La processione dell’urna con le reliquie della Santuzza ha chiuso le celebrazioni di Santa Rosalia a Palermo. Dopo il Festino di domenica, cui ha assistito mezzo milione di persone, ieri si è celebrato il momento più solenne. Le reliquie sono giunte in piazza Marina, dove l’arcivescovo Corrado Lorefice ha parlato di fronte ai fedeli: “Vi chiedo di fare una sosta del cuore. Il vescovo vuole aprirvi il suo cuore. Un saluto e un abbraccio che nasce dal cuore che ha contemplato questa nostra concittadina Santa Rosalia. Cari palermitani, siamo qui riuniti scossi dall’inquietudine e dall’emergenza. Era la peste allora quell’emergenza. Anche noi arriviamo qui, provati, portandoci dietro l’emergenza di oggi: un sistema economico che schiaccia il povero, che esclude l’altro, il diverso, in qualsiasi modo lo si configuri”, ha detto Lorefice.

“Siamo arrivati al punto di prendere posizione pro o contro a tutti i costi – ha proseguito l’arcivescovo di Palermo – Questo significa aver perso il senso del vero e del falso. Se siamo qui con questo spirito non siamo devoti a Rosalia. In suo nome, non dobbiamo temere il diluvio di strategie violente di potere. Non possiamo essere donne e uomini trascinati dall’Indifferenza, secondo la massima prima noi”. Un grazie ai detenuti dell’Ucciardone. “E’ possibile passare dalla reclusione alla redenzione”. Il prelato ha usato la metafora delle tre arche: nella prima le realtà da proteggere sono i corpi, cioè le persone; nella seconda “le case e le nostre famiglie”; nella terza, che è quella della politica, “chiediamo di dare vita a una civiltà diversa. Una politica che pensa a custodire la città. Che al posto dei muri, ci siano mani che si stringono. Senza distinzioni di razze, religioni e provenienza. Città in cui siamo tutti padroni e tutti ospiti. Tutti stranieri e pellegrini. La nostra città non ha bisogno di élite di dominio. Il mio sogno è una Palermo senza muri”.

LA DOMENICA DEL FESTINO

Cinquecentomila palermitani, senza alcun accenno di polemica, hanno assistito domenica alla 395.ma edizione del Festino di Santa Rosalia. Il carro, con in testa il sindaco Leoluca Orlando e l’arcivescovo Corrado Lorefice, s’è fatto largo lungo il Cassaro e ha terminato la sua corsa ai Quattro Canti, di fronte alla magica performance aerea de La Fura dels Baus: una piramide umana, su una ruota d’acciaio dal diametro di otto metri, che ha fatto capolino tra i presenti. Sul palco, nel frattempo, si esibivano il coro di voci bianche e la Kids Orchestra del Teatro Massimo e la compagnia della danza del fuoco.

Non sono mancati i momenti di grande spettacolo: apprezzatissimo il carro, ideato dallo scenografo Fabrizio Lupo e allestito dall’accademia delle Belle Arti e dai detenuti dell’Ucciardone (uno di loro è evaso sabato sera durante la preparazione). Più in generale, promossa la regia dell’attore Lollo Franco, insieme con la fotografa Letizia Battaglia e l’organizzazione di Vincenzo Montanelli. Alle 21, a palazzo dei Normanni, era andata in scena la narrazione del dialogo – inedito – tra i due “numi”, la Santuzza e il Genio, nello spettacolo “Santa Rosalia e il Genio di Palermo. Poi, dalle 22.15, la sfilata lungo il Cassaro. Una tappa di fronte alla cattedrale per lo spettacolo della compagnia di artisti di strada Transe Express e la performance aerea “Lacher de violons”. Poi il gran finale, ai Quattro Canti, con il grido di Orlando: “Viva Palermo e Santa Rosalia”. Si temevano i fischi, che non sono arrivati. L’inquietitudine della vigilia, a causa della monnezza che affollava i marciapiedi della città, ha lasciato spazio alla devozione e al divertimento. La folla oceanica ha atteso anche oltre l’una di notte per assistere ai fuochi d’artificio del Foro Italico, rallentati a causa di un acquazzone improvviso.