Il Movimento 5 Stelle, in Sicilia, è ancora alla ricerca della propria identità. E di un referente regionale che sigilli gli accordi con il Partito Democratico, dando avvio alla campagna elettorale del “campo largo” per il Comune di Palermo e le Regionali. A sentirne l’esigenza è Luigi Sunseri, uno dei papabili candidati alla poltrona di Musumeci: “Stiamo perdendo troppo tempo – dice il deputato di Termini Imerese, componente della commissione Bilancio all’Ars –. Mi aspettavo che Giuseppe Conte prendesse una decisione entro la fine di ottobre, ma è passato un mese e siamo ancora senza coordinatore. Manca un anno alle elezioni e bisogna darsi una mossa, stabilendo il perimetro delle alleanze, un programma, ma soprattutto il metodo per la scelta del candidato”.

L’ha detto lei, manca ancora un anno…

“Conte deve capire che passa tutto dal prossimo appuntamento elettorale. Se è stato per due volte presidente del Consiglio lo deve anche all’enorme apporto del Movimento 5 Stelle siciliano. Con tutto il rispetto, non siamo l’Abruzzo o il Molise… Il 20% che ci attribuiscono i sondaggi, è frutto di alcune regioni dove siamo al 5, e altre dove il 20 lo superiamo in scioltezza. Per questo le Regionali rappresentano uno snodo cruciale”.

Chi le piacerebbe alla guida del MoVimento siciliano?

“Non serve l’uomo dei miracoli. Ma una persona che sappia ascoltare la deputazione regionale e nazionale, e individuare un percorso condiviso mettendo da parte le frizioni”.

Ne esistono al vostro interno?

“Sarebbe strano che non ce ne fossero in un gruppo così numeroso. E comunque rientrano nella dialettica parlamentare e politica. Ecco: serve una persona che unisca, condivida lo spirito del gruppo e alimenti i territori. C’è voglia e fame di tornare a fare politica e di rendere il MoVimento di nuovo protagonista”.

Lei ha accennato più volte al fatto che fra un anno il governo Musumeci sarà soltanto un brutto ricordo. Come fa ad esserne così convinto?

“E’ quello che percepisco. I siciliani hanno voglia di voltare pagina. La coalizione di centrosinistra, secondo me, vincerà le prossime elezioni Regionali. Anche se, come diceva mia nonna, in discesa il rischio è solo a truppicari”.

Cioè inciampare da soli. E magari farsi male.

“Dobbiamo trovare la quadra. Ma credo che i siciliani ci daranno l’opportunità di guidare questa terra perché sono stanchi di un governo che, a detta della stessa maggioranza, governa male. Non passa giorno in cui Micciché o altri esponenti del centrodestra non diano addosso a Musumeci. Non lo vogliono più”.

Non tutti i grillini della prima ora la pensano come lei. Guardi i suoi colleghi di Attiva Sicilia. Angela Foti è addirittura finita sul palco di Diventerà Bellissima all’ultima manifestazione di Catania.

“Non è stata una bella immagine. Mi dispiace che siano passarti dal fare opposizione a Musumeci fino ad essere la sua stampella. Ci sono modi e modi di interpretare il ruolo: questo non è dei migliori”.

L’accordo con il Pd reggerà anche a Palermo? Ci sono i margini per andare insieme agli uomini di Orlando?

“Non ne vedo così tanti. D’altronde veniamo da cinque anni all’opposizione… Quel modo di governare non c’è piaciuto. E lo abbiamo fatto presente nel primo incontro ufficiale col Pd, dove il M5s ha messo dei paletti: a livello programmatico, di coalizione e soprattutto nell’interpretazione di alcuni ruoli. Su questi aspetti non ci tireremo indietro. Possiamo provare a replicare un modello che altrove ha raggiunto ottimi risultati, come a Termini o Caltagirone, ma ogni territorio ha la sua storia e bisogna tenerne conto”.

