La Regione ha tantissimo lavoro da fare. Impegni da onorare. Scadenze da rispettare. Come ogni burocrazia. Ma su alcune cose non si sgarra. Per questo, a un anno e mezzo dal flop informatico che ci fece piombare all’ultimo posto nella gestione delle pratiche della Cassa integrazione in deroga, in questi giorni è tornata a bussare alle porte delle aziende. L’obiettivo? “Informare i singoli lavoratori percettori del trattamento che hanno beneficiato dell’indennità di Cig in deroga”. Come se già non lo sapessero… E in che modo? Applicando alla porta d’ingresso dello studio, dell’agenzia, del magazzino, una targa che evidenzi come, in realtà, le operazioni finanziate, siano a valere su un programma operativo comunitario. Soldi di Bruxelles.

La richiesta, contenuta nel Vademecum per l’attuazione del PO Sicilia FSE 2014-20 (Paragrafo 12 – Informazione e Pubblicità), è una di quelle che invadono gli uffici (inutilmente) e fanno cadere le braccia. Era già stato chiaro, in proposito, il direttore del Servizio 7 dell’assessorato al Lavoro e alla Formazione professionale, che nel 2019, prima della pandemia, informava che questa regola sarebbe valsa sempre, almeno quando c’erano di mezzo le pratiche comunitarie. “Tutti i beneficiari delle operazioni finanziate a valere sul PO Sicilia FSE 2014-20 – si leggeva – devono provvedere ad apporre apposita targa davanti l’ingresso principale della sede legale e/o corsuale contenente il logo”, ma soprattutto, devono fotografare “l’ingresso principale dove è apposta la targa” e inserire la “prova” su un sistema gestionale al fine di “rendere agevole la verifica di tale adempimento”. Oddio. Ci rendiamo conto?

Questa direttiva generale, utile a dare il giusto risalto all’Europa – che alla fine è quella che ci mette i soldi – non guarda in faccia nemmeno l’emergenza. Il Covid. Lo smart working. Si fa e basta. E ad essere intaccate da questo fastidioso ronzio sono anche le aziende i cui dipendenti – a causa dei ritardi e delle negligenze della Regione – sono rimasti senza un euro. La lentezza nel caricamento delle istanze, dovuta alla solita approssimazione dei sistemi informatici (anche Musumeci, pubblicamente, si scagliò sulla piattaforma) ha provocato un enorme ritardo nei tempi d’erogazione delle risorse. Con due effetti: l’assessore Scavone, primo responsabile sul piano politico, si salvò da una mozione di censura all’Ars (a differenza del capo dipartimento Lavoro, costretto a dimettersi); molti lavoratori, al contrario, sono rimasti a digiuno per mesi. Ora dovranno ricordarsi quanto è stato “bello” grazie alla presenza di una targhetta sulla loro testa.