Il giorno dopo, nessuno è contento. L’intesa sui dazi, che porta Ursula von der Leyen e il commissario Maroš Šefčovič a farsi fotografare con larghi sorrisi e pollice alzato insieme a Donald Trump in Scozia, non raccoglie lo stesso entusiasmo in giro per l’Unione. È il male minore, dicono i governi più soddisfatti come quello di Berlino. Parigi invece guida il fronte degli scontenti. A Roma la trumpiana Giorgia Meloni è in imbarazzo. L’accordo che dovrebbe far entrare in vigore dazi al 15 per cento su molti prodotti esportati negli Usa, comprese le auto, i semiconduttori e la farmaceutica, sembra un figlio bastardo. Eppure, argomenta il commissario al commercio Šefčovič in conferenza stampa a Bruxelles, gli Stati sono stati messi al corrente dei negoziati passo dopo passo. Della serie: Bruxelles non ci sta a finire sotto accusa per un’intesa che, dice ancora il commissario, è “il miglior accordo possibile”. Il punto è che, al netto dei mal di pancia dei governi nazionali incalzati da imprenditori e sindacati furiosi per le ricadute sull’economia, nemmeno a Palazzo Berlaymont dormono sonni tranquilli ora che la trasferta nel resort di golf di Trump in Scozia è alle spalle: si temono nuove ‘sorprese’ dall’imprevedibile presidente degli Stati Uniti. Continua su Huffington post