Riecco la siccità. Con le arsure di giugno torna a materializzarsi lo spettro della grande sete. Negli invasi c’è un terzo dell’acqua che potrebbero contenere; i dissalatori che dovevano essere già pronti tardano ad arrivare; la riforma dei consorzi di bonifica non si sa in quale caverna sia finita; le reti colabrodo registrano perdite fino al 50 per cento; l’immagine che affiora è quella dei rubinetti a secco, del razionamento, delle autobotti. La Regione, in questi giorni, dovrebbe fremere per colmare ritardi e approntare soluzioni. Invece se ne sta, come sempre, a distribuire soldi a destra e a manca. Un contributo non si nega a nessuno: “caritas Christi urget nos”, per dirla con San Paolo. Ma Palazzo d’Orleans non è un istituto di assistenza e beneficenza né un’opera pia. La solidarietà serve come il pane ma non può essere l’unico esercizio della politica.