Era solo un dubbio. Si sosteneva che l’affannarsi del magistrato Nino Di Matteo nelle arene televisive possa anche avere lo scopo di forgiare l’opinione dei giudici popolari ai quali spetterà fra non molto di emettere la sentenza di appello sulla Trattativa. Apriti cielo. Letto l’articolo del Foglio, la Confraternita che fa da cassa armonica ad ogni respiro del magistrato più scortato d’Italia è andata su tutte le furie e ha incaricato il suo reverendo padre inquisitore di contrastare l’eresia e di riaffermare il dogma secondo il quale non esistono più i giudici popolari di una volta. Quelli che ora affiancano il presidente Pellino in Corte d’Assise non si lasciano influenzare dalla tv. Sono coscienziosi e decidono solo dopo avere letto le mille e mille pagine del processo. Stia attento il giornalista, ed eviti di avanzare altri dubbi. Il rogo è dietro l’angolo.