La questione morale esiste, è gigantesca, e crocianamente riguarda l’incapacità della politica di produrre buona politica, ovvero di comprendere il tempo in cui vive e affrontarlo. La rivoluzione digitale, il commercio globale, la destrutturazione del mercato del lavoro, la crisi dello stato nazionale, le migrazioni intercontinentali, l’asse del mondo che s’è spostato dall’Atlantico al Pacifico, la crescita tumultuosa di nuove potenze demografiche, militari e commerciali come Cina e India, la storia che si ripresenta a minacciare il modello democratico liberale, rimasto fermo al suo grande trionfo del 1989: la caduta del Muro del Berlino, la fine del comunismo, la promessa di un mondo di pace e prosperità dal cui evaporare è incapace di scuotersi.

Le nostre micragnose faccende interne o persino pugliesi potrebbero essere scansate con uno sbuffo annoiato se la questione morale non la riproducessero all’esattezza. Non è questione morale il mercimonio di voti in sé: è questione penale. Il mercimonio di voti è il prodotto ultimo della questione morale che in Puglia ha condotto all’edificazione di un sistema di potere fondato sulla somma di capibastone politici capaci di controllare con metodi mafiosi – lo dico in senso sociale, non legale – fedeltà basate su clientelismo e assistenzialismo, e non su una visione o perlomeno un progetto. Continua su Huffington Post