L’ultimo, grande dubbio emerge dalla relazione della commissione tecnica del Ministero per le Infrastrutture. Tre campate o una campata sola? Se da un lato l’orientamento è “ok, fate questo Ponte”, dall’altro i tecnici bocciano l’ipotesi di un tunnel subalveo, ma soprattutto sottolineano che la soluzione migliore non è quella prospettata da Webuild, l’ex Salini-Impregilo (a capo del consorzio Eurolink, il general contractor dell’opera) che s’è detta pronta a partire entro otto mesi. “Il sistema con ponte a più campate – si legge, infatti, nella relazione – consentirebbe di localizzare il collegamento in posizione più prossima ai centri abitati di Messina (e non nella frazione di Ganzirri, ndr) e Reggio Calabria, con conseguente minore estensione dei raccordi multimodali, un minore impatto visivo una minore sensibilità agli effetti del vento, costi presumibilmente inferiori e maggiore distanza dalle aree naturalistiche pregiate”.

Insomma, bisognerebbe cambiare nuovamente le carte in tavola. E sostituire il progetto di Webuild, sponsorizzato da Musumeci e Spirlì (il presidente della Regione Calabria) con quello meno noto di Italferr, ufficializzato lo scorso ottobre: vale 1,8 miliardi, e secondo le stime dell’azienda controllata dalle Ferrovie dello Stato, potrebbe concludere il proprio iter entro 4 anni. In questa scelta difficile, complicata, che il gruppo di lavoro vorrebbe includere in “un dibattito pubblico”, la Regione ha assunto una posizione chiara. “Dobbiamo partire subito dal progetto di Eurolink che Webuild, assieme a Sicilia e Calabria, si è detta pronta a realizzare da subito – ha detto qualche giorno fa l’assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone – un progetto chiavi in mano, già munito dei necessari pareri e relative autorizzazioni”.

Salini è stato protagonista degli ultimi incontri con le due Regioni, e Musumeci lo tira in ballo ogni volta. Come ieri, durante l’ennesima discussione al Cas, alla presenza del viceministro alle Infrastrutture, Alessandro Morelli: “Ulisse (è il nome del Ponte) dopo un dibattito che è ultrasecolare aspetta solo l’avvio dei cantieri. Durante l’incontro che abbiamo avuto con il presidente di Webuild Pietro Salini, lo abbiamo ribadito: se servirà – ha aggiunto Musumeci – siamo pronti anche a finanziarlo parzialmente. Ma la telenovela del Ponte deve finire. Siamo convinti che ogni altra perdita di tempo sarebbe imperdonabile. C’è il progetto, si risolva il contenzioso, si parta”. Anche la Lega, main sponsor dell’iniziativa, batte questa pista: Non possiamo permetterci un reset generale dell’iter per la costruzione di quest’opera – ha detto Antonio Catalfamo, capogruppo del Carroccio all’Ars – bisogna invece insistere per ripristinare il percorso già avviato e consegnare ai cittadini l’opera in tempi utili per il rilancio della nostra economia”.

Il progetto di Webuild costa chiaramente di più: 2,9 miliardi per l’infrastruttura in sé; 3,3 per i collegamenti stradali e le opere accessorie, 900 milioni per gli interventi preparativi (ci vorrebbero 7 anni per completarlo); e, pur essendo in uno stato più avanzato, rende necessaria la chiusura di un contenzioso da 700 milioni fra Eurolink e lo Stato dopo lo stop imposto dal governo Monti, nel 2013. Anche questo è un bell’inghippo da risolvere.