Andiamo alla specialità della casa: il Bilancio. Cracolici ha denunciato su Buttanissima le furbizie contabili dell’assessore all’Economia. Qual è il suo giudizio sulle ultime variazioni e sulla sessione finanziaria tuttora in corso?

“Più che altro erano delle variazioncine, già incardinate da luglio. Le vere variazioni di Bilancio arriveranno fra una settimana o due. Detto questo, il giudizio è molto negativo. La Corte dei Conti ci ha bocciato tre volte. Quella dei magistrati non è una valutazione politica – su quanto è scarso l’assessore – ma tecnico-contabile. Basti ricordare alcune tappe di questo iter: si è passati dal ritiro del rendiconto 2019 a una parifica che non era mai stata così incerta. L’ultimo atto è rappresentato dai rilievi sollevati dalla Procura della Corte dei Conti di fronte alle Sezioni riunite in composizione speciale, a Roma, dove la Regione ha dovuto soccombere ancora. Ha ragione Cracolici: questi numeri non cadono dal cielo. Qualcuno li ha scritti e deve assumersene le responsabilità. Ma la cosa peggiore è che non si è fatto nulla per recuperare…”.

Che intende?

“Che ogni anno ci presentiamo a Roma col piattino in mano, chiedendo un aiuto – come sta avvenendo ora coi 66 milioni inseriti nel decreto fiscale – per chiudere il Bilancio. E’ lecito chiedere aiuto, ma allo stesso tempo bisognerebbe essere credibili, mettendo in campo quelle azioni che danno l’impressione – al governo nazionale – che in Sicilia c’è qualcuno che sta provando a risanare i conti. Noi questa sensazione non l’abbiamo mai data”.

Armao ha rivendicato di aver portato a casa, nelle more che si definisca il percorso sull’insularità, 100 milioni a titolo d’acconto. Ma anche un discreto risparmio sul contributo annuale per la finanza pubblica, sceso da un miliardo a poco più di 700 milioni.

“Ma è stato il governo nazionale a farci queste concessioni. Vorrei ricordare all’assessore che è merito del governo Conte se la Regione è riuscita a spalmare in dieci anni un disavanzo enorme, che mai e poi mai saremo riusciti a onorare in tre anni; o se è stato possibile risanare le finanze di Città Metropolitane e Liberi Consorzi. Ognuno può rivendicare ciò che crede, ma la cosa più importante è “fare”. E quando il Movimento 5 Stelle è stato al governo di questa nazione ha dimostrato di saper fare. Se ci siamo salvati dal default è stato grazie al governo Conte”.

Riuscirete ad approvare la Finanziaria entro la fine dell’anno?

“Questo governo non ha mai approvato la Finanziaria entro la fine dell’anno. Anche stavolta andremo in esercizio provvisorio”.

Ha timori sulla gestione dei fondi del Pnrr o queste continue cabine di regia, create dall’assessore al Bilancio, la rassicurano?

“Spero che le nomine non siano soltanto un atto di riconoscenza nei confronti di qualcuno. E che queste task force non siano lo specchietto per le allodole, utili per dimostrare di essere sul pezzo. Non basta. Mi auguro sinceramente che arrivino i risultati, di figuracce ne abbiamo fatte già troppe”.

Adesso anche Berlusconi apprezza il Reddito di cittadinanza. Avete trovato un sostenitore a sorpresa.

“Il Reddito di cittadinanza è una di quelle misure che sarebbe folle, politicamente, abolire. Accolgo con piacere le parole di Berlusconi, anche se credo che siano legate ad altre logiche. Non ci serviva il suo parere per capire che si tratta di una misura che aiuta gli ultimi. Va certamente modificata, migliorata, perseguendo i truffatori. Ma ha una sua dignità: il fatto che il governo Draghi lo abbia rifinanziato, lo dimostra pienamente”.