La tonnara di Favignana, ad appena due settimane dalla riapertura, si appresta a chiudere i battenti. Colpa di un provvedimento del sottosegretario leghista Manzato, che ha assegnato alla tonnara siciliana una quota di tonno catturabile di 14 tonnellate. Ben al di sotto di quella che permetterebbe all’azienda Castiglione, che gestisce l’impianto, di far fronte alle spese della gestione. Così, secondo quanto riferito dall’assessore regionale all’Agricoltura e alla Pesca Mediterranea, Edy Bandiera, “già domani l’azienda di Favignana, titolare della tonnara fissa, farà comunicazione alla Capitaneria di Porto di ritiro delle reti dal mare. A fronte delle 80 tonnellate minime richieste – ha specificato Bandiera – necessarie per la sostenibilità economico finanziaria delle attività di pesca, ne sono state assegnate alla Sicilia appena 14 . Altro che stimolo alla crescita e sostegno della filiera del tonno rosso… Con questa iniqua ripartizione, di fatto, a fronte di annunci e proclami, più volte ribaditi da esponenti del Governo nazionale in terra di Sicilia, il Ministero sta condannando la Tonnara di Favignana a chiudere immediatamente i battenti. Chiediamo il ritiro immediato e la modifica di questo decreto e una ripartizione in armonia con il regolamento comunitario, diversamente, non escludiamo ogni iniziativa utile a tutela del settore della pesca siciliana”.

Manzato, da par suo, aveva provato a gettare acqua sul fuoco, spiegando che “per la prima volta il Ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, ha dato ordine a un settore, come è quello delle tonnare fisse, dove la cattura del tonno era affidata al caso, senza regole e con possibili squilibri tra gli impianti in attività. Nella ripartizione delle quote di tonno, ci siamo basati su chiari principi di equità e tenendo conto dei dati storici delle catture delle singole tonnare – aveva detto l’esponente della Lega – Abbiamo dato nel contempo la possibilità concreta di far ripartire la tonnara di Favignana, chiusa da oltre dieci anni. Eppure oggi, proprio sulle quote assegnate alla tonnara di Favignana si sono mosse critiche, a mio avviso del tutto strumentali, nei confronti della ripartizione, che condannerebbero addirittura la tonnara siciliana alla chiusura”. “A tutte le voci negative, e a Edy Bandiera, che essendo l’assessore all’agricoltura in Sicilia non può non essere informato – ha aggiunto il sottosegretario – vorrei chiarire che se non avessi firmato il decreto di ripartizione di quote di tonno rosso, Favignana non avrebbe avuto quote di pesca e quindi alcuna possibilità di ripartire, perché la soglia massima di cattura assegnata dall’Europa era già stata esaurita dalle tonnare sarde. E proprio per venire incontro alla tonnara siciliana, dal momento che non possiamo assegnare sulla carta catture che non sono disponibili, la quota aggiuntiva che è stata data all’Italia per il 2019, anziché dividerla tra tutti e cinque gli impianti, l’abbiamo ripartita solo tra le due tonnare che iniziano a lavorare quest’anno: Favignana e Cala Vinagra”.

Delle “buone” ragioni di Manzato non s’è lasciato convincere Gianfranco Micciché, presidente dell’Ars: “Oggi è morta la Tonnara di Favignana. Lo ha deciso un sottosegretario della Lega e la cosa – credetemi – non mi dà pace. L’azienda Nino Castiglione, con un enorme sforzo economico e con il sostegno della giunta Musumeci, aveva da poco riaperto la storica struttura dando lavoro a centinaia di maestranze, restituendo al mondo una tra le più grandi tonnare del Mediterraneo e dal passato glorioso. Soltanto un leghista di Oderzo, comune che dista 50 chilometri dal mare, uno che non sa neanche cosa sia il mare – figuriamoci l’industria conserviera ittica – poteva rendersi protagonista di una distribuzione delle quote tonno a totale svantaggio di Favignana. Continuiamo così, continuiamo a votare Lega e Salvini, consegniamo le chiavi del Paese a gente che affama il Sud: facciamoci del male!”.