli.

Al netto dei giochi di prestigio del governatore, restano le parole. E, talvolta, sono pesanti come macigni. Qualche giorno fa Schifani è tornato a mettere carne sul fuoco, parlando del Polo pediatrico di Palermo, spiegando che “il progetto di fattibilità tecnico-economica del Centro di eccellenza materno-infantile (ex Cemi) è stato presentato al presidente della Regione dal pool di professionisti dello studio Valle progettazioni di Roma e dello studio Cangemi di Palermo, che in quattro mesi hanno aggiornato il documento, per adeguarlo alle nuove esigenze, così come richiesto nello scorso maggio dal governatore”. Siamo solo alla prima curva, ma già traspare l’eccitazione del traguardo: “Il cantiere, fermo ormai da sei anni a causa del fallimento della ditta che si era aggiudicata l’appalto, rischiava di restare l’ennesima incompiuta – si legge nella nota del governo -. I tempi previsti, dalla posa della prima pietra, sono di 44 mesi. Già all’inizio del 2023, la giunta regionale aveva approvato la proposta dell’assessore alla Salute, Giovanna Volo, per l’utilizzo di 118 milioni di euro circa, attraverso la riprogrammazione delle risorse stanziate con l’articolo 20 della legge dello Stato 67 del 1988. I nuovi fondi assicurano la totale copertura finanziaria dell’opera. Il nuovo Polo pediatrico avrà quasi duecento posti letto con tutte le specializzazioni, tra le quali oncoematologia pediatrica, neurologia, neurochirurgia e cardiochirurgia ed è stato previsto, rispetto al progetto originario, anche un Punto di primo soccorso”.

In tema di strutture sanitarie, lo scorso 3 maggio, la Regione Siciliana ha dato l’ok alla costruzione di tre nuovi ospedali a Palermo, oltre alla riqualificazione e alla rifunzionalizzazione del presidio ospedaliero Ingrassia di corso Calatafimi.  La giunta ha deliberato la riprogrammazione delle risorse previste dal Programma straordinario di interventi finanziato con fondi statali del Cipe e cofinanziato con risorse regionali. Il totale degli investimenti ammonta a 958 milioni di euro. Nello specifico, il piano, che sarà valutato adesso dal ministero della Salute, prevede: 364 milioni per la realizzazione del nuovo ospedale Civico di Palermo; 348 milioni per il nuovo Policlinico del capoluogo siciliano e 240 milioni per la costruzione del nuovo polo onco-ematologico Palermo-Nord. Infine, ulteriori sei milioni di euro, in aggiunta ai 20 già precedentemente assegnati, serviranno per far fronte all’adeguamento strutturale, impiantistico e architettonico dell’ospedale Ingrassia. La sanità del futuro è oggi.

Che questo governo sia attrezzato per i miracoli è già noto. Prendete la sicumera mostrata nei mesi scorsi riguardo alla realizzazione della Pedemontana. Schifani ha scommesso fortemente sulla tangenziale che dovrebbe collegare le autostrade A19 (Palermo-Catania) e A29 (Palermo-Mazara del Vallo). La Regione ha già affidato la progettazione all’Anas, stanziando 7,4 milioni di euro provenienti dal Piano di sviluppo e coesione. Lo scorso 5 aprile sono state presentate tutte le ipotesi allo studio per limitare gli impatti sociali dell’opera, che dovrebbe servire a ridurre l’inquinamento e migliorare la mobilità dei collegamenti con l’aeroporto di Punta Raisi, l’area industriale di Termini Imerese e il nodo intermodale di Brancaccio.  “Una progettazione sufficientemente definita” sarebbe dovuta pervenire entro luglio, “in modo tale – spiegava l’assessore Aricò – da avviare subito dopo la fase di consultazione pubblica (obbligatoria per le opere stradali superiori ai 15 chilometri e di importo superiore ai 500 milioni di euro). Conclusa questa fase si potrà passare allo Studio di fattibilità tecnico-economica, alla luce del nuovo Codice degli appalti, prima della progettazione esecutiva”. Luglio è già alle spalle, e i primi ritardi cominciano ad accumularsi.

Eppure quando Schifani incontra Salvini è sempre una festa: nell’ultimo incontro, risalente a fine agosto, sono stati affrontati vari argomenti tra i quali “la realizzazione del Ponte sullo Stretto, il ritorno alla piena funzionalità dello scalo aeroportuale di Fontanarossa, la viabilità autostradale siciliana con particolare riguardo ai cantieri esistenti e a quelli di imminente apertura, al completamento dei lavori di rifacimento di tratti della autostrada Palermo-Catania”. Meglio sognare e pensare in grande. Per l’attualità c’è sempre tempo. Ma qui sembra diventata una gran perdita di tempo. Ed è un problema.